I Movimenti e le Nuove Comunità nelle parole del Santo Padre Benedetto XVI (I parte)
Notiziario 14/2007
Pontificio Consiglio per i Laici
L'attenzione dei fedeli e dei pastori desiderosi di approfondire gli insegnamenti di Benedetto XVI sui movimenti ecclesiali e le nuove comunità si è concentrata soprattutto sulle parole pronunciate nel memorabile incontro della Vigilia di Pentecoste del 2006 e sul messaggio inviato in occasione del Congresso indetto in preparazione a quell'evento. Durante la Veglia, il Papa sottolineò tra l'altro che lo Spirito Santo dona la vita e la libertà, e che i movimenti sono nati proprio dalla sete della vita vera e vogliono e devono essere scuole di libertà, di questa libertà vera. Rivolgendosi qualche giorno prima al Congresso, aveva affermato che queste nuove realtà ecclesiali sono oggi segno luminoso della bellezza di Cristo e della Chiesa, sua Sposa. Si tratta evidentemente di indicazioni fondamentali che meritano di essere sempre più conosciute e approfondite; tuttavia in moltissime altre occasioni il Pontefice si è soffermato sull'argomento, tracciando le linee fondamentali per una retta comprensione della nuova stagione aggregativa dei fedeli laici (Christifideles laici, 29). Vorremmo qui accennare ad alcuni di questi insegnamenti sparsi
, perché forse non tutti ne sono a conoscenza o ne hanno compreso l'importanza. Altri insegnamenti del Santo Padre verranno proposti nel prossimo numero del nostro Notiziario.
Benedetto XVI ha ribadito più volte che movimenti e nuove comunità non traggono origine da iniziative umane, ma sono dono dello Spirito Santo, come del resto lo è la Chiesa stessa: Tra le realtà suscitate dallo Spirito nella Chiesa vi sono i Movimenti e le Comunità ecclesiali... Tutta la Chiesa, come amava dire il Papa Giovanni Paolo II, è un unico grande movimento animato dallo Spirito Santo, un fiume che attraversa la storia per irrigarla con la grazia di Dio e renderla feconda di vita, di bontà, i bellezza, di giustizia, di pace (4 giugno 2006, Regina Cæli). Queste nuove realtà sono considerate dal Papa come un dono per la Chiesa, in particolare per favorire l'attuazione del Concilio Vaticano II: negli ultimi decenni infatti abbiamo assistito a una vasta fioritura di associazioni, movimenti e nuove realtà ecclesiali suscitati provvidenzialmente dallo Spirito Santo nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Ogni dono dello Spirito si trova originariamente e necessariamente al servizio dell'edificazione del Corpo di Cristo, offrendo una testimonianza dell'immensa carità di Dio per la vita di ogni uomo. La realtà dei movimenti ecclesiali, pertanto, è segno della fecondità dello Spirito del Signore, perché si manifesti nel mondo la vittoria di Cristo risorto e si compia il mandato missionario affidato a tutta la Chiesa (24 marzo 2007, ai membri di Comunione e Liberazione). Sostenendo questa tesi, Benedetto XVI è ben consapevole di porsi in perfetta continuità con gli insegnamenti di Giovanni Paolo II: Il mio venerato Predecessore, Giovanni Paolo II, ha presentato i movimenti e le nuove comunità sorte in questi anni come un dono provvidenziale dello Spirito Santo alla Chiesa per rispondere in maniera efficace alle sfide del nostro tempo. Ed anche io, altre volte, ho avuto modo di sottolineare il valore della loro dimensione carismatica (8 febbraio 2007, ai membri del movimento dei Focolari e di Sant'Egidio). Il Papa ne auspica una sempre maggiore diffusione: Cari rappresentanti dei nuovi movimenti nella Chiesa. La vitalità delle vostre comunità è un segno della presenza attiva dello Spirito Santo! è dalla fede della Chiesa e dalla ricchezza dei frutti dello Spirito Santo che è nata la vostra missione. Il mio augurio è che possiate essere sempre più numerosi, per servire la causa del Regno di Dio nel mondo di oggi (26 maggio 2006, ai rappresentanti dei movimenti in Polonia).
I movimenti esprimono la varietà dei doni dello Spirito, tutti necessari per l'edificazione della Chiesa, raccolta in unità grazie al ministero dei vescovi in comunione col Papa: La multiformità e l'unità dei carismi e ministeri sono inseparabili nella vita della Chiesa. Lo Spirito Santo vuole la multiformità dei movimenti al servizio dell'unico Corpo che è appunto la Chiesa. E questo lo realizza attraverso il ministero di coloro che Egli ha posto a reggere la Chiesa di Dio: i vescovi in comunione col Successore di Pietro (8 febbraio 2007, ai membri del movimento dei Focolari e di Sant'Egidio). L'origine carismatica dei movimenti richiede che siano accolti dai vescovi con attenzione e rispetto, con molto amore, nonostante le difficoltà che una tale ondata di novità può comportare in alcune situazioni: Dopo il Concilio lo Spirito Santo ci ha donato i movimenti
. Talvolta essi possono apparire al parroco o al vescovo un po' strani, ma sono luoghi di fede in cui i giovani e gli adulti sperimentano un modello di vita nella fede come opportunità per la vita di oggi. Per questo vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore. Qua e là devono essere corretti, inseriti nell'insieme della parrocchia o della Diocesi. Dobbiamo però rispettare lo specifico carattere dei loro carismi ed essere lieti che nascano forme comunitarie di fede in cui la parola di Dio diventi vita (18 novembre 2006, ai vescovi tedeschi). Non vi è infatti nella Chiesa contrapposizione alcuna tra carisma e istituzione, ma complementarità e reciproca compenetrazione: Nel messaggio al Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali, il 27 maggio del 1998, il Servo di Dio Giovanni Paolo II ebbe a ripetere che, nella Chiesa, non c'è contrasto o contrapposizione tra la dimensione istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i movimenti sono un'espressione significativa, perché entrambe sono coessenziali alla costituzione divina del Popolo di Dio. Nella Chiesa anche le istituzioni essenziali sono carismatiche e d'altra parte i carismi devono in un modo o nell'altro istituzionalizzarsi per avere coerenza e continuità. Così ambedue le dimensioni, originate dallo stesso Spirito Santo per lo stesso Corpo di Cristo, concorrono insieme a rendere presente il mistero e l'opera salvifica di Cristo nel mondo. Questo spiega l'attenzione con cui il Papa e i Pastori guardano alla ricchezza dei doni carismatici nell'epoca contemporanea. (24 marzo 2007, ai membri di Comunione e Liberazione).
Il Papa detta due regole fondamentali per accogliere i movimenti: La prima regola ce l'ha data San Paolo nella Prima Lettera ai Tessalonicesi: non spegnere i carismi. Se il Signore ci dà nuovi doni dobbiamo essere grati, anche se a volte sono scomodi. Ed è una bella cosa che, senza iniziativa della gerarchia, con una iniziativa dal basso, come si dice, ma con una iniziativa anche realmente dall'Alto, cioè come dono dello Spirito Santo, nascono nuove forme di vita nella Chiesa, come del resto sono nate in tutti i secoli. Inizialmente erano sempre scomode: anche San Francesco era molto scomodo e per il Papa era molto difficile dare, finalmente, una forma canonica ad una realtà che era molto più grande dei regolamenti giuridici. Per San Francesco era un grandissimo sacrificio lasciarsi incastrare in questo scheletro giuridico, ma alla fine è nata così una realtà che vive ancor oggi e che vivrà in futuro: essa dà forza e nuovi elementi alla vita della Chiesa. Voglio solo dire questo: in tutti i secoli sono nati movimenti. Si inseriscono nella vita della Chiesa non senza sofferenze, non senza difficoltà. San Benedetto stesso ha dovuto correggere l'iniziale direzione del monachesimo. E così anche nel nostro secolo il Signore, lo Spirito Santo, ci ha dato nuove iniziative con nuovi aspetti della vita cristiana: vissuti da persone umane con i loro limiti, esse creano anche difficoltà. Prima regola dunque: non spegnere i carismi, essere grati anche se sono scomodi. La seconda regola è questa: la Chiesa è una; se i movimenti sono realmente doni dello Spirito Santo, si inseriscono e servono la Chiesa e nel dialogo paziente tra Pastori e Movimenti nasce una forma feconda dove questi elementi diventano elementi edificanti per la Chiesa di oggi e di domani. Questo dialogo è a tutti i livelli. Cominciando dal parroco, dal vescovo e dal Successore di Pietro è in corso la ricerca delle opportune strutture: in molti casi la ricerca ha già dato i suoi frutti (22 febbraio 2007, ai parroci di Roma).
fonte: Pontificio Consiglio per i Laici
fonte: Laici.org