Giovanni: volontario in Albania
Volevo sperimentare sulla mia pelle la condizione umana dei profughi, volevo condividere questa terribile sofferenza
Giovanni, Giugno 1999
Sono Giovanni e appartengo alla Comunità Primavera del Rinnovamento Carismatico Cattolico di Cagliari da alcuni anni. Ho pensato di testimoniare quanto ho vissuto recentemente.
Sono partito per l'Albania il 5 Maggio e sono rientrato a Cagliari il 24 Maggio. E' difficile riferirvi le cose viste e vissute in 20 giorni, perciò chiedo allo Spirito Santo di guidarmi a scegliere gli eventi più significativi. Non mi soffermo sulle motivazioni che mi hanno spinto ad andare lì; questa volta non mi bastava lavarmi la coscienza con un versamento in conto corrente. No, No, volevo essere lì, volevo sperimentare sulla mia pelle un breve tratto della loro vita, questa condizione umana di profughi, volevo condividere questa terribile sofferenza.
Quello che Voi conoscete dalle immagini della TV è una minima parte di realtà. Vi assicuro che la dignità umana è oltraggiata nel più profondo; gente alla quale è stato bruciato il passato e consegnato un presente fatto solo di dolore, di sofferenza, un futuro senza speranze. La motivazione che mi ha spinto ad andare è nata dal cuore. Voi sapete che nel nostro cuore ci parla quel Dio Padre che ha e avrà sempre tante premure per noi figli.
Uno dei pochi modi per giungere in Albania era quello di iscriversi al Dipartimento della Protezione Civile. Premetto che tutte le Associazioni di Protezione Civile mi dicevano che sarei stato messo in lista d'attesa e, perciò la mia partenza sarebbe stata dopo parecchie settimane. Così, rivolgendomi in preghiera al Signore, dicevo: Padre, tu sai che desidero aiutare quelle popolazioni, quei bambini con le mie mani... Padre, desidero che tu adoperi le mie mani e il mio cuore per loro... io sono pronto ad andare... ma se tu non vorrai io resterò a Cagliari.
Ecco che, per mezzo della Protezione Civile Masise della Sardegna, ho potuto scavalcare le liste d'attesa... Il Signore mi aveva aperto la strada!
Ecco che è iniziato il viaggio; rivestito con una tuta arancione mi sono trovato con dei compagni di avventura che hanno vissuto e continuano da anni a vivere momenti di volontariato e di solidarietà e, non sapendo se loro avessero un cammino di fede alle spalle, ho iniziato a riflettere su quella che è la solidarietà intesa in una dimensione umanitaria a differenza di quella che noi del movimento carismatico chiamiamo carità con un cammino di fede alle spalle. Cercavo di capire se solidarietà e carità fossero due binari diversi o complementari, non riuscivo ad immaginare una missione di volontariato senza una precedente preparazione di fede.
Una volta arrivati al Porto, in Albania, ci ha dato il benvenuto l'acre odore dell'immondizia. Ci attendeva il funzionario del Dipartimento della Protezione Civile con il dovere di accoglierci, ma c'era anche un bambino albanese che si è avvicinato per chiederci della cioccolata. Il funzionario, con un modo di fare molto deciso, ci ha detto: non vi permettete di dare assolutamente nulla, altrimenti dopo un'ora ce ne troveremo intorno altri trecento!
, il tutto per questione di ordine pubblico.
La miseria e l'arretratezza di questa terra che ho visto ha superato la mia immaginazione, va oltre quello che voi potete studiare nei libri. E' un paese allo sbando, non c'è legalità, non c'è uno Stato, tutti girano armati, compresi i bambini che, per invogliare a comprare le sigarette, regalano pallottole di kalashmicof, è tutto un far-west.
Ci sono paradossi incredibili, per esempio: tutti girano o in Mercedes o in carretti trainati dagli asinelli, oppure si vedono case fatiscenti con sul tetto la parabola delle TV satellitari. A Tirana si vedono solo donne spazzine, quel poco di agricoltura che c'è è gestita dalle donne, emblematica è l'immagine di un uomo seduto sul carretto con un bambino, mentre la moglie cammina a piedi.
Vedere queste cose faceva scattare un meccanismo nella mia coscienza... e invocavo il Signore per le assurdità che vedevano i miei occhi. Mi veniva in mente quel passo della Bibbia che dice che è un obbrobrio chi sfrutta vedove e orfani.
I kosovari sono un popolo molto laborioso, dignitoso, economicamente stanno meglio perché la loro terra è fertile e ben coltivata. Sì, ci sono persone che ospitano i kosovari, ma ci sono casi di persone che affittano a 600.000 o 700.000 lire due stanze; ci diceva un poliziotto che la somma del suo stipendio e della moglie infermiera era di 200.000 lire al mese. Questo per rendervi conto.
Abbiamo lavorato in tre campi e ne abbiamo visto altri due. Il primo Fiscna
al confine tra Montenegro e Kosovo estremo nord, il secondo Cabaie vicino a Durazzo al centro, il terzo a Valona estremo sud. Abbiamo visto differenze enormi tra un campo e un altro, dovute alle caratteristiche ambientali e geografiche, ma anche nella loro gestione. Quello che Vi posso assicurare è che noi Italiani eravamo veramente una bella squadra... bene organizzata. Noi eravamo nel circuito missione arcobaleno
, poi c'era il circuito inter sos
specializzato in ricerche.
La notte mi chiudevo nel silenzio e, nonostante la stanchezza, rimanevo con gli occhi aperti e mi rivolgevo al Padre: Dio mio, Dio nostro... perché, perché tutto questo? Perché l'uomo si comporta peggio di una Bestia? Ma dovevo dormire almeno un poco... mi aspettava un'altra lunga giornata di soccorso e di carità...
Il nostro compito, come squadra della Sardegna, era quello di montare tende, però mi sono offerto per avviare la scuola, anche perché l'unica insegnante era impegnata tutto il giorno a fare la magazziniera. Ho trascorso lì quattro giorni, e questi sono stati i più belli.
No, non mi consideravano tanto un insegnante, quanto un fratello maggiore o forse un Papà.
I bambini erano educatissimi, bisognosi di molto affetto ed io sentivo nel cuore di fare tutto il possibile per non deluderli... dopo le lezioni, con i disegni cercavano di esprimere le loro paure, i loro bisogni...
Molto significativi i disegni che mi consegnavano i ragazzi... carri armati che sparavano sulle loro case distruggendole... oppure soldati che fucilavano i loro genitori.
Una notte si sono infiltrate delle persone, non so di quale appartenenza, che hanno convinto 2 giovani ragazze ad andare con loro... non le abbiamo più riviste... dicono che vengono portate via nei paesi occidentali per un certo tipo di vita
.
Sono rimasto molto impressionato quando, a tarda notte, siamo stati svegliati perché un gommone si è schiantato sulle rocce... gli scafisti sono fuggiti... per me è stata una tragedia vedere l'arrivo di quei feriti recuperati dopo diverso tempo trascorso nell'acqua.
Tutto quello che avveniva, per me era motivo di preghiera e di sofferenza...
Una sera hanno avuto bisogno del mio aiuto come psicologo per una ragazza di 23-24 anni di nome Primavera. Sì, Primavera, e subito ho fatto il collegamento con la mia Comunità... A volte il Signore ci parla con dei segni, vero?...
Questa ragazza aveva crisi isteriche, i serbi avevano violentato la sorella, lei si era salvata. Nella sua mente ritornavano le urla... dei soldati e della sorella. Gli uomini del suo villaggio erano stati uccisi. Ho invocato lo Spirito Santo. Ho pregato con lei e per lei; tramite l'interprete ho saputo che era musulmana e le ho chiesto allora se aveva fede. Mi sono tornate in mente le parole che mi disse il nostro Responsabile: ricorda: quando ci sarà l'occasione, trasmetti l'amore di Dio Padre
. E così ho fatto. Le parlai di Dio Padre che per lei era Allah, delle nostre sofferenze e che Dio era lì con noi in quel momento, e lei ha condiviso. E' andata alla sua tenda più tranquilla.
Ho incontrato una vecchietta di nome Fatima, alla quale avevano arrestato i due fratelli, era in crisi anche sotto l'effetto dei tranquillanti, anche lei aveva fede e le era rimasto solo un nipotino.
Molto significativa è stata l'esperienza di una Messa celebrata da Don Mario... Molti si sono avvicinati nonostante la diversità di religione e, aiutati da un interprete, abbiamo fatto diverse testimonianze, ed io ho parlato della mia conversione e del cammino che ho fatto con la Comunità Primavera.
Dopo questi quattro giorni siamo andati a Cabaie, tutte le notti vedevamo gli F16 che passavano sopra di noi e sganciavano le bombe, sulle postazioni serbe rumori terribili. Anche a Cabaie ho avviato la scuola, dividendo i bambini per fasce d'età. Il campo era accogliente anche se caotico e disorganizzato, c'erano 6000 persone, il mio compito consisteva nel censire i profughi, passavamo nelle tende e dovevamo verificare il numero delle persone della famiglia.
Dopo Cabaie siamo andati a Valona, 100 Km che abbiamo percorso in sei ore nelle mulattiere. Il nostro compito consisteva nel controllare l'ingresso dei profughi nel campo. All'esterno del campo, oltre la rete metallica c'erano centinaia di bambini albanesi che venivano a chiedere qualcosa da mangiare e non potevamo accontentarli poiché le razioni erano giuste per il campo. Questo creava gelosie tra gli stessi bambini, agli albanesi non potevamo dare niente, mentre ai kosovari tutto quello che arrivava con i TIR.
Fuori dal campo sostavano delle famiglie senza il visto d'ingresso, che avevano fame e sete, ci fu dato l'ordine di dar loro solo acqua, ma non cibo! E' stato terribile! Sentire i loro lamenti, ore e ore che avevano fame... i miei occhi rivedono queste mani tese in attesa di ricevere alcuni pezzi di cibo... Altri si accasciavano a terra dai dolori allo stomaco.
Ma una sera mi sono sentito come acchiappato per i capelli, spinto da una voce nel cuore: Vai!... e fai ciò che ti senti!... Ho preso la mia razione e l'ho data a quel bambino.
Immediatamente sono stato ripreso dai dirigenti del Campo... ma altri miei colleghi si sono alzati per dare le loro razioni!
E' difficile non dare da mangiare a bambini che vedi agonizzanti e sentirti dire qui i sentimenti li devi lasciare da una parte
, io non c'è l'ho fatta! Però questo è servito e, alla fine, il Responsabile del campo li ha fatti entrare nonostante non avessero i Visti. Il giorno dopo si è verificata la stessa scena, altri profughi forse più disperati degli altri, e altri del nostro gruppo portavano loro da mangiare. Più vedevo questo e più nella mia mente lodavo il Signore perché mi aveva usato per fare arrivare del cibo a quegli esclusi.
Siamo rimasti a Valona fino alla fine della nostra missione, poi siamo andati al porto di Durazzo per imbarcarci. Avrei tantissimo da dirvi ancora, ma lascio a Voi immaginare quanto c'è nel mio cuore e nei miei occhi... esperienza indelebile e fortificante per la mia vita...; credo che non ci siano delle risposte da offrire a chi mi ha chiesto e mi chiede perché l'hai fatto?
Ho sentito solo di rispondere così: l'ho fatto perché nel cuore ha echeggiato la parola CARITA', CARITA'
, come nelle stesse azioni di Madre Teresa.
Ringrazio tutti Voi per la pazienza nell'aver letto questa testimonianza, ringrazio gli amici che hanno fatto questa esperienza con me, Gianni, Massimo, e tutto il Masise... Dio Padre ci benedica e ci perdoni se non facciamo completamente la Sua volontà.