Una serata con gli ammalati
In occasione della festa del malato
Daniela P.
Il gruppo incaricato per il Ministero di intercessione e di consolazione con quello del Ministero del canto della Comunità sono stati invitati in un Ospedale. Il nostro obiettivo è stato quello di far sentire un maggior conforto spirituale ai fratelli bisognosi. I fratelli del Ministero del canto, dopo aver pregato, hanno intonato alcuni canti profondi che guidavano i malati presenti a comprendere meglio l'importanza di Gesù nella loro vita di sofferenza.
Successivamente, i fratelli della nostra Comunità hanno voluto offrire qualche testimonianza sul modo con cui Gesù resta accanto a noi, guidandoci e sostenendoci in ogni momento. Abbiamo comunicato il messaggio della speranza e della fiducia in Dio riferendoci alla vita di Gesù, ed evidenziato come Lui, essendo un uomo sano, avesse voluto condividere l'amarezza del dolore, sperimentando in prima persona il peso della sofferenza sino alla morte in Croce, da Lui considerata non un punto di arrivo, ma come una porta
verso la liberazione, come passaggio per la Resurrezione.
Dalle nostre varie testimonianze, arricchite anche da quelle di alcuni malati, sono emerse delle considerazioni molto interessanti e penetranti che mi hanno particolarmente coinvolto e che sintetizzo.
Quando ci ammaliamo, desideriamo a tutti i costi di recuperare la salute, abbiamo più o meno fiducia nelle medicine o nel medico, ma facciamo fatica a credere che Dio si interessi veramente di noi. Molti pensano che Dio sia indifferente alle sofferenze dell'uomo, anzi Lo ritengono responsabile del dolore umano. Egli, invece, vuole salvare e guarire tutto l'uomo e restituirgli la sua dignità e la sua integrità. Perciò, non ci dovrebbe essere alcun timore nel chiedere a Gesù di guarirci. E' comunque necessario utilizzare ogni mezzo che la scienza farmaceutica e medica mette a disposizione: Gesù guarisce anche attraverso di esse.
Dio certamente non vuole la malattia, ed è per questo che dobbiamo pregare sempre, perché il Signore ci conservi in salute o ce la ridoni quando l'abbiamo persa, ma lasciare a Lui la libertà di agire e accettare con amore qualsiasi situazione. Solo Dio, nel Suo grande amore e in maniera misteriosa, sa quale sia la cosa migliore per ciascuno di noi e, in particolare, per la persona per la quale si è pregato.
Ricordare l'esempio di Simona nella sofferenza è stato significativo, perché lei aveva questa particolare attenzione verso le persone sofferenti già prima che si ammalasse. E' stato comunicato ai presenti che lei prestava servizio nell'U.N.I.T.A.L.S.I. e trascorreva parte del suo tempo con gli ammalati: in ogni malato lei vedeva un membro sofferente del Cristo. Poi, durante il suo calvario, più penetrava nel mistero della croce, più penetrava nel mistero di Dio, infatti scriveva nel suo diario: Ecco, Gesù, te li offro questi dolori. Ti offro di stare ancora legata a questa sedia. Mi offro a Te, Gesù, per il mio bene e quello dei miei fratelli. Ciò che soffro è segno del Tuo amore, ciò che Tu hai sofferto era segno dell'amore del Padre. Grazie d'avermi fatto uguale a Te: portatrice del mistero del dolore. Grazie perché ci sono fratelli che hanno veramente bisogno delle mie sofferenze, delle mie preghiere... Accetta la mia offerta, Gesù, dalle mani di Tua Madre.
Con questa fiducia e abbandono nel Signore, abbiamo proseguito col pregare insieme ai degenti. Aiutati dal canto abbiamo invocato lo Spirito Santo e ci siamo lasciati avvolgere dall'amore di Dio, presentandoci a Lui come mendicanti per chiederGli di intervenire con la Sua Luce, perché riempisse le loro mani vuote e confortasse i loro cuori. La Sua Grazia di consolazione non si è lasciata attendere e, insieme ai malati, abbiamo ripetuto il nostro grazie, perché Dio ha aperto nel cuore di tutti un sentiero che porta a Lui, al Suo Cuore, e lì ogni sofferenza ha assunto un significato.
Al termine della serata, dopo qualche canto di ringraziamento al Signore, non sono mancati i momenti di commozione ed alcuni malati ci hanno reso partecipi di aver ricevuto una nuova forza ed un rinnovato coraggio per proseguire certe terapie che intendevano sospendere.