Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere
Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 26 Marzo 2006
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere
(Giovanni 2,19) è stato il tema che hanno sviluppato Padre Carlo Colonna, Giuliano Monaco e Don Piero Villasanta il 26 Marzo 2006 a Cagliari, alla presenza di oltre 700 fratelli. I meravigliosi canti proposti dalla corale e la preghiera comunitaria che si è elevata leggera spalancando i cuori dei fratelli convenuti, hanno predisposto gli animi all'ascolto della Parola del Signore.
Giuliano ha aperto la giornata prendendo spunto dal versetto Voce di uno che grida nel deserto
(Matteo 3,3) ed ha condotto i presenti ad una maggiore consapevolezza della necessità di una continua e radicale conversione. Ecco alcuni interessanti passaggi del suo intervento.
Giovanni Battista, prima di cominciare a gridare
, visse
in silenzio nel deserto; preparò le vie al Signore in se stesso, egli spianò la strada verso il suo cuore, prima di esortare gli altri a fare altrettanto. Prima ancora di mettersi a predicare agli altri la conversione e la penitenza, Giovanni visse questo stato di conversione. Anche noi, prima di annunciare, predicare, dobbiamo metterci in stato di conversione
.
La cosa più importante non è l'attendere Gesù ma prepararsi, anche a costo di rinunce e di sacrifici. Il deserto che gustò Giovanni è quello che ripulisce il cuore... Lui rimosse ogni intralcio per consentire che la Parola di Dio potesse trovare spazio nel suo cuore... deserto che poi si trasformò in terreno fertile...
Ma esiste un altro deserto che, invece, è sempre dentro di noi: è un deserto che procura solchi e barriere maggiori..., che avanza implacabile, facendo terra bruciata dentro di noi. E' l'inaridimento dei rapporti umani, dei valori, la solitudine, l'indifferenza. Ancora più pericoloso è il deserto del nostro cuore quando esso si manifesta arido, spento, senza affetti, senza speranza, ripieno di sabbia, ripieno di azioni o di fatti futili del mondo... Perché molti non riescono a staccarsi dal lavoro, spendono la loro vita per le cose del mondo, non riescono a staccarsi dalla radio..., dalla TV, dalla musica, dallo sport, dagli hobby. Più aumentano, ai nostri giorni, i mezzi di comunicazione, più diminuisce la vera comunicazione con il nostro Signore ed i fratelli nella fede... Tantissimi cristiani vivono questo tipo di deserto. Ci siamo adagiati a vivere in un certo modo e questo ci piace e ci gratifica..., abbiamo intrapreso una strada storta, ma occorre cambiarla!
Quali sono le vie tortuose da raddrizzare
? Tortuose sono le nostre vie, i nostri progetti che, per realizzarsi, hanno sempre bisogno di sotterfugi, compromessi e vie traverse. E qual è la via dritta se non quella della Volontà di Dio? La via del Signore è diritta
. Perciò, raddrizzare le vie
significa abbandonare i nostri progetti, oppure metterli sotto la Signoria di Gesù Cristo!
Significa abbandonare i desideri o volontà carnali e prendere la decisione di abbracciare la volontà di Dio; significa rettificare le nostre intenzioni.
L'amore - ha proseguito Giuliano - è l'unica pioggia
che può arrestare la progressiva desertificazione
spirituale del nostro cuore.
Dobbiamo liberare il passaggio, togliere i massi che si sono frapposti: le nostre opinioni e la nostra volontà, elementi che hanno ostruito il passaggio dell'acqua, della Grazia, della presenza di Dio, in primo luogo nella nostra vita e, di conseguenza, in tutti coloro che abbiamo accanto.
Il nostro impegno è quello di non conformarci alle opere del mondo: siamo chiamati a cambiare atteggiamento! Ma affinché Dio agisca, occorre che ognuno faccia spazio al passaggio del Suo Amore e della Sua Grazia!
Un grande e sonoro applauso si è sollevato dalla sala per ringraziare Giuliano per le sue ottime osservazioni.
Padre Carlo Colonna ha commentato il tema del Convegno, tratto dal Vangelo di Giovanni 2,19 Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere
.
Come si realizza questo mistero della costruzione del tempio di Dio? A questa domanda, Padre Colonna risponde servendosi di una stupenda immagine, che descrive: ...E' il deserto, dove il Signore ti conduce ad un cammino più intimo, nella purezza del cuore.
Il Tempio di Dio è il cuore puro. Dio abita nei cuori puri, nei poveri di spirito: queste sono le qualità del cuore. La costruzione del cuore avviene di notte, la notte dello Spirito. Si tratta di un deserto nel quale ci sembra di perdere il Signore. Abbiamo bisogno di essere istruiti su questo cammino, affinché il cuore sappia adorare, senza farsi distrarre da altre voci. La costruzione dell'uomo interiore ci fa salire in alto, in una interiorità sempre più profonda. Anche se talvolta abbiamo la sensazione di camminare verso il basso, nella profondità dell'interiorità, Dio ci fa capire che il Paradiso è dentro di noi. Il nostro cuore deve essere come una cappella, un tabernacolo, perché la cosa più importante è la presenza di Dio. Tale cammino in profondità ci prepara un cammino in altezza dove il Signore vuole darci un abito nuovo, di santità, del quale dovremmo rivestirci...
Nel cammino spirituale, infatti, si contempla anche il momento in cui ci si deve affidare totalmente a Dio, dando a Lui la possibilità di manovrare la nostra vita. Per questo abbiamo ricevuto il dono dell'Eucarestia! Essa conduce nell'interiorità più profonda, ci lega con un vincolo di intimità a Cristo Gesù. E' il Sacramento dell'Alleanza con Dio; è il segno visibile del Dio invisibile e della Sua opera; essa si lega a noi e noi siamo legati all'Eucarestia, che ci fa superare tutte le paure, tutte le angosce e ci porta ad affidarci a Lui.
Interessante è stato l'intervento di Don Piero Villasanta che si è soffermato sul tema Chi persevererà sino alla fine sarà salvato
(Matteo 10,82). In un tempo in cui è sempre più imperante la logica del tutto e subito, la perseveranza risulta essere una virtù dimenticata - ha affermato Don Piero - e, senz'altro, ci viene in aiuto, come conferma, quest'altra Parola, descritta in Atti 2,42: Erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli, (erano perseveranti) nell'unione fraterna, (erano perseveranti) nella frazione del pane, (erano perseveranti) nelle preghiere
. L'impazienza, l'incapacità di saper attendere, tener duro, resistere nei momenti difficili, snatura il concetto di fedeltà e di perseveranza.
Oggi viviamo in una società in cui le appartenenze familiari, sociali e religiose sono sradicate dall'imperante individualismo.
La perseveranza si unisce e si collega alla pazienza ed entrambe si poggiano su una ottima base solida, quella della Fede! La pazienza è un dono dello Spirito, elargito dal Cristo Risorto! Gesù per primo l'ha vissuta: l'amore perseverante di Gesù si manifesta nel donarsi totalmente, per amore e nella libertà, attraverso la morte in croce. Gesù, non solo si fece obbediente sino alla morte in croce, ma si fece anche perseverante, per amore, sino alla morte in croce.
La paziente perseveranza è la virtù dell'umile, educa, favorisce la condivisione e la comunione tra se stessi, Dio e gli altri. Non c'è vita nello Spirito senza ascolto della Parola!
Applicando queste considerazioni alla vita dei nostri gruppi, possiamo affermare che gli incostanti sono quelli delle grandi occasioni, incapaci di vivere un impegno quotidiano nel gruppo, nella Comunità, nella Chiesa, incapaci di vivere la fatica ma anche la gioia dell'appartenenza. L'incostante è l'uomo senza radici, senza profondità! I cristiani perseveranti sono paragonati da Gesù alla casa costruita sulla roccia: nonostante le intemperie e i terremoti, rimangono saldi.
I perseveranti sono coloro che stanno inginocchiati davanti al Trono dell'Altissimo nostro Signore, Re dei Re, per amarLo, ringraziarLo e lodarLo!
Il Convegno si è concluso con la Celebrazione Eucaristica presieduta da Padre Colonna.