Ad immagine del Santo... diventate santi
Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 22 aprile 2007
Ad immagine del Santo... diventate santi (1Pietro 1,15) è stato il tema del Convegno svolto dalla nostra Comunità il 22 aprile 2007. Sono stati invitati a svolgere le loro relazioni Padre Francesco Belluzzo ed Ivan Laferla, noti esponenti del Rinnovamento Carismatico Cattolico impegnati nell'evangelizzazione in Italia ed all'estero.
Numerosi partecipanti, provenienti da diverse città della Sardegna, fin dalle prime ore del mattino si sono messi in viaggio portando nel cuore la gioia di offrire il proprio tempo al Signore e la speranza di poter un giorno contemplare il Suo volto.
La Corale ha riservato un caldo abbraccio ai tanti fratelli che accedevano alla sala del convegno, con canti di lode al Signore che predisponevano il cuore di tutti all'azione vivificante dello Spirito. Intensi e profondi momenti di preghiera hanno permesso ai presenti di elevare al Padre le braccia e il cuore, che sprizzava la gioia travolgente di chi ha trovato il tesoro più prezioso. E' stato invitato a prendere la parola Padre Francesco Belluzzo il quale, traendo spunto dal tema del Convegno, ha voluto soffermarsi e meditare sulla santità, in particolare sul cammino necessario a tutti coloro che si prestano a servire il Signore, affermando la necessità di impegnarsi in modo particolare in tale cammino. Infatti, ha proseguito P. Francesco, se restassimo quelli che siamo, rischieremmo non solo di non essere utili ai fratelli, disattendendo al mandato ricevuto dal Signore, ma di essere per loro motivo di danno spirituale.
Dobbiamo percorrere il cammino che conduce alla santità, ha esortato P. Francesco, e dobbiamo farlo con la gioia nel cuore, quella gioia che viene dalla speranza riposta nella Parola di Dio e che ci accompagna anche nelle tribolazioni. P. Belluzzo, ricordando Sant'Anselmo, ha incoraggiato tutti i figli di Dio ad abbandonare ogni preoccupazione del mondo e, nella consapevolezza della propria debolezza, ad avere totale fiducia in Dio. Non si può parlare di santità, se non si prende in esame la santità di Dio, il Santo per definizione. Dio è Amore, ci ricorda una recente enciclica del Santo Padre Benedetto XVI e, infatti, quando parliamo della santità, dobbiamo innanzitutto capire cos'è l'amore. Diverse sono le citazioni presenti nelle Sacre Scritture che presentano Gesù quale l'unto con olio di allegrezza, alla cui fragranza sono partecipi anche i suoi profeti e discepoli, corsi all'odore dei suoi profumi. Ed infatti, così scriveva la nostra Simona: ...così come altro è il profumo, ed altro è la sostanza del profumo. Cristo è il vaso di profumo, coloro che di Lui partecipano, tanto più partecipano dell'odore, stando a Lui vicino...
Se uno non ha ben chiaro il fine della vita, è naturale che cerchi tutt'altre cose, non certo la santità, magari la moda del momento. Esiste una santità impressa, ed una santità espressa. Ha sostenuto la necessità di impegnarci a non peccare, perché il peccato ci fa perdere la santità ricevuta nel battesimo (santità impressa), santità che ci viene restituita nel sacramento della riconciliazione, perché il sangue di Cristo ci riveste a nuovo. E' necessario, inoltre, che la nostra santità sia manifesta (santità espressa): per quanto piccolo possa essere, è necessario il nostro impegno, attraverso l'adesione alla volontà del Padre.
«Tutta la vita del buon cristiano - scriveva Sant'Agostino - consiste in un santo desiderio, o desiderio di santità».
Dopo alcuni canti di ringraziamento e di lode al Signore per le parole davvero utili al nostro cammino di santità che, attraverso P. Belluzzo, ha voluto donarci, è stato invitato a prendere la parola Ivan Laferla, il quale ha svolto il tema: ...Il Regno dei Cieli è simile a dieci vergini... tratto dal Vangelo di Matteo 25,1-13. Dopo una breve testimonianza riguardante la propria esperienza spirituale, dove Ivan ha ripercorso alcune tappe della propria vita, ha fatto notare che, volgendo lo sguardo al passato, vede chiaramente la mano del Signore passare nella sua storia. Quasi a voler imprimere il Suo sigillo, Egli ha tracciato un percorso di avvenimenti che, al momento, apparivano solo come delle casualità. Ha affermato che le dieci vergini rappresentano tutti coloro che sono preparati ad incontrare lo Sposo. Dobbiamo abituarci, ha proseguito Ivan, ad aspettare lo Sposo, dobbiamo imparare ad essere umili, cioè ad avere nel nostro cuore spazio per Dio.
Nel brano di Matteo si legge che cinque vergini erano stolte e cinque sagge. Stolto è colui che guarda solo al presente e alle cose del mondo, e non è capace di guardare al futuro e alle realtà eterne. L'esatto contrario è il saggio: colui che pensa non solo al presente, ma si prepara anche per il futuro, ed è capace di immaginare che, nell'attesa dello sposo, l'olio della lampada potrebbe esaurirsi; saggio è colui che ritiene più sicuro costruire la propria casa sulla roccia. Pensiamo a quante volte ci siamo imbattuti su un problema, in una malattia. La prima cosa che pensiamo, è che Dio ci abbia abbandonato, ed allora ci capita di perdere la fede. Ecco, questo ci accade quando noi non costruiamo la nostra casa sulla roccia. E' necessario essere delle persone sagge: ascoltare il Signore e capirne la volontà e metterla in pratica, perché «...non chi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio...», perciò non conformiamoci alla mentalità del mondo ingannevole che ci propone di gustare sino in fondo tutto ciò che è materiale.
Oggi si sente dire life is now
, la vita è adesso
. Nulla di più sbagliato! Perché la vita non è solo adesso! Ma è proiettata nel futuro, che è nel cielo in Dio Padre. E' significativa l'ora in cui lo Sposo arriva, mezzanotte, l'ora in cui non si aspetta nessuno, ed il Signore arriva quando meno ce lo aspettiamo, ecco perché dobbiamo essere sempre preparati. Se non preghiamo con costanza, moriamo spiritualmente. Anche cantare canzoni al Signore è una preghiera, ed in questo, per grazia di Dio, la Comunità Primavera ha una testimone particolare, Simona Tronci, la quale così si rivolgeva al Padre: «...dammi di comporre canzoni a Te... il mondo deve riscoprire che c'è un Dio d'amore...» Nella nostra quotidianità dobbiamo cantare canzoni al Signore, dobbiamo rendere l'aria intorno a noi profumata come l'incenso che sale a Lui: così, il buio che ci sta intorno diventa luce. Ivan ha infine esortato tutti ad una partecipazione assidua ai Sacramenti, soprattutto quello dell'Eucaristia e della Riconciliazione, momento di guarigione. La Chiesa di oggi è malata, ha affermato, perché si sta allontanando dai Sacramenti. Ogni giorno dobbiamo dedicare il nostro tempo al Signore ed essere pronti per la Sua venuta che sarà per noi motivo di gioia. Il mondo ha bisogno di vedere persone felici nel Signore, come Simona, che è andata via con la certezza che Gesù la stesse aspettando.
Ivan, al termine della sua relazione, ha posto una domanda ai partecipanti: siamo pronti ad incontrare il Signore?
La sessione pomeridiana del Convegno è ripresa con la meditazione del Santo Rosario a cura dei giovani della Comunità, delizioso omaggio dedicato alla Mamma del nostro Salvatore, ma anche nostra, verso la quale nutriamo tutti una devozione molto speciale e sotto la cui protezione poniamo la Chiesa ed il mondo intero.
Ancora una intensa preghiera di lode e adorazione durante la quale Ivan, con melodiosi arpeggi alla chitarra, ha proposto dei canti coinvolgenti e profondi. Sono stati momenti nei quali abbiamo pregustato frammenti di Paradiso, e percepito quanto sublime e quale pienezza d'amore riservi il contemplare il Signore, vedendoLo così come Egli è. Ivan, nel pomeriggio, ha ribadito la necessità di compiere la volontà del Padre, che non coincide con ciò che a noi sembra bene ma, come Gesù ha detto: «mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato, e compiere la Sua opera» (Giovanni 4,34). Questa, in sintesi, è la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre e che dobbiamo fare nostra, piuttosto che fare il programma della nostra vita, chiedendo al Signore che lo ratifichi come Sua volontà. Il nostro compito deve essere quello del testimone
, dobbiamo prendere il messaggio del Signore e portarlo agli altri. E' un compito non sempre facile ma, proprio per questo, è necessario l'aiuto della Comunità. E' importante capire cosa il Signore vuole da ciascuno di noi, e per poterlo fare, abbiamo bisogno di avere il desiderio di incontrarLo. Spesso non abbiamo voglia di incontrare il Signore perché siamo nel peccato e, perciò, dobbiamo ricorrere al Sacramento della Riconciliazione. E' fondamentale anche l'ascolto: dobbiamo avere la pazienza di tacere, così come Gesù trascorse notti in silenzio e preghiera nella montagna. Gesù, infatti, vuole instaurare con ciascuno di noi un rapporto di intimità, che consente di consolidare la relazione con Lui, nel silenzio. In questo, ci è maestra la nostra Simona, che così annotava nel suo diario durante la malattia: «...sento dentro di me rinnovarsi la mia vita, ascolto un certo coraggio che mi fortifica, che mi da una nuova fede che mi consola, una nuova gioia che mi fa instancabile...»
Dobbiamo, inoltre, essere persone che, in preghiera, leggono spesso la Bibbia, come faceva Simona: «...è nell'ascolto della Tua Parola, che scopriamo la guida per la nostra giornata, non so cosa Tu vuoi, ma so che desideri il meglio...» Tutto questo cammino non possiamo farlo da soli, ma dobbiamo farlo nella Comunità, perché di essa abbiamo bisogno. Se cammini da solo e cadi, chi ti aiuterà ad alzarti? Qualche volta potrà capitarti di cadere anche in Comunità, ma lì troverai sempre qualcuno che ti aiuterà a risollevarti. Le forze del male hanno l'arma fortissima dello scoraggiamento. In quel momento ci stacchiamo dalla Chiesa, cadendo in ciò che il maligno desidera: attaccarci singolarmente quando siamo più vulnerabili. Se attraversi un momento di crisi, quello è il tempo propizio in cui trovare aiuto nella Comunità. Camminare insieme significa anche trovare un aiuto per interpretare la Parola.
P. Francesco Belluzzo, prendendo spunto dal discorso della Montagna (Matteo 5,8), si è soffermato sulla purezza di cuore, l'antagonista dell'ipocrisia. Si ha ipocrisia quando l'uomo declassa Dio, ponendolo al secondo posto. C'è una ipocrisia laica, quella che vive per lo spettacolo e fa della vita un teatro per essere ammirati dagli altri, mentre c'è una ipocrisia religiosa, che consiste nel nascondere a se stessi di essere ipocriti. Dopo aver invitato i presenti a fare ogni sforzo per essere trasparenti come il cristallo, Padre Francesco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica, durante la quale ha voluto ricordare alcune riflessioni della Serva di Dio Simona Tronci: «insegnami l'amore Gesù, il vero amore, l'amore puro, quello che piange con chi soffre e gioisce con chi gioisce ...quell'amore che è paziente, umile e sincero... Io voglio il Tuo amore Gesù, il Tuo amore che mi umilia, l'amore è obbediente, non è invidioso, è libertà, è spontaneità, è sincerità... Io non so amare Signore, insegnami ad amare di quell'amore che non ti abbandona un istante, di quel nuovo amore di cui deve essere piena la mia vita... Donami l'amore Signore, quell'amore che dà la propria vita per i fratelli...».
Davanti alla ricchezza degli insegnamenti della giornata, non c'è di meglio che prostrarsi in adorazione davanti a Gesù Eucaristia con tutta umiltà, consapevoli delle nostre debolezze, ma desiderosi di crescere nel cammino di santità con l'aiuto della Sua grazia, e deporre ai Suoi piedi ogni aspetto della nostra vita, soprattutto quelli che maggiormente hanno bisognoso della Sua Misericordia. Quasi una esigenza da tutti avvertita, quella di tacere con le parole, seppure ispirate, e di abbandonarsi nell'intimità con il Signore che ci esorta, ci richiama, ci ammonisce e ci fa prendere coscienza dei nostri difetti, ma che, poi, ci fa sperimentare il Suo caldo abbraccio. Sono stati momenti di profonda commozione, dove a dialogare sono stati lo Spirito Santo ed i nostri poveri cuori, desiderosi entrambi di comunione, di unità di intenti, di percorrere le stesse vie, di avere gli stessi pensieri e sentimenti di Gesù.