Sono giunte le nozze dell'Agnello
Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 30 Gennaio 2011
Domenica 30 Gennaio 2011 la Comunità ha svolto un significativo Convegno di formazione ed evangelizzazione sul tema Sono giunte le nozze dell'Agnello
(Ap 19,7). Dobbiamo dire che ogni Convegno è proprio una grazia perché la Parola di Dio ogni volta è nuova, viva, efficace, santificante: è Luce che illumina il nostro cammino, è Verità tutta intera. Alla chiamata di Dio hanno risposto numerosi fratelli della Comunità provenienti da varie parti della Sardegna, desiderosi di poter incontrare una Persona speciale: Gesù. La giornata è iniziata con una lode intensa, canti melodiosi, inni e preghiere condotti dai fratelli della Corale e dell'animazione della preghiera. Relatori di questa giornata sono stati Padre Elias Vella, Padre Ignazio Melis, Consigliere Spirituale della Comunità e Giuliano Monaco, Presidente della stessa.
E' intervenuto Padre Ignazio Melis sul tema Cercate di rendere più sicura la vostra vocazione ed elezione
(2Pt 1,1), il quale ha affermato: Per avere una comprensione completa del messaggio di Dio dobbiamo sempre ricordare che Egli ama l'uomo e chiede l'amore come risposta, unica perfezione della nostra vita. Finché l'uomo resta legato ai propri interessi e non riesce a superarsi nel donare se stesso, la propria esistenza rimane meschina. Anche noi, sull'esempio di Gesù che si è manifestato come irruzione del mistero di Dio, siamo chiamati ad amare e a diventare immagine del Re dell'universo, tendendo con tutte le nostre capacità all'Amore.
Per vivere l'Amore di Dio occorre rendere la nostra vocazione e la nostra elezione sicura e attiva, partendo da una "fede" viva e vigorosa, supportata dalle Virtù, quindi da una eccellenza morale. Se ci limitiamo all'ascolto della Parola di Dio, infatti, restiamo rachitici nella vita spirituale. Dobbiamo piuttosto concentrare la nostra attenzione sulla "conoscenza" di Gesù Cristo: è questo uno dei più grandi desideri del Signore. La conoscenza non deve essere solo teorica, ma una appropriazione della verità rivelata, mai disgiunta dal timore di Dio, che si incarna nella nostra vita quotidiana. Quando l'avremo acquistata, ha proseguito Padre Ignazio, lo Spirito Santo ci inviterà a compiere un altro passo importante, quello dell'"l'autocontrollo". Si tratta della moderazione, detta anche temperanza, che riguarda tutti i campi della vita umana, compresi quelli del bere e del mangiare. E' fondamentale, poi, esercitare la "pazienza"; essa, chiamata anche "longanimità" o "sopportazione", è un frutto dello Spirito e deve contraddistinguere i nostri rapporti interpersonali. Occorre, inoltre, vivere la "pietà", atteggiamento proprio di colui che ricerca un rapporto con Dio senza misure o limitazioni. San Pietro ci esorta anche ad aver tanto "affetto", anzi, di gareggiare in tal senso, senza criticare la debolezza degli altri, ma scusandola, perdonando le offese, dimenticando i torti subiti. Se i rapporti interpersonali fossero improntati su questi presupposti, la volontà di Dio sarebbe realizzata anche sulla terra. La Parola del Signore ci invita ancora a rivestirci di un amore intenso, che è il vincolo della perfezione, e a fare del bene a coloro che ci odiano, pregando per loro. Se non impareremo ad avere amore gli uni per gli altri, anziché i frutti dello Spirito, saranno i frutti della carne a prevalere.
Dopo alcuni canti di lode al Signore, è stata data la parola a Padre Elias Vella, accolto con un caloroso applauso, che si è soffermato sul tema Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù...
(Col 3,1-4). Ha subito fatto notare ai partecipanti che per poter risorgere dobbiamo morire a noi stessi. La morte però, ha precisato, non avviene una sola volta nella vita, ci sono tante circostanze che ce ne fanno fare l'esperienza: ogni fallimento nella vita, ogni malattia, ogni disperazione o depressione è una piccola morte nel nostro cuore; ma c'è una morte che è la più tragica: quella del peccato. Ogni volta che noi pecchiamo e che cambiamo il pane con il cibo dei porci, come fece il Figliol Prodigo, per noi è morte. In verità questo figlio aveva bisogno, più che del cibo, del Padre, nella cui casa c'è pane in abbondanza. Abbiamo necessità di sentirci amati da Dio; Egli ci ama e non smette di farlo, neppure quando noi decidiamo di non amarLo.
Il peccato non sminuisce l'amore di Dio verso di noi, che vuole togliere il fardello dalle nostre spalle. Quando Dio perdona, il nostro peccato non esiste più e, perciò, dobbiamo guardare alla nuova vita di Gesù che regna in noi. Gesù è la porta, la nostra sicurezza, e ci chiede di aggrapparci a Lui senza per questo dover lasciare famiglia o lavoro: sarà Lui ad aiutarci nel distacco da ciò che non dona quella soddisfazione e quella pienezza che provengono solo da Dio. Oggi noi, da cattolici, dobbiamo convertirci seriamente e diventare discepoli di Gesù, perché il vero cristiano è colui che cammina dietro a Lui e obbedisce a Dio. Il Signore ama il mondo, ma non i valori che esso impone e che sono in contrasto con quelli che Egli propone. Anche noi siamo chiamati a contrastare quei valori che il mondo indica come indispensabili per la vita: attaccamento ai soldi, alla carriera, al corpo, ambizione personale...: è un mondo che ci fa guardare quaggiù anziché lassù. E' un mondo che crede non ci sia nulla oltre questa vita, che ci suggerisce di approfittare di quello che ci capita ora, di prendere tutto quello che si può, perché tutto ciò che si lascia è perduto; è un mondo che ci vuole staccare dalla Chiesa, che afferma di credere in Dio e, invece, manifesta il contrario. Noi, invece, siamo quaggiù ma preparati per essere cittadini di lassù; quando, infatti, ci uniamo al Signore, guardiamo alla vita eterna che cominciamo a vivere già su questa terra. E' una risposta che noi dobbiamo ricercare continuamente nella nostra vita: vogliamo vivere con il Padre dei Cieli oppure no? A noi spetta la scelta.
E' la volta del Presidente della Comunità Giuliano Monaco che, con la sua semplicità ed incisività, ha saputo coinvolgere i presenti nella riflessione da lui proposta. Prendendo spunto dal tema del Convegno ha sottolineato che sono davvero beati gli invitati alle nozze dell'Agnello. L'apostolo Giovanni, nel versetto 6 del capitolo 19 dell'Apocalisse, evidenzia quanto entusiasmo comporti l'essere scelti per quel momento, nel quale tutto deve essere pronto. La scelta di partecipare alle nozze di un amico o parente non deriva soltanto dal bisogno di essere presenti, ma dal gusto di fare festa insieme, dalla bellezza di poter pregare insieme a quei fratelli che si sposano. Così il Signore vuole che noi accogliamo l'invito ed è un privilegio potervi partecipare! E' una benedizione personale, nominativa! E' destinata ad una determinata persona, ad una determinata famiglia, è una opportunità per poter stare con lo sposo. In questo banchetto c'è tanta abbondanza di cibo perché alla presenza di Dio troviamo sempre il sovrappiù e partecipiamo alla gloria eterna. Giuliano ha fatto cogliere una similitudine tra la pericope dell'Apocalisse e quella di Matteo 22,1-14: Il regno dei cieli è simile ad un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire....
Altri, addirittura, noncuranti dell'invito, "presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero". In questo brano osserviamo che tali invitati sono anche violenti, tanto che arrivano a maltrattare e ad uccidere i servi del Signore. Avviene anche oggi la stessa cosa quando i missionari e gli evangelizzatori non vengono ascoltati, anzi, divengono oggetto di violenza se non di martirio. Eppure il Re, nella parabola, non si rassegna. Può arrendersi il Signore davanti alla risposta negativa dell'umanità?! No, Egli manda altri servi, i quali vanno nelle piazze per chiamare altre persone apparentemente non degne. Ed esse rispondono finalmente in modo affermativo, lasciando le proprie attività e recandosi al banchetto. Come il Figliol Prodigo ritorna verso il Padre lasciando le cose immonde, così essi lasciano tutto, anche le proprie sofferenze e in loro avviene un inizio di conversione. Tra il brano dell'Apocalisse e quello di Matteo possiamo cogliere un'analogia e una condizione: si tratta dell'abito nuziale, la "veste di lino puro e splendente". Per poter partecipare alle nozze di cui ci parla la Scrittura, infatti, è necessario indossare questa veste, tanto che il Re, passando, vide che uno degli invitati non vestiva l'abito nuziale... immaginiamo l'imbarazzo e la vergogna di questa persona, esaminata personalmente dal Re! Da questo si evince come non sia sufficiente rispondere all'invito e partecipare, perché il Signore guarda il nostro abito (cioè la nostra vita, la nostra anima, il nostro cuore): la salvezza non si consegue con la sola adesione all'invito. Prima di oltrepassare la porta che ci consente di stare alla presenza del Re, occorre fare qualcosa di speciale: buttar via le vesti sporche, purificarsi, lavarsi, pentirsi e sperare nel perdono di Dio! Noi spesso diamo tutto per scontato e crediamo che "il Re" - Dio - ci perdoni tutto. Non dobbiamo cercare di passare inosservati oltre la porta e stare al Banchetto, sperando che il Signore non veda lo stato in cui siamo: a Lui nulla sfugge, neppure il peccato commesso in segreto. Molte persone sono come dei bambini che non maturano nella fede, anzi, sono "bambini carnali" che San Paolo chiama "népios". E' indispensabile, invece, depositare le vesti sporche per rivestirci di abiti santi, per imitare Cristo nella santità. Ci sarà un momento in cui dovremo presentare un resoconto della nostra vita e, perciò, la giornata di oggi che viviamo insieme è una opportunità per esaminarci. Il nostro sguardo sia sempre rivolto alle cose di lassù per guadagnare la vita eterna già in questa terra, ha esortato Giuliano, perché la conversione avviene giorno dopo giorno. Costa sacrificio lottare per non uniformarsi al male che il mondo di oggi ci propone: si tratta di perdere le cose terrene per guadagnare le cose celesti. Invochiamo perciò il Signore affinché ci aiuti a deporre i panni sporchi per indossare "la veste di lino puro e splendente". Chiediamo il Suo aiuto perché Dio è fedele, ci ama e vuole che partecipiamo alle nozze con il Suo Figlio!
Nel pomeriggio, dopo la Recita del Santo Rosario, vi è stato un lungo momento di lode sapientemente condotto dalla Corale che ha intonato dei canti di gioia al Signore, quali ad esempio: "Re dei Re", "A Lui ogni Vittoria".
L'assemblea tutta, in piedi, seguiva con ritmo e battimani. Sembrava realmente che tutto il Paradiso fosse in quella Sala.
Dopo aver invocato lo Spirito Santo sul Padre Elias Vella, egli ha svolto il tema Ecco, sto alla porta e busso...
(Ap 3,20). Riferendosi alle parole di Giuliano, Padre Elias ci ha detto: Vedete, la porta è quel mezzo che pone una separazione, infatti noi non apriamo la porta a chiunque. Ma in questo caso è Gesù che viene a bussare alla nostra porta, vuole entrare nella nostra vita, vuole essere quell'acqua viva che disseta la nostra sete. Il Signore bussa, e spetta a noi aprirGli la porta. Ci saranno state senz'altro tante circostanze nelle quali il Signore ha bussato e noi non abbiamo aperto. L'incontro con Gesù cambia la vita: pensiamo a quello avuto con la Samaritana, con Zaccheo, con Maria di Magdala, con il buon ladrone crocifisso insieme a Lui, a Pietro nel Pretorio quando è bastato uno sguardo... Aprire la porta a Gesù vuol dire invitarLo nella propria casa. Noi diciamo sì al Signore, ma preferiamo che non venga a casa nostra all'improvviso; Gli chiediamo piuttosto di donarci il tempo di ripulirla perché, se dovesse entrare nelle varie stanze e visitarne i vari angoli, troverebbe molto disordine.
Ma Gesù non viene perché siamo a posto, ma per metterci a posto! Dobbiamo individuare in quale posizione ci troviamo nei confronti di Gesù, ha proseguito Padre Elias, infatti ci sono coloro che camminano dietro Gesù ma senza seguirLo e, dopo un po', lo perdono di vista. Si tratta di quei fratelli attaccati alle tradizioni, alle devozioni e ad un certo pietismo, i quali non ascoltano più Gesù, aprono poco la Bibbia per sapere cosa il Signore voglia dire loro, non ascoltano le guide. Tale devozione, seppure in sé non cattiva, non è sufficiente per il nostro cammino: riceviamo la comunione, ma restiamo sempre dove eravamo; con le labbra diciamo di perdonare ma, in realtà, non compiamo alcuna azione; parliamo di Gesù ma Lo amiamo in modo superficiale. Ci sono poi altri fratelli che camminano più veloci di Gesù, oltrepassandoLo, nel senso che, anziché fare quello che Lui vuole, dicono a Lui ciò che deve fare. Questo capita anche a noi: organizziamo tante cose per il Signore che Lui non ha chiesto di fare e, poi, andiamo da Lui e Gli chiediamo di mettere una firma benedicente sul nostro operato. La nostra vita dovrebbe essere, invece, un foglio bianco dove apponiamo la firma su ciò che Lui desidera e scrive per noi! Purtroppo, però, ci assale la preoccupazione per quanto il Signore potrebbe chiederci, mentre Lui desidera farci santi, cancellare i nostri peccati, spezzare le catene che ci legano, rivestirci dell'uomo nuovo che ama, gioisce ed è fedele. Lui vuole liberarci, proteggerci, farci volare, perché siamo nati per essere Figli di Dio ed eredi del cielo. Chiediamo al Signore che ci dia l'aiuto necessario, apriamo la porta e lasciamo entrare Gesù, a costo di farGli vedere tutto il disordine della nostra casa: Lui verrà per mettervi ordine! E poi, con fiducia, obbediamo a Lui e seguiamoLo: inizierà per noi la vita eterna!
Dopo una stupenda preghiera per la guarigione che ha visto la commozione di tante persone, la giornata è stata coronata dalla Celebrazione Eucaristica presieduta da Padre Elias che, nella sua Omelia, ha preso spunto dalla Liturgia ed ha incoraggiato i presenti ad indossare i sentimenti di Gesù, il Suo modo di fare, il Suo comportamento, nella via delle Beatitudini. Le beatitudini non sono virtù, come la povertà non è una virtù, ma santi sono coloro che, poveri, si aggrappano al Signore e vincono con Lui. Gesù ci ha inviato lo Spirito Santo per darci la forza di fare quello che Lui ci chiede.
Tanta la gioia e molte le lacrime da parte dei convenuti. Vari fratelli si sono inginocchiati, prostrati alla presenza di Gesù che ha elargito con abbondanza le Sue benedizioni tra di noi. Il Suo sguardo, come un fascio luminoso, ha incontrato quello di tutti coloro che avvertivano il peso gravoso della vita. Gesù ci ha rassicurati, ha alleggerito il nostro giogo ci ha fatto sentire il Suo abbraccio. Il Convegno ha avuto termine e ognuno di noi ha potuto gustare, come cibo succulento, la Parola di Dio: Parola che salva, che dà vita eterna, Parola che va portata a tutti quelli che incontriamo, a partire dalle nostre famiglie.