State saldi nella fede
Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 26 e 27 Gennaio 2013
In occasione dell’Anno della Fede indetto dal Papa Benedetto XVI, il 26 e 27 Gennaio 2013 la Comunità Primavera, i gruppi aderenti e altri partecipanti, si sono riuniti nel Seminario Arcivescovile di Cagliari per meditare sul tema “State saldi nella Fede” (1Cor 16,13). Si sono intercalati nelle relazioni il Consigliere Spirituale della Comunità Padre Ignazio Melis, Cappuccino, il Direttore del Seminario Regionale Don Paolo Sanna, ed il Presidente della Comunità “Maranathà” del Rinnovamento Carismatico di Malta John Bonnici. Sin dal Sabato sera si è percepita tra i convenuti la gioia e l'armonia dello Spirito Santo che ha predisposto i cuori all'ascolto della Parola di Dio e all'accoglienza della Sua grande Misericordia. Dopo alcuni canti di lode è intervenuto Padre Ignazio Melis il quale, nell’interpellare l’assemblea con la domanda di Gesù: “Ma il Figlio dell’Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”, ha analizzato le principali motivazioni della crisi odierna sulla fede.
Capita, infatti, che i cristiani prestino maggiore attenzione alle cose del mondo, considerando la fede come presupposto ovvio e scontato del proprio vivere, e questo lo si evince in tanti settori della vita umana, attualmente attraversata da una profonda crisi della fede. Mio compito, ha affermato Padre Ignazio, è quello di affondare il bisturi nella crisi della fede per mostrare ai credenti che quanti sono alla ricerca di Dio possono trovare, nella fede cristiana, quanto cercano e per invitare ciascuno a rivolgere un maggiore anelito verso questo dono che il Signore ci ha dato. La crisi del nostro Cristianesimo ha un duplice aspetto: uno esterno e uno interno a noi. Da una parte, molti uomini del nostro tempo sembrano aver perso interesse per il Cristianesimo: molti lo ignorano del tutto e non si curano di farsene un’idea, altri lo considerano una cosa del passato, altri ancora si sentono completamente estranei, lo rifiutano e lo combattono con tutti i loro mezzi. La crisi interna al Cristianesimo, d'altra parte, ci riguarda più da vicino: tra i cristiani vi sono coloro che professano di non credere più e di aver abbandonato ogni pratica religiosa; altri non sanno se credere oppure no, altri ancora accettano alcuni punti ma ne rifiutano altri senza tener conto di quanto insegna la Chiesa, facendo una scelta a seconda dei propri gusti e delle proprie esigenze individualistiche; taluni sono, invece, profondamente critici verso la Chiesa e le sue indicazioni; infine, vi sono coloro che si convertono ad altre religioni ritenendole più semplici e adeguate ai nostri tempi. Oggi si dice che la fede viva di pluralismo religioso: le diverse religioni hanno uguale diritto di esistere, di essere praticate e promosse; si afferma, inoltre, che la Verità è sempre mutevole ed è soggetta alle vicende della storia. E’ evidente che, in tale contesto, la fede cristiana non si presenta con pienezza nel campo religioso, ma suscita sentimenti di rigetto, di scetticismo o dubbi, e questo soprattutto tra i giovani, i quali non rispettano Gesù e dubitano dei contenuti essenziali della fede. In terzo luogo la fede cristiana vive in un clima di profonda secolarizzazione, dove si afferma la privatizzazione della fede, che perde non tanto la visibilità sociale, quanto il suo influsso sulla società, la quale si organizza e vive indipendentemente dalla fede. Tra l’altro, non si accetta che la fede possa influenzare le leggi del Paese, dove lo Stato è sovrano e, pertanto, viene relegata ad un contesto squisitamente privato in grado di influire appena sulla società. Da una parte emerge il fideismo e, dall’altra, il bisogno di vedere prodigi per credere.
Tuttavia, ha proseguito Padre Ignazio, il fatto più significativo è il ritorno al religioso, ma non alla Religione Cristiana, bensì ad altre forme religiose prive di Dio. Scompare il Dio personale ed appare un Dio impersonale, inteso come energia, cosmo, sicché svanisce la distinzione fra cosmo e uomo, fra Dio e l’uomo. Nonostante tali eventi sociali di sfida, che mettono in difficoltà la fede, i cristiani sono chiamati a ricevere la forza dall’Alto per intraprendere nuove vie di evangelizzazione, perché la sete di Dio non è del tutto scomparsa dagli uomini d’oggi. L’unica risposta che possiamo dare consiste in un rinnovato impegno nel vivere la fede che ci è stata data in Gesù Cristo, Figlio di Dio. Nella Parola di Dio c’è quella forza interiore che ci aiuta ad andare oltre le nostre possibilità: è la forza dello Spirito Santo che sta in noi a non farci arrendere nella fede e a permetterci di rispondere così all’interrogativo di Gesù: Sì, Signore, troverai la fede mia e quella che avrò seminato intorno a me. La giornata della Domenica ha avuto un’ampia partecipazione e sono convenuti diversi fedeli della Diocesi. La mattina è cominciata con una bellissima lode guidata dagli animatori e partecipata da tutti con gioiosi canti. Successivamente, Don Paolo Sanna, in modo coinvolgente ed efficace, ha sviluppato una relazione sul tema della giornata “Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti”. Don Sanna soffermandosi sulla fede, una fede straordinaria nel tempo ordinario, quello liturgico e quello di tutti i giorni, ha asserito che la Chiesa cresce e si sviluppa attraverso la santità dei suoi membri e ogni fedele deve sentirsi responsabile dell’annuncio del Vangelo, senza aspettarsi un’evangelizzazione che venga dall’Alto. Condividendo le parole di Papa Benedetto XVI, ha affermato che ogni fedele deve sentirsi coinvolto nell’evangelizzazione, la quale non è una prerogativa di alcune persone, ma è compito di ciascuno di noi.
Nel sottolineare che “credere” significa affidarsi al disegno di Dio nella storia con una fede vissuta nel quotidiano, Don Paolo ha espresso che ciascun cristiano, in virtù del Battesimo, è in cammino verso la santità e necessita di una fede straordinaria nel tempo ordinario. Tutte le ore del giorno sono grandi opportunità per vivere con Dio e in Dio, basterebbe viverle come Gesù ci ha insegnato. L'uomo deve essere interamente trasformato da questo modo di vivere di Gesù. Non dobbiamo pensare che si possa conseguire la santità soltanto con la professione religiosa dei consigli evangelici, perché ogni battezzato è chiamato ad essere santo, come ci hanno testimoniato con la loro vita Don Primo Mazzolari, Charles de Foucauld, Alcide De Gasperi e, in particolare, la Serva di Dio Simona Tronci, profetica figura di quella santità ordinaria che le ha permesso di fare bene le cose semplici, ma con una fede straordinaria. I canti di gioia ed esultanza, proposti dai fratelli del Ministero del canto al termine delle parole di Don Paolo Sanna, hanno fatto emergere dall'assemblea convenuta un profondo atteggiamento di docilità interiore alla grazia di Dio. Anche John Bonnici, con la sua nota semplicità e profondità, nell’affrontare il tema “La fede dipende dalla predicazione e la predicazione, a sua volta, si attua per la parola di Cristo” (Rm 10,17), ha saputo catturare l'attenzione dei presenti. Ha introdotto il suo intervento affermando che senza la fede non c’è salvezza, perciò siamo fieri di essere cattolici. Tante volte, però, andiamo da un Santuario all’altro, forse alla ricerca di una statuetta che piange; corriamo dietro alle persone per toccarle, ma non è questa la fede. Dobbiamo tornare alla base della nostra fede! Spesso abbiamo lasciato queste ragnatele in tutta la Chiesa, ora dobbiamo toglierle e riprendere a parlare con semplicità della fede in Gesù, tramite il quale tutti gli uomini devono essere salvati.
Gesù è tutto per noi, guardate a Lui: Egli solo è la Via, la Verità e la Vita, e dove c’è Gesù c’è il perdono, la liberazione e la grazia. La fede viene da Gesù e per mezzo di Lui continua a crescere, ma essa va alimentata giorno dopo giorno attraverso l’ascolto dell’annuncio evangelico e mediante la preghiera, che è respiro con Dio e dialogo continuo con Lui. Mettendo in pratica i Suoi precetti e la Sua Parola, la nostra fede sarà poggiata sulla roccia, si fortificherà sino a diventare perfetta e la nostra testimonianza sarà audace, ha affermato il laico John Bonnici. Quando noi diciamo “Sì” a Gesù, decidiamo di camminare in un nuovo modello di vita e, quando faremo così, il Sangue di Gesù ci coprirà. Noi stiamo, come cristiani, sotto la cascata del Sangue di Gesù, continuamente puliti e, se dovessimo scostarci da questa cascata per fare qualcosa di negativo, torniamo subito sotto la cascata del Sangue, sparso una sola volta e per sempre per noi e per tutta l’umanità.John ha proseguito il suo intervento evidenziando quattro tipi di fede: prima di tutto la dottrina della Chiesa, cioè quello in cui crediamo; in secondo luogo la fede che fa crescere in noi i frutti dello Spirito; in terzo luogo quella fede che può muovere le montagne perché attende ciò che già è stato ottenuto da Dio; il quarto tipo di fede è quella in Gesù stesso. Se noi stiamo in Gesù è Lui che agisce in noi. Per crescere nella fede guardate a Gesù, Colui che la dona e la rende perfetta. La fede, dunque, dipende dalla predicazione, e questa si attua attraverso la Parola di Dio. La fede, pertanto, viene dall’ascolto e l’ascolto dalla Parola di Cristo. Nel pomeriggio, dopo la recita della Coroncina alla Divina Misericordia, i musicisti e il coro hanno coinvolto l’assemblea con una potente e festosa lode al Signore, che ha fortificato la fede dei presenti per accogliere un nuovo insegnamento. Il Dr. John Bonnici si è soffermato sul tema “Figlia, la tua fede ti ha salvata” (Mc 5,24-34), affermando che la finalità di ogni guarigione consiste principalmente nell’incontrare Gesù nella nostra vita. Gesù, infatti, ci vuole rendere completi: Egli non è venuto per salvare solo l'anima, ma per salvare tutto l'uomo. Dall'episodio del Vangelo che parla della donna affetta da emorragia, possiamo imparare cosa sia necessario per ottenere un miracolo. Occorre, prima di tutto, avere un bisogno per cercare la guarigione. Talvolta non vogliamo accettare di avere un grande bisogno, forse per ragioni emotive ma, non manifestando il bisogno, perdiamo la benedizione del Signore. Altre volte capita di dimenticare il nostro bisogno, magari perché guardiamo quello degli altri.
Una volta individuato il bisogno, dobbiamo valutare a chi dobbiamo rivolgerci ma, soprattutto, da chi dobbiamo andare: se dai medici, dai cartomanti o da Gesù, da cui spesso finiamo per andare come ultima spiaggia, dopo aver provato di tutto, mentre invece avremmo dovuto andarci da subito. Dobbiamo incontrare Gesù ed annunciarLo, senza scegliere i destinatari, perché tutti hanno bisogno di sentire la Parola di Dio ed il Vangelo deve essere predicato a tutti. Non temete, ha esortato John, tutti hanno bisogno della Buona Novella e tutto è possibile con Gesù. Naturalmente, per poter annunciare Gesù, dobbiamo noi per primi averLo incontrato. Molte volte la nostra evangelizzazione è superficiale, e questo perché noi lo siamo nella fede. Dobbiamo tenere i nostri occhi fissi su Gesù. Ricordate quando Pietro scese dalla barca per camminare sulle acque? Per non affondare doveva guardare a Gesù, come l’emorroissa che, avendo Gesù davanti a sé, per poterlo toccare doveva tenere i suoi occhi fissi su di Lui. Quando il nostro sguardo sarà fisso su Gesù, riusciremo ad ascoltare la Sua Parola e, nel meditare le Verità di Dio, sperimenteremo qualcosa di speciale in noi. Il passo successivo sarà quello di agire, ma senza pensare troppo, perché la fede viene dal cuore e la ragione dalla mente. Tante volte pensiamo di non essere degni di ricevere un miracolo o l’Eucaristia, ma il Signore è così pieno d’Amore per noi, tanto da essere venuto non per i buoni, ma per noi peccatori. La fede di quella donna era in Gesù e per questo è stata guarita. Ecco perché dobbiamo essere aperti a ricevere la guarigione, senza mettere in dubbio le Parole di Gesù. Se in noi vi è qualche peccato o qualche relazione sbagliata e non ne siamo pentiti, dobbiamo rimediare: se siamo ricorsi all’occulto occorre rinunciarvi; se nutriamo un rancore dobbiamo perdonare prima di poter ricevere qualcosa. Nell’Eucaristia ritroviamo tutte le guarigioni, perché ogni guarigione viene dalla Croce: sarà Lui stesso a venirci incontro. In conclusione John ha invitato a non avere paura di mettersi davanti al Signore per chiederGli la guarigione; per Lui, infatti, non ci sono sofferenze più piccole o più grandi: Gesù vuole guarirci completamente e noi siamo qui perché, riconoscendoci malati e bisognosi di soccorso, crediamo che Gesù il Signore possa donarci la guarigione.
L’Arcivescovo di Cagliari S.E. Mons. Miglio è stato accolto da un lungo applauso e dalle parole del Presidente della Comunità Giuliano Monaco il quale, nel dargli il benvenuto, ha brevemente illustrato l’Apostolato della stessa. Mons. Miglio, durante la Celebrazione Eucaristica da lui presieduta, prendendo spunto dalla Liturgia, si è rivolto ai convenuti con il dire che “Spirito” e “Corpo” sono inscindibili: non possiamo essere attenti al corpo e trascurare lo Spirito, e viceversa. Le membra costituiscono un corpo solo, così anche Cristo. Essere attenti al corpo significa accettare la corporeità di Cristo e della Chiesa. Oggi è difficile accettare che Cristo sia presente in un corpo. Corpo vuol dire pesantezza, limiti, gradevolezza o sgradevolezza, e la nostra prima tentazione è quella di aggirare il corpo, quel Suo Corpo di cui noi siamo membra. La nostra umanità, a volte, diventa scandalo, inciampo. Quando diciamo “Chiesa”, indichiamo tutti noi, e, quindi, l’inciampo nel corpo avviene per quei pezzi di Chiesa intorno a noi che sono gli altri battezzati. San Paolo ci invita a guardare la realtà del Corpo universale, in unione di quello stesso Spirito che ha innestato ciascuno di noi nella vita di Cristo. Il corpo, per funzionare, deve essere unito e l'unità comporta la subordinazione dell'attività di ciascun membro per il bene del corpo. Quando nella Chiesa la diversità dei ruoli diventa motivo di gioia, allora regna l'unità. Quando, invece, le diverse membra del Corpo guardano a chi è il più importante, o il necessario o il bello, la diversità diventa fonte di gelosia e di invidia.
Il fatto che la Chiesa viva accettando la corporeità come la strada per arrivare a Cristo, e gioisca della diversità di ciascun membro, non avviene per generazione spontanea della nostra carne ma per opera dello Spirito Santo. Ciascun membro della Chiesa, nella diversità dei doni e ministeri ricevuti dallo Spirito Santo, è chiamato a collaborare per l’unità del Corpo di Cristo, perché la storia di oggi possa diventare storia di vita e di speranza. Dopo la Santa Messa ha aperto la preghiera di consolazione Giuliano Monaco che, dopo aver fatto una sintesi delle Relazioni ascoltate durante la giornata, ha guidato l’assemblea a preparare il proprio cuore per ricevere l’Amore, la Pietà e la Misericordia di Dio: ci vogliamo inchinare davanti a Te, Padre Santo, per ricevere la cascata del Tuo Amore, quel balsamo d’Amore che ci avvolge e ci abbraccia. Noi ci consegniamo a Te, continua a trasformare la nostra vita. Ha proseguito John Bonnici conducendo una profonda preghiera per la guarigione invitando i presenti ad affidare a Gesù, con grande fede, la propria sofferenza: rimanete nell’amore del Signore e sperimenterete che ogni cosa che noi chiediamo nella preghiera può essere data a noi non solo in questo momento, ma anche domani e nei giorni successivi.La Misericordia di Dio si è manifestata con abbondanza ed ha elargito tanti benefici spirituali e fisici, soprattutto quando il Santissimo Sacramento, condotto dal Sacerdote, è passato nei vari settori della Sala. Col Suo passare, Gesù Eucarestia ha manifestato la Sua potenza risanando i cuori affranti e ricolmandoli di consolazione. In questa giornata di Convegno ognuno dei presenti ha avuto modo di rafforzare la propria fede per poter rispondere con coraggio e audacia alla chiamata di Dio.