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Fate tutto per la Gloria di Dio

Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 12 Maggio 2013

Siamo chiamati a volare alto per puntare in alto, a saper guardare al di là di quello che la nostra vista ci permette di vedere, perché siamo stati creati per restare con Dio, che è vita, gioia, amore per sempre. Dio ci ha creati per la Sua Gloria, non per la nostra e, infatti, “Fate tutto per la gloria di Dio” (1Cor 10,31) è stato l’argomento sul quale ha inteso soffermarsi la Comunità in occasione del Convegno di formazione ed evangelizzazione svolto Domenica 12 Maggio 2013.

Preghiera di lode

Già dalle 8,00 del mattino sono giunti da più parti della Sardegna centinaia di partecipanti per glorificare insieme il Signore ed essere da Lui trasformati ad immagine di Gesù. I melodiosi canti ed il clima di festa scaturiti dalla gioia del Tempo Pasquale hanno favorito l’elevazione di un’intensa preghiera di lode guidata dai fratelli dell’animazione e la disponibilità dei cuori all’accoglienza della Parola di Dio, parola che si è manifestata ricca ed abbondante durante la giornata.

La prima relazione è stata svolta dal laico di origine congolese Kalì Musangu, membro della Comunità Maria del Rinnovamento Carismatico Cattolico il quale, soffermandosi sul tema “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini” (Mt 5,13-16), ha affermato che, come Gesù ci ha detto, siamo luce del mondo e la luce che Dio mette dentro di noi cambia la nostra vita e quella di coloro che ci circondano.

Dobbiamo lasciare risplendere questa luce in ciascuno di noi per cambiare il mondo, perché la gente ha bisogno di vedere tale luce e, se noi porteremo la luce del Signore, saremo strumenti di unità per il popolo di Dio. Il profeta Isaia ci esorta a non ricordare le cose antiche, perché Dio sta facendo cose nuove, e una di queste è la luce che dobbiamo portare. La luce dà la vita, fa crescere: beato l’uomo che medita la Parola giorno e notte. Non dobbiamo separare la nostra vita dalla Parola di Dio. Solo mettendola in pratica, infatti, diventiamo liberi per vivere alla Sua luminosa presenza; senza di essa non possiamo fare nulla. Questa luce ci porta a far morire il nostro “io”, ancora legato alle tenebre e a bandire tutte quelle cose che fanno parte delle tenebre: la gelosia, l’invidia, la paura, la tristezza, lo scoraggiamento e l’avvilimento nella malattia, per confidare soltanto nella bontà di Dio. Spesso, ha proseguito Kalì, non siamo più capaci di pregare, siamo tristi, ed invece dovremmo far esplodere la nostra gioia davanti allo specchio, perché Dio è con noi. Non possiamo perdere o farci rubare la nostra luce! Quando la perdiamo, infatti, siamo più soggetti alla tentazione ed il demonio ci tormenta giorno e notte, magari mettendo nelle nostre orecchie e nel nostro cuore tanta confusione per farci perdere la verità o suscitando verso di noi le parole offensive di qualcuno. In quel caso noi lo dobbiamo perdonare e benedire, anche se questo fosse per lui motivo di ulteriore malumore.

Kalì Musangu

Preghiamo nel silenzio della nostra camera, perché il Signore ci dia la forza di perdonare, in quanto il perdono è una guarigione ed una liberazione del cuore. PreghiamoLo anche perché ci dia la forza di abbracciare tutti i nostri nemici. Se noi non dovessimo perdonare non faremmo risplendere la luce di Dio in noi e questo ci condurrebbe alla morte spirituale e ad essere dei cadaveri ambulanti. Il Signore vuole usare ognuno di noi, ma abbiamo bisogno della potente guida dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è pronto a manifestare la Sua gloria, a guarire e liberare, ma non può forzare la nostra volontà: occorre la fede e la disponibilità a collaborare con Dio, in modo che la nostra luce si metta in contatto con quella di Dio e possa iniziare in noi quella guarigione che ci rende luminosi. Facciamo, perciò, risplendere la nostra luce, annunciando con la vita che Gesù è vivo in noi

La successiva relazione dal tema “Accoglietevi gli uni gli altri” (Rm 15,1-7) è stata condotta in modo coinvolgente dal Cappuccino Padre Andrea Manca. Ha esordito invitando i partecipanti a rendersi docili all’ascolto di Dio che parla, togliendo subito i sassi dal nostro cuore dove Dio vuole seminare la Sua Parola. Quando le prove ci soffocano, ha affermato, non riusciamo a dare spazio a Dio, mentre Lui ha da dirci cose sempre nuove. Non possiamo andar via da qui con i pesi con cui siamo arrivati, ma occorre affidarli alla Misericordia di Dio; il nostro cuore sarà, così, libero di accogliere le novità del Signore. Padre Andrea è poi entrato nel vivo della tematica: E’ difficile mettere in pratica l’esortazione di San Paolo “accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi”. Egli stesso ci chiarisce che dobbiamo “accoglierci” per la gloria di Dio. Il verbo “accogliere” ha una dimensione più ampia. Infatti, se proviamo ad esaminare, nell'ottica dello Spirito Santo, che cosa comporta l'accogliere, scopriremo che esso implica l'accettare, il vedere, l'ascoltare, il gradire, l'ospitare, il ricevere e il donare. Per saper accogliere nella Verità e nella Santità possiamo attingere forza dal Vangelo. Dal Vangelo, infatti, riceviamo la forza di Dio per la nostra salvezza e per la nostra guarigione. Ciascuno di noi è venuto qui per ricevere forza e coraggio che può trovare solo nel Vangelo di Gesù e nella buona notizia che Gesù ci accoglie. Dio Padre intende assolutamente salvare l’umanità, venduta come schiava del peccato, comunicando a noi la Sua vita di Santità. Se oggi accogliamo questa Parola, usciremo da questo Convegno giustificati e non più schiavi del peccato. Gesù Cristo è Colui che mette la pace nel nostro cuore e desidera, attraverso questa predicazione, mettere in atto tale riconciliazione, affinché ciascuno di noi sia santo. Qual è questo strumento di riconciliazione? Sia Papa Benedetto XVI che Papa Francesco ci hanno comunicato la stessa realtà di Chiesa, perché potesse arrivare a noi la santificazione di Cristo.

Padre Andrea Manca

La Chiesa è sempre stata mezzo e strumento della santificazione, attraverso la quale ci viene data la grazia di Dio, grazia che troviamo attraverso l’opera di Cristo. La salvezza di Dio deve passare, e passa, attraverso la Chiesa, in quanto essa ne è depositaria. Se voglio essere riconciliato, ha proseguito Padre Andrea, se voglio la salvezza, non posso passare attraverso altre porte diverse dai Sacramenti. Mediante il Battesimo siamo inseriti nella morte e nella resurrezione di Cristo e riceviamo un cuore che non si ferma mai, quel palpito soprannaturale che è l’amore di Dio. E’ un palpito reso operante da Cristo, è il palpito operante dell’amore di Dio nel momento supremo della croce. San Giovanni lo descrive bene, non dicendo che Gesù “morì”, ma affermando che Gesù “spirò”, cioè “diede lo spirito”. Il Signore ci ha dato il dono di quel palpito supremo che supera la nostra malattia e il nostro peccato. Davanti a questi doni, cosa vogliamo fare della nostra vita? Ha chiesto Padre Andrea. Dio ha fatto irruzione nella nostra storia ed ha spalancato la porta del Suo cuore perché ci ama. Da parte nostra, siamo invitati ad aprire la porta della fede per far entrare Gesù e la salvezza di Dio nella nostra vita. Quando noi apriamo la porta a Gesù, con un’adesione totale, diciamo “sì” a tutte le Verità rivelate, dove Egli ci rivela tutta la pienezza del Suo progetto d'amore. Dio ci parla attraverso la Chiesa e ci dice che Gesù ci ha salvati lavandoci nel Suo Sangue Prezioso. La nostra accoglienza è la fede, quell’obbedienza interiore alla volontà di Dio vissuta nella speranza e verso il Paradiso, che si traduce nella Carità operante. Il significato di quella Carità che non sta ferma ma che cammina si trova nella frase di San Paolo “Accoglietevi gli uni gli altri, come Cristo accolse voi...”, perché quando tu ami, e ami come Cristo, quell’amore torna all’Autore che è Dio, e torna per la Sua Gloria. Testimoniamo Gesù e non altro, gratuitamente e senza far conto delle offese ricevute, perché oggi il mondo ha sete di questo amore gratuito. Teniamo viva la speranza ed il Dio della consolazione ci conceda di avere, gli uni verso gli altri, gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, perché solo così Gli renderemo gloria. La gloria di Dio è l’uomo vivente.

Al termine della relazione di Padre Andrea, la Comunità ha voluto rinnovare la propria Consacrazione a Maria Santissima, proprio nel Mese a Lei dedicato.

Nel pomeriggio, dopo la recita del Santo Rosario ed una gioiosa preghiera di lode intercalata da festosi canti, ha preso la parola il Presidente della Comunità Giuliano Monaco, il quale ha voluto approfondire alcuni spunti offerti dai Relatori durante la mattinata.

La funzione della luce di cui ci ha parlato Kalì è quella di poter sfolgorare davanti agli uomini come esempio efficace, ha asserito Giuliano. I discepoli non vivono per sé, in modo autosufficiente e in un angolo nascosto del mondo, bensì in pubblico, ben visibili. Come i discepoli, così anche noi dobbiamo essere delle lampade, non per avere luce solo per noi stessi, ma per darla a diverse persone.

Giuliano Monaco

La luce non serve soltanto per offrire la possibilità ad altri di non stare al buio, ma anche per vedere con chi, come e dove sto camminando. La luce che noi possiamo offrire ha un’intensità ridotta: siamo come delle torce, perché la luce più grande e intensa ci viene data da Gesù che si proclama “luce vera del mondo, venuta per illuminare ogni uomo” (Gv 1,5; 8,12). E’ Lui la Luce e, con il nostro impegno spirituale, con la nostra luce di testimonianza indichiamo la strada per giungere a Gesù. “Fate discepoli tutti i popoli”, ci dice Gesù. L’essere luce non è frutto dei nostri sforzi, ma è il risultato dell’aver rinnovato la nostra vita lasciando operare e transitare in noi lo Spirito Santo! L’intervento di Kalì ci ha aiutato ad assimilare maggiormente la riflessione sull’accoglienza successivamente trattata da Padre Andrea. Che senso ha essere luce di Cristo per i fratelli, se non sappiamo essere accoglienti come Gesù ci ha accolto? Ha chiesto Giuliano. Gesù è stato, ed è tutt’ora, il nostro “Buon Samaritano” che, durante i fatti rovinosi che ci sono capitati nella vita e che ci capitano ancora, continua a farsi “Soccorso”: ci fascia le ferite e si prende cura della nostra vita. L’accoglierci edifica la Comunità! L’accoglierci arricchisce la Chiesa di salvati e di perdonati! Nell’accoglierci si creano nuove lampade per testimoniare il Vangelo. Giuliano ha poi invitato i presenti a preparare il proprio cuore per il momento in cui ci saremmo rivolti a Gesù Misericordioso per presentarGli le nostre necessità e quelle delle persone a noi care.

Quando pregheremo, ha specificato Giuliano, dovremo avere una grande fiducia in Gesù... sicuri che Lui, il Santo, il Re dei Re, il Figlio di Dio, può tutto.... Sarà un “atto di abbandono” che, per ogni situazione di sofferenza e difficoltà che portiamo nel cuore, ci condurrà a ripetere: “Pensaci Tu Gesù!”.

E’ stato poi il momento di Kalì che, nello svolgimento del tema “Non ti ho detto che se tu credi, vedrai la gloria di Dio?”, ha così asserito: Spesso diciamo di credere dopo aver visto, ma oggi vogliamo cambiare questo assunto ed affermare di voler credere per la fede e non per aver visto. Gesù disse a Marta che, se avesse creduto, avrebbe visto la gloria di Dio. Se noi crederemo, vedremo nella nostra casa cambiare ogni cosa, perché Dio è capace di guarire le nostre infermità. Come Gesù si è commosso per la morte di Lazzaro, così vuol fare e fa davvero per ciascuno di noi ma, per poter essere guariti, occorre la nostra collaborazione che consiste nel togliere la pietra dal sepolcro, ovvero nel rimuovere le pietre che abbiamo nel cuore. I pensieri di Dio, infatti, non corrispondono ai nostri. Seppure Lazzaro fosse senza vita, Gesù gli comandò di venir fuori ed il morto uscì. Potremmo chiederci come possa un morto sentire la voce, ma la potenza dello Spirito Santo ci sorprende sempre. Questo pomeriggio vorrei che tutte le persone malate sentissero la voce di Gesù, perché siamo figli amati da Dio. Dobbiamo far risplendere la luce di Dio che è in noi e scuotere la nostra città, perché la gente ha bisogno di Dio. La donna Cananea, nonostante non potesse parlare con un Giudeo, si mise a implorare Gesù per la liberazione della propria figlia, ma Gesù non le rivolse neppure una parola. Solo dinanzi alle sue insistenze Gesù la degnò di una risposta: “Donna, non sono venuto per te, ma per le pecore di Israele”. Ma lei, riconoscendo che Gesù è il Signore, Gli si prostrò dinnanzi e Lui le rispose: “Non è bene togliere il pane dalla bocca dei figli per darlo ai cagnolini”.

Preghiera

La Cananea osò insistere ancora, ha continuato Kalì, perché voleva vedere la figlia guarita: “E’ vero, ma anche i cagnolini si cibano dalle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto secondo il tuo desiderio” fu l’esclamazione di Gesù e, da quell’istante, la figlia fu guarita. A tutte le mamme suggerisco di fare come la Cananea, di gridare al Signore per i propri figli, perché la preghiera di una mamma è potente. Insistere come la Cananea, così dobbiamo fare noi quando preghiamo per i nostri bisogni e per quelli dei nostri cari che stanno a casa: non dobbiamo desistere mai, né temere di disturbare il Signore, perché la nostra fede fa muovere il cuore di Dio.

Al termine della Relazione ci siamo rivolti alla Misericordia di Dio per presentargli tutte le nostre necessità spirituali e fisiche, guidati da Kalì e dai membri del Consiglio Spirituale. Il Signore non ha lasciato quanti hanno pregato a mani vuote. Un lungo applauso scaturito dall’assemblea ha voluto esprimere la gioia e la gratitudine al Signore per le opere da Lui compiute in mezzo al Suo popolo che Lo ha invocato con fede.

La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta da Padre Ignazio Melis che, nella sua Omelia, si è soffermato sul Vangelo relativo all’odierna Solennità dell’Ascensione del Signore offrendo spunti di riflessione molto interessanti.

Qui voglio condividere una meditazione che possa essere proficua anche per voi e ve la propongo come esperienza personale. Non riesco, in occasione dell’Ascensione, a non pormi la seguente domanda: “Perché Gesù non è rimasto sulla terra? Non Gli sarebbe stato più facile restare con noi? Perché non è rimasto sulla terra risorto e glorioso?

Celebrazione Eucaristica

Sarebbe stato meraviglioso sentire il timbro della Sua voce, annusare il Suo profumo... avremmo camminato al Suo fianco come i dodici, ed avremmo lasciato ribaltare la nostra vita dalla Sua Parola, avremmo guardato le Sue mani trafitte... Quello che tratteniamo diventa per noi una zavorra e Gesù ce lo avrebbe certamente ricordato. Sì, sarebbe stato fantastico. Ma poi ripenso, rileggo con calma il brano che la Liturgia ci ha proposto attraverso San Luca ed ancora mi lascio stupire. Quella di Gesù non è stata una fuga, ma un ritorno. Il Figlio ritorna al Padre, il Risorto entra nella comunione della Trinità ed ogni volta che la vivo finisco per concludere che questa festa è sconvolgente, perché Gesù porta con Sé tutta la nostra umanità, che ha amato e fatto Sua. E’ grande Gesù! Hai capito bene, il Risorto torna al Padre, con il Suo corpo trafitto e trasfigurato, con luci ed ombre dell’umanità. Nulla che è umano è lontano dallo sguardo di Dio. Dio conosce la nostra fatica, Lui conosce le nostre lacrime e i nostri tradimenti, conosce la fatica della distanza, Lui conosce tutta la nostra storia, le nostre prove, le nostre sofferenze. Che Dio stupendo ci ha rivelato Gesù e quale missione impegnativa ci ha affidato prima di salire al cielo: quella di essere testimoni del Suo volto, che deve essere reso presente e visibile dal volto della Chiesa. Se non saremo testimoni avremmo sprecato la nostra vita! Invochiamo, perciò, lo Spirito Santo, perché anche la nostra Comunità brilli della luce del Cristo Risorto. InvochiamoLo per superare le nevrosi pastorali che spesso ci appesantiscono, per ritrovare la carica profetica dell’annuncio del Vangelo e prendere il largo sulla Sua Parola.

Padre Ignazio ha concluso il suo intervento invitando l’assemblea ad unirsi alla sua preghiera: Signore Gesù, che hai detto a Simone ed a tutti noi di avere il coraggio di prendere il largo, poni in noi il desiderio del mare aperto perché siamo troppo curvi sulla nostra barca. Liberaci dalla rassegnazione alle basse quote, dalle false sicurezze, dal fare come fanno tutti. Ecco, o Signore, le mie reti, i talenti che mi hai consegnato: fa’ che io prenda il largo sulle Tue rotte, affinché ritrovi la mia vita in compagnia del Tuo Amore.

Dopo la Santa Messa ci siamo soffermati a lodare e adorare Gesù presente nell’Eucarestia. E’ stato un momento d'intimità tra la creatura ed il Creatore, come quella che si viene a creare tra il bimbo e i propri genitori. Davanti a Lui abbiamo spalancato i nostri cuori, l’abbiamo accolto come il Re delle nostre giornate e a Lui abbiamo affidato la nostra esistenza, che desideriamo vivere esclusivamente per la Sua Gloria. Al termine del Convegno, verso le ore 20,00, tutti i partecipanti traboccavano di gioia e, mentre raggiungevano gli autobus per far rientro nelle proprie abitazioni, continuavano ad elevare festosi canti di lode al Signore, che li avrà sicuramente aiutati a condividere con i familiari le benedizioni ricevute con abbondanza.

L'Incontro di Preghiera Settimanale

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