Comportatevi in modo degno del Vangelo di Cristo
Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 10 Marzo 2013
Siamo tutti chiamati a rinvigorire il nostro passo nel cammino della fede, soprattutto per rendere una testimonianza più incisiva e credibile dinanzi ad una società pervasa da una crisi complessa che tende a soffocare o, addirittura spegnere, la speranza. Viviamo l’urgenza di mostrare a tutti, con rinnovato entusiasmo, il vero volto di Cristo che chiama alla Sua sequela e noi, per primi, siamo fortemente interpellati ad accogliere l’esortazione di San Paolo “Comportatevi in modo degno del Vangelo di Cristo” (Fil 1,27). Su questo tema, Domenica 10 Marzo 2013, si è soffermata a riflettere la Comunità in occasione di un Convegno formativo al quale sono convenute oltre seicento persone, giunte da varie zone della Sardegna.
Già dal mattino si intravedeva la gioia nel volto dei presenti, tutti desiderosi di essere nutriti dalla Parola di Dio e rafforzati nella fede: gioia di rincontrarsi, gioia di condividere la chiamata di Gesù, gioia di rispondere a Lui con generosa disponibilità, gioia che sgorgava attraverso i canti melodiosi intonati dai musicisti. Sono intervenuti, quali Relatori della giornata, il Presidente della Comunità Giuliano Monaco e Padre Elias Vella, OFM Conventuale, i quali hanno saputo offrire un’adeguata preparazione alla Santa Pasqua, suscitando nei convenuti l’originario fervore dei primi cristiani, innamorati di Cristo, che si lasciavano trasformare dalla potenza dello Spirito Santo. Giuliano si è rivolto in modo incisivo ai convenuti spiegando i versetti della Sacra Scrittura riportati nella Lettera agli Efesini 4,17-32, ed ha così esordito: Carissimi, questa Parola di esortazione di San Paolo potrebbe essere rivolta a noi: sono tante le occasioni e le possibilità per rattristare lo Spirito Santo. La Parola ci invita ad un rinnovamento spirituale dei pensieri e delle abitudini, ad un rinnovamento del cuore. Non rattristiamo lo Spirito Santo e non spegniamoLo. Come sarebbe la nostra vita se rattristassimo o spegnessimo lo Spirito Santo in noi? Quanti di noi hanno conosciuto persone tristi?! Sicuramente diversi. Se in un volto, nell'animo di una persona entra la tristezza, ogni cosa che lei farà sarà svolta senza interesse, senza gusto. Immaginiamo che cosa possa comportare il rattristare lo Spirito Santo! Molto di più! San Paolo ci dice di non vivere più come i pagani e di liberarci dal comportamento che segue le passioni ingannatrici. Ci esorta ad allontanare da noi l'amarezza e il risentimento, evitando le offese e la malignità; a lasciar da parte la collera e i litigi. Questi ed altri atteggiamenti non lasciano sereno il nostro cuore, casa e dimora dello Spirito Santo; e, più pecchiamo e più rattristiamo lo Spirito o, addirittura, Lo spegniamo. Più assumiamo atteggiamenti di peccato e più spingiamo lo Spirito Santo fuori dalla nostra vita. San Paolo ci invita ad essere diversi: pieni di comprensione, di gentilezza; disponibili anche ad aiutare quelli che hanno bisogno; pronti a perdonarci a vicenda come ci perdona Gesù.
L'aver incontrato e accettato Gesù Cristo, deve provocare un radicale cambiamento, una vera e propria rivoluzione nel credente, che deve concretizzarsi nell'abbandono dei comportamenti negativi del passato, e nell'abbracciare, invece, quelli santi di Cristo. Miei cari, ha proseguito il Presidente della Comunità, tale cambiamento è espresso da San Paolo con un esempio (v.24): “rivestire l’uomo nuovo”, cioè svestirsi dell'uomo vecchio per indossare l'uomo nuovo. Qui non si parla di "abito" nel vero senso della parola, ma s'intende affermare la necessità di spogliarsi di un comportamento precedente e sbagliato, quello dell'uomo vecchio, per rivestirsi di una condotta del tutto redenta dal Sangue di Cristo Gesù: questo cambiamento è tutto, perché attraversa la persona "da capo a piedi", dalle idee alla prassi esteriore. In un altro versetto, quello di Colossesi 3,9-10, la Scrittura fa lo stesso riferimento: "Vi siete svestiti dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova ad immagine di Colui che lo ha creato". Si compie un grande peccato contro lo Spirito Santo quando Lo si rattrista, poiché in tal modo si rinnega la Sua potenza e la Sua presenza. Rifiutare, rinunciare allo Spirito Santo, umanamente parlando, significa rinunciare alla Primavera: rifiutare l’aria fresca, rifiutare di vedere i fiori che sbocciano, le primule dopo la neve e il gelo, le mimose, il pesco, il melo, il ciliegio… Lo Spirito Santo ti fa entrare in una comunione intima e profonda con il Padre e il Figlio. Quando una persona accoglie lo Spirito Santo, le prime parole che ode dentro di sé sono queste: "Gesù ti ama” e, allora, saremo capaci di dire: “Vieni Signore Gesù!". Avvertiremo un mormorio leggero, dolce, amoroso, quando noi tutti, insieme, diremo: "Vieni Signore Gesù: Maranathà!". Un lungo applauso ha chiuso la Relazione di Giuliano, il quale, immediatamente, ha voluto fare una breve preghiera di invocazione dello Spirito Santo su tutta l’assemblea che, a braccia aperte, si è lasciata pervadere dal Suo soffio rigenerante. L’altro insegnamento è stato tenuto da Padre Elias Vella, Sacerdote della Diocesi di Malta, impegnato nella predicazione a livello internazionale e nella conduzione di Seminari e Ritiri. Domenica è sapientemente entrato nel vivo del tema della giornata: "Comportatevi in modo degno del Vangelo di Cristo" (Fil 1,27)
Noi molte volte non camminiamo più perché siamo contenti di essere là dove siamo; viviamo nell’immobilità spirituale, quasi protetti dalla staticità degli eventi e dalle consuete vicende quotidiane. Anche se siamo fieri di credere nel Vangelo, ha affermato Padre Vella, in realtà spesso non ci comportiamo da cristiani e ci adeguiamo facilmente alla mentalità corrente, persino conformandoci ad essa. La nostra fede, perciò, non è più occasione di testimonianza, né strumento di evangelizzazione. Noi non evangelizziamo se non abbiamo incontrato il Signore, non solo con la mente ma soprattutto con il cuore. L’incontro con Gesù ci cambia radicalmente e ci trasforma, come è avvenuto per Zaccheo o per la Samaritana. Zaccheo, pur ritenendo di avere la propria casa interiore in disordine a motivo dell’odio, del rancore o della falsità, ritenne che Gesù vi avrebbe potuto porre ordine. L’incontro con Gesù trasformò la sua vita tanto che, inizialmente, nacque in lui lo slancio di dare molto dei suoi beni ai poveri e, in seguito, la sua conversione proseguì passo dopo passo. Anche la Samaritana, prima di incontrare Gesù, nutriva odio, aveva risentimento, al punto tale da non essere capace di dare un bicchiere d'acqua ad un Giudeo. Lei, per evitare il contatto con gli altri, andava ad attingere l'acqua a mezzogiorno, l'ora più calda della giornata. Quando Gesù le disse di essere Colui che le avrebbe dato l'acqua viva, avvenne il suo cambiamento e lei testimoniò di aver incontrato il Messia. Non siamo noi ad incontrare Gesù, ma è Lui che incontra noi, è Lui che ci chiama personalmente e viene presso di noi, se siamo capaci di accoglierLo nella nostra vita. Quando il nostro cambiamento coerente al Vangelo sarà visibile nelle nostre azioni quotidiane, allora potremo sentirci trasformati. Come ci ha detto Giuliano, dobbiamo cambiare abito: vestirci di Gesù e indossarLo dall'interno, senza maschere, perché esse sono destinate a cadere. Il vestirci di Gesù è comportarci come Lui, assumendo i Suoi pensieri e i Suoi modi di agire. Come facciamo a chiamarci cristiani se non obbediamo a Gesù ma, piuttosto, ad altri idoli? Oggi il problema non è l'ateismo, quanto l'idolatria. L'uomo, infatti, pensa di essere autonomo, intelligente e, addirittura, un dio, convinto di poter fare tutto da solo. Questa è un'illusione! Siamo stati noi a mandare via Dio dalla nostra vita e dalla società. Preferiamo vivere, infatti, in base ai nostri interessi e a ciò che ci conviene, e quando capita qualche cosa di negativo ci chiediamo dove Dio possa essere. In effetti, impediamo al Signore di agire nella nostra vita e poi attribuiamo a Lui le colpe degli insuccessi. Non pensiamo, invece, che gli autori di certe croci che ci affliggono siamo proprio noi. Ma, se siamo di Cristo, dobbiamo agire come Lui agisce: incontrarLo vuol dire acquisire il modo di pensare e la logica di Gesù, amare con il Suo stesso cuore e vivere in profonda unione con Lui. Bisogna essere rami uniti al tronco per poter vivere e noi abbiamo bisogno di Gesù, altrimenti crolliamo. Gesù è la Via, la Verità, la Vita; Lui solo è il Pastore e la Porta. Aggrappiamoci, perciò, al Signore, il nostro Salvatore e Redentore.
Nel pomeriggio, dopo la recita del Santo Rosario ed una stupenda preghiera di lode accompagnata da suggestivi canti di ringraziamento all’Altissimo, abbiamo vissuto un momento di grazia nel vedere tanti giovani, riuniti accanto al palco, che hanno manifestato, con le lacrime agli occhi, il desiderio di lasciare certi atteggiamenti non conformi al Vangelo che la società trasmette. Sino a quel momento, infatti, si erano lasciati incantare da tante cose di poco conto giungendo persino ad idolatrarle. A voce alta, essi hanno chiesto di essere rinnovati e trasformati da Gesù e, così, tutta l'assemblea ha invocato per loro il dono dello Spirito Santo affinché la loro giovinezza fosse invasa e pervasa dall'amore di Dio, e perché il loro futuro, affettivo e lavorativo, fosse condotto dalla sapiente guida di Gesù. Successivamente, Padre Elias si è soffermato sui versetti "Esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime" (1Pt 1,8-9), ed ha precisato che non siamo chiamati al piacere psicologico e temporale, ma a quella gioia che è frutto dello Spirito Santo e che scaturisce dal compiere la volontà del Padre. La meta della nostra fede è Gesù e quando seguiamo il Signore abbiamo la gioia, ha asserito Padre Elias. E' però importante comprendere in quale modalità è preferibile seguire il Signore. Infatti, ci capita di farlo in tre modi diversi: avanti a Lui, dietro di Lui o accanto a Lui. Quando pretendiamo di suggerire a Dio che cosa sia meglio fare, la nostra fede non è matura e, in questo caso, camminiamo davanti a Lui. Ma il meglio non coincide con i nostri desideri: è Lui che sempre decide che cosa darci per il nostro bene. Non dobbiamo neppure rimanere indietro al Signore nel camminare, perché altrimenti non ci accorgiamo se Lo stiamo perdendo. Molti sono religiosi ma non fedeli, perché non fanno l'incontro con Gesù. Dobbiamo, invece, andare oltre e cioè passare dalla religione alla fede, non credendo in qualcosa ma in Qualcuno, nel Dio vivente che ci dona la pienezza della vita. L'essere autentici discepoli di Gesù significa accogliere la volontà di Dio, guardando tutto alla luce del Vangelo. Il discepolo è colui che osserva con fedeltà, o cerca di osservare, la Parola di Dio, rinunciando anche ai propri averi. Padre Elias ha poi spiegato che Gesù ci ha dato tanti doni e noi siamo chiamati ad usarli, senza però appropriarcene. Rinunciare a tutti i propri averi vuol dire consegnare tutto a Lui e sarà Lui a dirigerci. Il modo migliore per seguire il Signore è camminare accanto a Lui diventando Suoi discepoli, senza compromessi o false priorità, sino a poter dire con San Paolo: “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Nel compiere il viaggio con Lui e in Lui acquisteremo la vera gioia e la salvezza delle nostre anime.
Dopo la Celebrazione Eucaristica presieduta da Padre Elias, Padre Tarcisio Mascia ha condotto Gesù Eucarestia nei vari settori della Sala. Con un lungo applauso ed una grande commozione abbiamo accolto ed osannato il Signore, il Re dell’universo, venuto ad incontrare la nostra storia. Abbiamo guardato verso l'Ostensorio ed abbiamo parlato a Gesù con i nostri silenzi; con i linguaggi del cuore Gli abbiamo espresso le nostre speranze ed abbiamo incontrato i Suoi occhi, pieni di Misericordia e d'Amore. Il Convegno si è concluso verso le 19,30 dopo aver ascoltato diverse testimonianze di quanti hanno avvertito una forte consolazione nel proprio cuore. Rafforzati dal tocco dello Spirito Santo e ricolmi di pace, siamo rientrati nelle nostre famiglie con il desiderio e l’impegno di incoraggiare i nostri cari e portare un messaggio di speranza a quanti sono ancora nello sconforto.