Che io riabbia la vista
Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 12 Ottobre 2014
Una grande gioia ha pervaso i nostri cuori per il privilegio di ritrovarci riuniti in Convegno il 12 Ottobre 2014 proprio alla vigilia del compleanno della cara amica e Serva di Dio Simona Tronci, cofondatrice della nostra Comunità. Hanno partecipato numerose persone provenienti da varie zone della Sardegna, tutte bisognose di essere corroborate interiormente dalla potenza dello Spirito Santo e nutrite dalla Parola di Dio. Il tema della giornata "Che io riabbia la vista" (Mc 10,51) è stata anche l'unanime invocazione che ciascuno dei presenti ha rivolto con fiducia a Gesù. Relatori del Convegno: il Cappuccino Padre Andrea Manca, Don Alejandro Festa, Direttore della Casa di Preghiera "Gesù Divino Amore", e Giuliano Monaco, Presidente della nostra Comunità. I canti di lode e di esultanza al Signore hanno dato l'avvio alla preghiera comunitaria che, in un cuor solo ed un'anima sola, si è elevata al Padre per intercessione della Serva di Dio Simona.
Dopo un canto d'invocazione dello Spirito Santo è cresciuta la speranza in Dio ed è sgorgata la gioia anche in chi è giunto nella sala maggiormente provato dalla tristezza o dalla sofferenza. Come un terreno inaridito dal gran caldo estivo diviene fertile grazie alla leggera pioggia dell'autunno, così i cuori dei presenti sono diventati docili all'ascolto della Parola di Dio grazie alla delicata ma efficace azione dello Spirito Santo che non si è lasciato attendere da chi, sinceramente, Lo ha invocato.
La prima relazione è stata svolta dal Cappuccino Padre Andrea Manca, il quale ha svolto il tema "Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore" (Ef 5,8) e, facendo una commemorazione di Simona alla luce della lettera di San Paolo, ha così esordito: Leggendo gli scritti di Simona ti accorgi della sua finezza, del suo linguaggio altamente teologico. Tutte le parole che usa non sono scritte a caso, ma ispirate dallo Spirito Santo. A proposito del discorso sulle tenebre, Simona ha ben presente la storia della salvezza: è la storia tra il Figlio e Dio stesso e, questa storia, Simona la descrive in modo delicatissimo. E' la storia della luce di Dio e delle tenebre degli uomini che, a causa della loro ribellione, Lo conducono ad intervenire attraverso i Suoi intermediari e messaggeri, i Profeti.
Anche quando noi Lo rifiutiamo, Dio non si ribella e, per il Suo grande amore, si abbassa e viene ad abitare in mezzo a noi. "Il popolo che camminava nelle tenebre, ha visto una grande luce... un bambino è nato per noi": la pienezza della luce è arrivata a noi attraverso il mistero Pasquale. Le tenebre vengono spazzate via dalla presenza di Dio in mezzo a noi. Quando Simona giunge a scrivere nei suoi diari: "...lode e gloria a Te Gesù, che mi hai strappato dalle tenebre... lode a Te, perché non posso fare a meno di Te...", vuole insegnarci che senza Gesù non possiamo fare niente. Ma Simona da dove ha attinto questa esultanza nello Spirito Santo? Simona stava alla presenza di Gesù, del Suo Corpo, del Suo Sangue. Simona stava alla presenza di Gesù nella Confessione, nell'Eucaristia, nella preghiera. Stando alla presenza di Dio e di Gesù si guarisce, come si guarisce stando ad ascoltare la Sua Parola con gli orecchi del cuore. Ogni volta che avverto l'esigenza di andare a Gesù quando Lui mi chiama alla confessione e alla Celebrazione Eucaristica, ha proseguito Padre Andrea, lì veramente incontro l'amore di Dio che mi ricolma di gioia per tutta la giornata, facendomi passare dalle tenebre alla luce. E' necessario che noi rimaniamo nella luce che è Gesù, come Lui stesso ha affermato: "Io sono la luce del mondo, chi segue me non sarà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita", e l'amore regnerà in noi.
La sintesi più bella della vita di Simona è proprio l'amore: lei ha amato molto e sempre. Tutti i giorni osservo questa creatura non tanto alla ricerca del sentirsi amata, quanto nella profusione dell'amore: poiché Simona si è sentita amata da Dio e ha donato tutto l'amore ricevuto agli altri. Possiamo dire che Simona non è andata alla ricerca di amore, ma ha fatto della sua vita una grande lode d'amore a Dio. L'amore sgorga da un cuore innamorato che smette di far prevalere la ragione per donarsi all'amato. Così ha vissuto Simona: quando ha deciso di amare non ha più calcolato ciò che donava ma, piuttosto, ha gioito sempre perché ha amato come Cristo ha amato noi.
E' poi intervenuto Don Alejandro Festa, che ha svolto una relazione sul tema "Prima ero cieco e ora ci vedo" (Gv 9,25) ed ha così asserito: E' molto particolare questa Parola del Vangelo che inizia con una domanda posta dagli Apostoli a Gesù: "Perché Signore costui è cieco? Ha peccato lui o i suoi genitori?". Anticamente, infatti, si riteneva che certe malattie fossero la conseguenza dei peccati commessi. Gesù risponde loro che quella malattia non è presente per la colpa di qualcuno ma affinché potesse manifestarsi la Gloria di Dio, e ciò è valido anche oggi per noi!
Vedere con gli occhi del cuore è fondamentale poiché spesso noi siamo ciechi e non riusciamo a riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita, soprattutto nelle situazioni più difficili. Nella nostra esistenza vi sono dei traumi che non ci permettono di sperimentare la potenza di Dio: siamo come quel cieco nato che non vede. Dio, oggi, vuole manifestare la Sua gloria in noi, vuole togliere il velo del trauma dalla nostra esistenza, ma dobbiamo avere un cuore aperto per lasciare che Dio ci prenda per mano e ci faccia uscire dalla nostra cecità spirituale per diventare testimoni della Sua gloria. Il trauma è un'esperienza che supera le capacità di agire e lascia la persona in preda alla paura. Ogni trauma segna tanto fortemente da condizionare anche oggi i nostri pensieri, le nostre relazioni e persino il nostro rapporto con Dio. In questo modo il trauma ha l'occasione di penetrare in noi e legare il nostro cuore e la nostra mente riuscendo ad annullare in noi la certezza di essere figli di Dio. Don Alejandro ha chiesto: Come ha guarito il cieco Gesù? Attraverso un processo di guarigione: ha preparato del fango con la saliva e glielo ha posto sugli occhi. Occorre perciò un percorso, ci vuole pazienza. Oggi noi pretendiamo il risultato immediato, mentre invece serve un processo, è necessario un cammino. Dobbiamo leggere i nostri traumi in Dio e saper acquisire la pazienza del tempo che ci vuole per ottenere la guarigione che ci necessita. Dobbiamo fare verità e luce su noi stessi e saper accettare la nostra situazione senza vergogna, dando un nome alle nostre problematiche nate dal rancore o dagli eventuali traumi. La preghiera di lode è un grande aiuto in questo, perché ci aiuta a non tenere più lo sguardo su quei fatti negativi che ci assillano, ma a guardare più in alto: dobbiamo, infatti, aprirci alla lode e proclamare le meraviglie di Dio. La guarigione del cieco nato vuole insegnarci che Gesù è la vera luce, sempre pronto ad illuminare ogni immagine distorta che abbiamo di Dio, per renderci la consapevolezza di essere davvero Suoi figli!
Al termine della mattinata ha preso la parola Giuliano Monaco per una riflessione sulle tematiche svolte. Abbiamo ascoltato una bella esortazione questa mattina, ha esclamato Giuliano: "Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce!". E' uno stupendo passaggio che tanti di noi hanno fatto: quello di passare dal buio alla luce! Quanti di noi, durante la notte, si sono trovati senza corrente elettrica in casa? Che buio! Non trovavamo le nostre cose, inciampavamo! I nostri passi non erano più spediti.
Le tenebre di cui ci ha parlato la Sacra Scrittura indicano la massima oscurità, l'oscurità totale, quella fitta. Il Signore si riferisce a quelle tenebre causate dall'assenza della Sua guida: le tenebre degli atteggiamenti, le tenebre morali, le tenebre intellettuali, le tenebre dell'assenza della Grazia di Dio. Queste tipologie di tenebre sono la conseguenza di una nostra netta separazione dalla Luce di Dio. Il passare dalle tenebre alla luce ha bisogno di costanza e di attenzione per non ricadere nel buio di prima. Il Signore oggi ci richiama e ci dice: "Un tempo eravate tenebra... ora comportatevi come figli della luce, cioè come figli di Dio". Egli ci sta chiedendo di aderire alla liberazione dalle tenebre, perché non si può camminare su due strade diverse, nel buio e nella luce contemporaneamente e, per riuscire a stare nella luce, occorre fare un percorso che ci coinvolge per tutta la vita. Tutta la vita, infatti, sarà un combattimento tra lo stare nelle tenebre oppure nella luce. Giuliano ha poi invitato i convenuti ad esaminare il proprio cuore con queste parole: Come ci sentiamo? Siamo coloro che veramente, totalmente, hanno la Luce di Dio? O forse siamo come i discepoli di Emmaus che non riconoscevano Gesù mentre Lo avevano accanto? Siamo davvero coloro che hanno la certezza che Gesù sia nei nostri cuori?
Al termine del suo intervento Giuliano ha guidato i presenti in una significativa preghiera: Gesù, ci hai chiamato qui per fare un salto, un passaggio fondamentale: quello di passare dal buio alla luce. Vieni, Signore, in nostro aiuto, prepara il nostro cuore e la nostra mente. Tu puoi fare meraviglie nella nostra vita. Hai iniziato a modellarci in questa giornata... Ti chiediamo di ravvivare la nostra fede e la luce nel nostro cuore. Ti vogliamo pregare e affidare quanti ancora non hanno mai fatto l'esperienza della luce... che ancora si trovano in uno stato di cecità spirituale... Ti chiediamo che oggi possano essere avvicinati e guariti da Te.
Nel pomeriggio, dopo la recita del Santo Rosario, la corale ha guidato i partecipanti in una profonda e gioiosa lode al Signore intercalata da festosi canti eseguiti con maestria. Ogni volto risplendeva di una luce nuova, manifestazione evidente di una trasformazione interiore che Gesù stava operando nei cuori.
La relazione successiva è stata svolta da Don Alejandro Festa che, con le sue brillanti parole, ha saputo coinvolgere i presenti all'ascolto della Parola di Dio. "Che il Cristo abiti per la fede nei nostri cuori" (Ef 3,17) è stato il tema su cui egli si è soffermato. Don Alejandro, all'inizio del suo intervento, ha fatto qualche cenno alle parole che San Paolo, pieno di Spirito Santo, rivolse a Dio nella sua preghiera. "Io piego le ginocchia davanti al Padre...".
Attraverso questa dichiarazione di umiltà San Paolo si pone alla presenza di Dio, consapevole che solo Lui è il creatore del cielo e della terra e che tutto Gli è sottomesso. E, in quei momenti di intimità con il Signore, già vede agire l'azione e la potenza dello Spirito Santo nella comunità di Efeso. La preghiera che San Paolo rivolge a Dio per gli Efesini, oggi la fa anche per noi: "Vi conceda, secondo la ricchezza della Sua grazia, di essere rafforzati nell'uomo interiore, mediante lo Spirito Santo... Che Cristo abiti, per mezzo della fede, nei vostri cuori". Che questa fede renda salda in noi la consapevolezza che Gesù abita in noi, ha augurato Don Alejandro. Consapevolezza che siamo chiamati a vivere nella luce. Quando, infatti, diamo il consenso alle tenebre, queste possono vivere dentro di noi, ma se non diamo il consenso ad esse, noi apriamo le porte alla vera luce che è Cristo Gesù. Non sapevate che voi siete tempio dello Spirito Santo?
E' Lui che deve abitare in noi con la Sua potenza. E' Lui che ci apre all'amore e ci dona di vivere nella gioia di Cristo. Mentre il progresso tecnologico che ci circonda tende a moltiplicare a dismisura le occasioni di gioia fittizie o di vana speranza, la nostra vera gioia consiste nel sapere di essere amati da Gesù, Lui che ha vinto il male sulla croce. La nostra gioia è riposta nel fatto che Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo unico Figlio. Solo grazie a questo incontro con l'amore di Dio veniamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall'autoreferenzialità. Soltanto attraverso l'incontro con Cristo siamo capaci di uscire da noi stessi per aprirci agli altri. Se abbiamo accolto l'amore di Dio come possiamo trattenerlo solo per noi? Ciò che ci porta ad evangelizzare è proprio la convinzione di essere amati da Dio. San Paolo, attraverso le parole della sua preghiera "che Cristo abiti, per mezzo della fede, nel vostro cuore, perché siate capaci di comprendere quale sia l'ampiezza, la lunghezza, la profondità dell'amore di Dio", non intendeva riferirsi ad una semplice conoscenza o comprensione razionale dell'amore di Dio, quanto piuttosto ad una conoscenza superiore, quella spirituale, che supera ogni conoscenza. Noi in realtà conosceremo in pienezza l'amore di Dio soltanto quando la nostra anima sarà strappata da questo corpo, mentre ora, per grazia, lo possiamo solo comprendere spiritualmente. Non esitiamo, perciò, a correre verso Gesù in ogni situazione: Egli è l'Amore, è l'unica ricchezza che può arricchire la nostra esistenza. Vi auguro che Gesù abiti potentemente nei vostri cuori ed in quelli dei vostri cari.E' Lui che deve abitare in noi con la Sua potenza. E' Lui che ci apre all'amore e ci dona di vivere nella gioia di Cristo. A differenza della mentalità corrente basata sul progresso tecnologico che moltiplica a dismisura le occasioni di gioia che, però, sono prive di speranza, la nostra vera gioia consiste nel sapere di essere amati da Gesù, Lui che ha vinto il male sulla croce. La nostra gioia è riposta nel fatto che Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo unico Figlio. Solo grazie a questo incontro con l'amore di Dio veniamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall'autoreferenzialità. Soltanto attraverso l'incontro con Cristo siamo capaci di uscire da noi stessi per aprirci agli altri. Se abbiamo accolto l'amore di Dio come possiamo trattenerlo solo per noi? Ciò che ci porta ad evangelizzare è proprio la convinzione di essere amati da Dio. San Paolo, attraverso le parole della sua preghiera "che Cristo abiti, per mezzo della fede, nel vostro cuore, perché siate capaci di comprendere quale sia l'ampiezza, la lunghezza, la profondità dell'amore di Dio", non intendeva riferirsi ad una semplice conoscenza o comprensione razionale dell'amore di Dio, quanto piuttosto ad una conoscenza superiore, quella spirituale, che supera ogni conoscenza. Noi in realtà conosceremo in pienezza l'amore di Dio soltanto quando la nostra anima sarà strappata da questo corpo, mentre ora, per grazia, lo possiamo solo comprendere spiritualmente. Non esitiamo, perciò, a correre verso Gesù in ogni situazione: Egli è l'Amore, è l'unica ricchezza che può arricchire la nostra esistenza. Vi auguro che Gesù abiti potentemente nei vostri cuori ed in quelli dei vostri cari.
E' proprio della presenza reale di Gesù e del Suo amore che abbiamo fatto esperienza durante l'Adorazione ed il passaggio del Santissimo tra l'assemblea, accompagnato dal Sacerdote. Mentre i fratelli della Corale intonavano dei melodiosi canti, Don Alejandro, con fede, ha rivolto al Padre dei Cieli una preghiera di intercessione e di guarigione per tutte le persone sofferenti nel corpo e nello spirito. Sono stati momenti preziosi nei quali il nostro cuore si è aperto alla Grazia di Dio per sperimentare il Suo abbraccio d'Amore che, come balsamo, ha fasciato ogni nostra ferita. Il momento culminante della giornata di Convegno è stato quello della Celebrazione Eucaristica presieduta da Don Alejandro il quale, durante l'omelia, ha evidenziato alcuni aspetti del Vangelo che è stato proclamato, quello che descrive l'invito del re alle nozze del proprio figlio (Mt 22,1-14). Se dovesse capitare a noi, forse ci sentiremmo orgogliosi e, magari, importanti per aver ricevuto un simile invito, soprattutto se ad invitarci fosse una persona di prestigio.
Il Vangelo di oggi che, certamente, non vuole riferirsi ad un re terreno ma a Dio, ci presenta un altro tipo di scenario: ci mostra, infatti, delle persone che rifiutano l'invito perché devono occuparsi della loro vita privata e non hanno tempo per andare a quella festa. Di conseguenza, il re invita altre persone, gli ultimi, perché magari loro hanno fame e sono bisognosi. Noi oggi siamo stati invitati alle nozze del Figlio del Re dei Cieli ed abbiamo accolto questo Suo invito personale: è la festa dei figli di Dio che partecipano alla festa nunziale di Gesù! Lo abbiamo visto durante l'adorazione! Quanta commozione davanti alla Sua presenza! Dalla partecipazione al Suo banchetto, dopo esserci saziati, deve però scaturire anche l'impegno ad esserne grati e a lavorare nella vigna del Signore. Le parrocchie oggi hanno tanto bisogno del lavoro dei laici. Le comunità hanno bisogno della collaborazione di tanti fratelli. Il mondo sta crollando da un punto di vista morale e religioso e, perciò, nella vigna c'è bisogno di tanto aiuto. Il Signore ci sarà vicino, perché Lui è un padrone buono che sta accanto a coloro che lavorano per Lui. Se ci metteremo al Suo servizio, Egli ci colmerà di ogni benedizione e, come ci ha rassicurato San Paolo nella seconda lettura, "Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù".
Una grande gioia è traboccata dal cuore e dagli occhi dei convenuti quando si sono potuti nutrire del Corpo di Gesù durante l'Eucarestia: è stato il banchetto per eccellenza che il nostro Dio ha preparato per ciascuno di noi e che ci ha ricolmati d'amore. I nostri occhi hanno riacquistato la vista spirituale ed abbiamo potuto contemplare il Re della Gloria che regna tra il Suo popolo.