Siate ferventi nello Spirito
Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 1° Febbraio 2015
In occasione del Convegno Regionale ci siamo incontrati il 1° Febbraio per meditare sul tema “Siate ferventi nello Spirito” (Rm 12,11). C’era un grande desiderio di ritrovarci insieme ed è stato bello poter dare lode al Signore tutti insieme. Accompagnati dai gioiosi canti eseguiti dalla corale, abbiamo elevato al Signore una fervorosa e trascinante preghiera di lode che ha dilatato il cuore dei presenti e che, sicuramente, ha commosso il cuore di Dio. Infatti lo Spirito Santo non si è fatto attendere ed ha agito in ciascuno di noi nel renderci un terreno buono per accogliere la Parola di Dio. I Relatori della giornata sono stati: il Consigliere Spirituale della Comunità Padre Ignazio Melis, il laico John Bonnici, Presidente della Comunità del Rinnovamento Carismatico “Maranathà” di Malta, ed il Responsabile Giuliano Monaco.
Accolto da un gioioso applauso, ha subito preso la parola Padre Ignazio Melis, per soffermarsi sul versetto di Luca 15,34: Il sale è buono, ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà? Padre Ignazio ha esordito invitando l’assemblea a lasciare ogni altra voce per ascoltare solo quella del Signore, che ci avrebbe consentito di guardare ai nostri problemi e alle nostre situazioni in maniera nuova ed efficace. Nella sua meditazione ha evidenziato che quando il sale ha perso il sapore non serve più a nulla, ma viene gettato e calpestato. Per offrire una migliore comprensione di questa frase di Gesù, si è soffermato sul versetto 24 di San Luca: “Se uno viene a me, e non mi ama più di sua madre, di suo padre, non può essere mio discepolo”, Gesù ha pronunciato queste parole mentre si recava a Gerusalemme verso la Sua la passione, morte e glorificazione, ha detto Padre Ignazio, e nel frattempo il popolo continuava a seguirlo per ascoltare la Sua Parola. Certamente non era sufficiente seguire fisicamente Gesù per avere la salvezza: il vero discepolo doveva possedere allora, come del resto oggi, altre caratteristiche che contraddistinguono la sua appartenenza a Cristo. Innanzitutto, nel discepolo l’amore per Gesù deve essere prioritario. Il discepolo deve riservare a Lui una devozione sopra ogni affetto più caro: chi sceglie il Signore lascia tutto e tutti per Lui. Questo, però, non vuol dire che non dobbiamo amare le persone care, ma che dobbiamo amarle nella giusta misura: è importante prima incontrare Gesù per pensare ed agire come Lui vuole. In secondo luogo, ha proseguito Padre Ignazio, il discepolo deve essere pronto a portare la croce. Gesù va a Gerusalemme per morire in croce, e questa è la caratteristica del cristiano. Portare la propria croce significa soffrire per Cristo, essere pronti anche al sacrificio per Lui, per aderire a Lui. Il vero discepolo prega così: “Signore aiutami ad abbracciarla ogni giorno, costi quel che costi, rimanendo fedele”. E, inoltre, il discepolo deve saper rinunciare ad ogni cosa. Anche noi dobbiamo essere pronti ad abbandonare tutto per Gesù, come Pietro e gli altri Apostoli, che hanno rinunciato a tutto confidando solo in Lui. Il discepolo, infatti, deve rispettare le condizioni che Gesù pone.
Gesù usa l’immagine del sale poiché sin dall’antichità esso è utile per insaporire e per conservare gli alimenti, oltre che per i sacrifici. Gesù parla di sale perché il cristiano deve stare attento a non perdere le sue caratteristiche di discepolo, quelle della radicalità nell’impegno e dell’integrità, perché non si può essere discepoli a metà. Si rischia di essere inutili e pericolosi, perché lontani dal progetto di Gesù. Il discepolo che avesse perso l’originalità, non è solo inutile, ma è pericoloso perché porta un Vangelo annacquato. Il cristiano non autentico, o quello cosiddetto “da salotto”, verrà gettato via come il sale senza sapore. Per essere discepoli di Gesù occorre, quindi, una consacrazione totale, intrisa dal desiderio di vivere con il Signore per amarLo al di sopra di ogni cosa o persona a noi più cara. Il Regno di Dio sta in alto e per raggiungerlo occorre molta perseveranza e tanta forza spirituale, ha asserito Padre Ignazio, non ci si va comodamente in carrozza. L’invito di Dio è una chiamata speciale e, quando ci troviamo nella prova, nel contempo Dio ci dà anche la forza necessaria per superarla. Siamo dunque chiamati alla santità per giustificare la nostra presenza nella casa del Signore. Andiamo fino in fondo, fratelli, con l’aiuto di Dio e con l’aiuto della santa perseveranza! Dopo questa esortazione di Padre Ignazio è intervenuto John Bonnici per svolgere una relazione sul tema “Non spegnete lo Spirito” (1Tess 5,16-24).
Chi di voi ricorda il proprio Battesimo? Ha chiesto John in apertura del suo intervento. In esso abbiamo ricevuto lo Spirito Santo grazie al “sì” dei nostri genitori e dei nostri padrini, ma è importante che noi, in prima persona, ribadiamo ogni giorno il nostro “sì” al Signore, sino alla croce. E’ vero che lo Spirito Santo viene in noi e dimora in noi per sempre, se però nel nostro cuore rimane la docilità ad accoglierLo. Gesù ci ha detto che riceveremo la potenza dall’Alto quando lo Spirito Santo verrà su di noi attraverso l’unzione. Spesso, però, dimentichiamo o offuschiamo l’unzione dello Spirito. Infatti, purtroppo, è possibile perdere lo Spirito Santo pur continuando ad occuparci delle cose di Dio. Lo Spirito Santo è come una colomba, delicata e dolce: dobbiamo far sì che abiti volentieri in noi e fare in modo di intessere una relazione costante con Lui per vivere insieme e in sintonia alla Sua azione.
Siamo noi, quindi, a doverci adattare allo Spirito Santo che è Dio, e non viceversa. A volte succede che lo Spirito Santo voli via da noi senza che ce ne accorgiamo, mentre noi magari continuiamo a fare le cose di Dio senza avere la potenza e l’unzione dello Spirito Santo. La Bibbia ci ricorda come Sansone, che aveva ricevuto l’unzione, la perse ad opera di Dalila, una donna inviatagli dai capi dei Filistei. A seguito di varie insistenze, egli le rivelò che il segreto della sua forza stava nei capelli; costei lo fece bere e, una volta che la sua mente si offuscò, glieli tagliò. Sansone, al suo risveglio, non si era reso conto che il Signore si era ritirato da lui, non si era accorto che lo Spirito Santo, l’unzione di Dio, era andato via. Ecco perché per non perdere l’unzione dello Spirito Santo dobbiamo risvegliarci, essere vigili. John ha così proseguito il suo intervento: Lo Spirito Santo è spento quando abbiamo un atteggiamento di autosufficienza e facciamo le cose dello Spirito come una routine, quando facciamo le cose che sembrano dello Spirito Santo, ma Egli non è con noi. San Paolo dice che l’unzione può essere persa quando noi preferiamo le opere della carne, che possono spegnere le opere dello Spirito. (cfr. Gal 5,19-21). Quando in noi e nel popolo di Dio sono presenti queste opere della carne, pensiamo di poter continuare come al solito ma, nel frattempo, lo Spirito Santo è andato via da noi. Occorre che siamo sensibili alla presenza di Dio e ai sentimenti che suscitiamo in Lui con i nostri comportamenti. Infatti Dio viene ferito quando facciamo qualcosa contro il Suo carattere. Ma potremmo chiederci: che cos’è il carattere dello Spirito Santo? Ci risponde San Paolo nella Lettera ai Galati 5,22-23: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, …contro queste cose non c’è legge”. Questo amore, frutto dello Spirito Santo, è lo stesso amore che regna tra il Padre e il Figlio e che è stato manifestato a tutti noi. L’amore non lo si sente, lo si dona; non è un sentimento, è un dare. L’amore è una morte alla propria volontà e a se stessi. Al termine del suo intervento, John ci ha invitati a ritornare al primo amore che abbiamo vissuto all’inizio del nostro cammino, per sperimentare nuovamente in noi il risveglio dell’unzione dello Spirito Santo, che è opera della grazia di Dio. Ha esortato caldamente i presenti a guardare lo Spirito Santo e a camminare con gli occhi fissi su di Lui, affinché si possa realizzare in ciascuno l’augurio che l’apostolo Paolo rivolse ai Tessalonicesi: “Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione”. Con un lungo applauso i presenti hanno voluto esprimere il proprio impegno di invocare continuamente la particolare unzione dello Spirito Santo e, nel frattempo, la corale, attraverso alcuni canti, li ha condotti ad elevare una potente lode al Signore che riaccendesse e tenesse viva in loro la fiamma dello Spirito Santo.
E’ stata significativa la testimonianza di Ian, un giovane della Comunità di Maranathà di Malta giunto insieme a John. Ian, attraverso un simpatico coinvolgimento di alcuni convenuti, ha voluto esprimere l’importanza dell’azione dello Spirito Santo che, come un fuoco, deve divampare nella nostra vita e incendiare d’amore anche i fratelli che incontriamo o accostiamo nell’annuncio del Vangelo.
Ed ecco che, accolto da una gioiosa ovazione, il Santissimo Sacramento è stato posto sull’altare ed ha avuto inizio un momento di adorazione a Cristo Signore, il Re dei Re. In quell’intimità di cuori è scaturito un dialogo soave, ricco di promesse e di propositi, ma anche di confidenze rivolte al Cuore di Dio. Ognuno dei presenti, in quegli attimi intrisi d’amore, si è lasciato avvolgere dalla tenerezza e dalla Misericordia di Gesù, pronta a guarire ogni ferita del passato e del presente e a dare nuovo coraggio e rinnovate forze per essere a Lui fedeli.
Dopo la pausa per un pasto frugale, il pomeriggio è ripreso con la recita della Coroncina alla Divina Misericordia e vari canti di esultanza animati con fervore dai giovani.
Successivamente ha preso la parola Giuliano Monaco che, nella sua breve riflessione, ha esordito con queste parole: Nelle due precedenti relazioni che abbiamo sentito, sui temi “Il sale è buono, ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà?” e poi “Non spegnete lo Spirito”, i cattolici sono chiamati a non perdere il sapore del sale. Tale assenza è l’assenza dello Spirito Santo, l’assenza della fede, della vocazione, dell’evangelizzazione, dei carismi. Il Rinnovamento Carismatico deve fare molta attenzione a non perdere lo Spirito Santo, poiché esso ha come consegna da parte del Signore anche quella di imporre le mani sui malati in modo che guariscano. E’ sicuramente Gesù che guarisce, ma Lui vuole vedere il nostro impegno e, perciò, dobbiamo stare attenti a non perdere questo sale. Infatti, nel momento in cui dovessimo perderlo, la Chiesa o la Comunità diventerebbero piatte e perderebbero l’efficacia nella trasmissione del Vangelo.
Abbiamo sempre bisogno, come ha affermato Padre Raniero rivolto al Rinnovamento Carismatico, di una nuova Pentecoste e di non perdere il sale, cioè la fede nelle nostre azioni. Esse, infatti, possono fallire senza la presenza dello Spirito Santo. Perdere lo Spirito sarebbe terribile, poiché la nostra vita interiore non reggerebbe a lungo. Il fuoco dello Spirito Santo, come dice San Paolo, non va spento, perché la Sua assenza non potrà produrre l’azione o l’effetto per il quale è stato mandato. Spegnere lo Spirito Santo, ha proseguito Giuliano, significa disubbidire e mettere una barriera tra noi e Dio che ce lo ha dato. E’ stato detto che lo Spirito Santo, essendo molto delicato, se non trova ascolto in noi se ne va. E’ necessario che noi facciamo spazio nel nostro cuore per accoglierLo e allontanare quei peccati che ne impediscono la presenza. E’ vero che lo Spirito Santo può allontanarsi da noi, ma ci può anche essere qualcuno vicino a noi che cerca di spaventarLo, così che Esso possa essere allontanato. Non dobbiamo condurre la nostra esistenza come persone tiepide ma, piuttosto, vivere l’azione bruciante dello Spirito Santo e la passione per Lui.
E’ seguita la seconda relazione di John Bonnici sul tema “Siate ferventi nello Spirito”, il quale ha affermato: E’ molto interessante studiare la storia e la mentalità di Gesù, i motivi che lo hanno condotto a fare determinate cose, perché Egli è l’unica persona che si sia arresa allo Spirito Santo. Gesù è Figlio di Dio, ma durante la Sua vita terrena era anche uomo e, come tale, non usava da solo i poteri che Gli provenivano dal suo essere Dio, ma dipendeva totalmente dallo Spirito Santo e dalla volontà del Padre. Gesù, durante sua missione, stava sempre alla presenza del Padre Suo e, tramite questa relazione, Egli sapeva perfettamente che cosa il Padre volesse da Lui. Gesù è venuto a mostrarci il Regno di Dio e, per questo, ha detto che il Regno è vicino a noi, per questo stesso motivo risuscitava i morti e guariva gli infermi. Noi ogni giorno rivolgiamo al Padre la preghiera che il Regno di Dio venga sulla terra, ma questo può avvenire soltanto attraverso le persone che dicono il proprio “sì” allo Spirito Santo, come ha fatto Gesù. Dobbiamo essere ubbidienti allo Spirito Santo come Gesù, che umiliò Se stesso facendosi ubbidiente fino alla morte. Lo Spirito Santo ha per ciascuno di noi un piano perfetto per il Regno di Dio, perché Lo possiamo portare ovunque e continuare le Sue opere. Gesù ci ha chiamati per essere unti dallo Spirito Santo, il quale rimane su di noi affinché diffondiamo ovunque il Regno di Dio. E’ molto importante per noi imparare come morire alla nostra volontà per fare la Sua, ha continuato John. In tal modo potremo riaccendere il potente fuoco dello Spirito e tenere viva la Sua fiamma, per cambiare la nostra vita e quella della Chiesa. Tutti siamo chiamati, infatti, a consegnare continuamente la nostra volontà al Padre, dal Papa sino all’ultimo dei fratelli. Il concetto è semplice anche se forse non facile da attuare: per risvegliare in noi la potenza dello Spirito Santo occorre solo il “sì”. Ma come possiamo avere questa comunicazione con lo Spirito Santo? Lo Spirito Santo rimane in noi se abbiamo una grande sete di Lui e di Dio e se vogliamo diventare Suoi discepoli. Anche per arrenderci a Lui, abbiamo bisogno della grazia, che riceviamo per mezzo di Gesù. AffidandoGli la nostra volontà impariamo dal Signore l’esercizio che inizia qui e finisce in Paradiso. Talvolta abbiamo paura di dire “sì” al Signore perché, magari, pensiamo di saperne più di Lui: questa è una bestemmia. Il segreto è la nostra costante ed intima relazione con Gesù. Spesso andiamo in pellegrinaggio in vari luoghi, ma Gesù cerca una relazione personale ed intima con noi qui dove ci troviamo, e lo Spirito Santo, da parte Sua, vuole compiere cose meravigliose in questo luogo. Lo Spirito Santo che è presente qui, in questa sala, vuole dare a tutti una nuova potenza. Abbiate il coraggio di portare nella Comunità, nella Chiesa, nella Parrocchia, la potenza dello Spirito Santo che avete ricevuto durante la preghiera personale e quella comunitaria. Il Signore ha chiamato tutti noi per renderci responsabili di questo dono e per dare un nuovo risveglio alla Chiesa. Il passato è ormai già trascorso e in questo nuovo giorno dobbiamo entrare in una nuova unzione dello Spirito Santo. Sì, proprio in questo tempo il Signore vuole risvegliare la potenza della Pentecoste nella Sua Chiesa!
John, insieme al Consiglio Spirituale della Comunità, ha poi condotto la preghiera per ottenere dal Signore la guarigione. In quei momenti abbiamo sperimentato la presenza di Gesù davvero operante tra le piaghe del Suo popolo.
Dall’assemblea sono scaturite tantissime testimonianze di benefici spirituali e fisici e tutti, all’unisono, hanno acclamato “gloria!” a Colui che tutto può e che, con amore, si è chinato a consolare i cuori affranti e a sanare ogni ferita che potesse essere di ostacolo all’annuncio del Suo Regno. Davvero grande è stata la meraviglia e la gioia provata dai convenuti che hanno voluto applaudire a Gesù per esprimerGli tutta la loro riconoscenza.
La giornata è stata coronata dalla Celebrazione Eucaristica, presieduta da Padre Ignazio Melis il quale, nella Sua Omelia, si è soffermato a commentare il brano del Vangelo e a dare delle indicazioni utili per il cammino spirituale con queste parole: Per colui che vuole essere un vero discepolo di questo nostro millennio, la peggiore eresia consiste nell’accontentarsi di una fede che è fatta di sola esteriorità. Certo, Gesù ci ama in ogni caso perché ci vuole portare ad un autentico discepolato ma, per farlo, desidera che non ci accontentiamo di una fede che non tocchi e non coinvolga l’intera nostra vita.
I veri pericoli si trovano dentro di noi, piuttosto che fuori, soprattutto nelle scelte che facciamo e nelle contraddizioni della nostra fede. Ecco la sfida che il Vangelo di oggi lancia alla Chiesa: tornare ad essere davvero credenti, finalmente discepoli che fanno penetrare nella propria esistenza le Verità di Cristo affinché possano essere vissute concretamente.
Al termine della giornata di Convegno la gioia illuminava ogni volto e non poteva essere contenuta: tutti, ma soprattutto i giovani, irradiavano una nuova luce e, attraverso il canto e la danza, hanno voluto esprimere la propria gratitudine a Dio Padre, a Gesù e allo Spirito Santo che hanno agito con Potenza e Misericordia. Ciascun fratello ed ogni sorella è uscito trasformato dalla Sala e, nel rientrare alla propria dimora, ha portato con sé il fuoco e la potenza dello Spirito Santo che, davvero, è venuto a donare una nuova unzione ed un travolgente fervore spirituale.