Correte in modo da conquistare il premio
Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 17 Gennaio 2016
Centinaia di persone hanno preso parte al Convegno di lode, formazione ed evangelizzazione svoltosi a Cagliari Domenica 17 Gennaio 2016 per meditare sul tema Correte in modo da conquistare il premio
(1Cor 9,24). Attraverso sguardi luminosi, strette di mano e abbracci fraterni, coloro che si apprestavano a prendere posto nella sala hanno voluto esprimere la gioia del ritrovarsi insieme per gustare le meraviglie di Dio. Sin dai primi momenti della giornata comunitaria, infatti, i presenti si sono uniti con entusiasmo ai canti proposti dalla corale e le melodiose note sono salite sicuramente al Cielo come un soave profumo gradito a Dio.
Durante la preghiera di lode, sia la corale che i fratelli dell'animazione, guidati dalla sapiente azione dello Spirito Santo, hanno contribuito a predisporre i cuori dei presenti per ricevere la Parola di Dio che, se messa in pratica, è salvezza sicura. Quali ospiti e Relatori sono intervenuti Padre Arcangelo Atzei, dell'Ordine Frati Minori Conventuali, e Padre Elias Vella, Sacerdote della Diocesi di Malta.
La prima Relazione è stata presentata da Padre Arcangelo Atzei che, nell'approfondire il tema Chi beve dell'acqua che io gli darò, diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna
(Gv 4,14), ha cominciato con il descrivere i principali episodi del Vangelo in cui si parla dell'acqua e del suo simbolismo, soffermandosi principalmente sull'incontro di Gesù con la donna Samaritana. Gesù era stanco, come capita spesso anche a noi, e sedeva presso il pozzo di Giacobbe quando, verso mezzogiorno, incontrò una donna alla quale chiese: Donna, dammi da bere!
. Gesù voleva intessere un dialogo con la Samaritana e, con il pretesto di aver bisogno di un po' d'acqua, intendeva evidenziare alla Samaritana come fosse lei stessa ad avere necessità di quell'acqua, simbolo dello Spirito Santo che viene dall'Alto. Altro che l'acqua stagnante di cui si era abbeverata finora! Ha esclamato Padre Arcangelo. Solo l'acqua donata da Gesù potrà rinnovare e dare un senso alla nostra vita, potrà fertilizzare il nostro cuore arido e potrà restituirci la dignità perduta! L'aridità diventa così la sfida e la provocazione verso la fertilità che ci viene da Cristo, che è la salvezza di Israele.
Ma dove cerchiamo la sorgente di quest'acqua? Ha domandato Padre Arcangelo. Forse nel secolarismo dominante, fino a ritrovarci nell'aridità più secca, nella solitudine, nell'angoscia, nello scoraggiamento o nella disperazione? L'aridità proviene dal porre il proprio io
al centro di tutto. Ricordatelo: la vera sorgente è Cristo!
E' Gesù stesso che si propone come vera sorgente portatrice dello Spirito, come Egli stesso affermò durante la festa delle Capanne: Se qualcuno ha sete venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno
. Nello Spirito Santo troviamo l'acqua zampillante, viva, perenne, quella che trasforma il cuore dell'uomo, che ci rinnova, che ci fa affrontare con fiducia anche i problemi più scoraggianti. Invocate spesso lo Spirito Santo! Ha esortato Padre Arcangelo. Troverete acqua chiara, refrigerante, entusiasta e... contagiosa. Facciamoci contagiare dallo Spirito Santo! E poi andiamo nel mondo a contagiare gli altri... Solo chi si sente amato saprà donare e contagiare d'amore gli altri fratelli.
Dopo un lungo applauso e alcuni canti di gioia, ha preso la parola Padre Elias Vella, che si è soffermato sul tema La notte è avanzata, il giorno è vicino
(Rm 13,12) e ha cominciato il suo intervento servendosi di una parabola, quella degli uccelli che si accorgono dell'avvicinarsi dell'inverno e, per istinto, decidono di migrare in un luogo più caldo. Questo, ovviamente, comporta l'impegno di molto tempo e la difficoltà di molti rischi, ha asserito Padre Elias. Uno di questi uccelli pensa tra sé: "ma perché devo spostarmi, volare per giorni e giorni e stancarmi, mentre invece devo dedicarmi ad affrontare l'inverno e risolvere i miei problemi? Piuttosto che andare con gli altri resto qui e costruisco il mio nido". Con questo intento, l'uccello beffeggia coloro che decidono di migrare e costruisce il suo nido caldo. Nel frattempo giunge l'inverno con la neve e lui non sa dove trovare il cibo: muore nel suo caldo nido. Come quest'uccello, anche noi siamo chiamati a fare un'importante scelta: quella di compiere un cammino oppure l'altra di restare dove ci troviamo. Dobbiamo prendere la decisione di rischiare la sequela di Gesù, seppure questa non sia facile e sgombra da difficoltà, ma solo in Cristo troviamo la serenità e la salvezza.
Guardiamo la gente che non ha Gesù nella propria vita: di fronte al problema essi sono incapaci di affrontarlo, non riescono ad uscire dalla notte per passare al giorno, non riescono a sganciarsi dal peccato per vivere una vita meno opaca. Noi, invece, siamo chiamati ad essere di Cristo e a diventare il profumo di Cristo.
Gesù si presenta a noi come Via, come Verità, come Buon Pastore, come Pane disceso dal Cielo, come Porta, come vera Luce... Egli ci prende per mano e noi possiamo camminare con Lui anche nel buio. In Lui troviamo la nostra sicurezza, perché la nostra mano sta nella Sua mano. Che cosa vuol dire arrivare al giorno? Vuol dire fare un cammino con Gesù lasciandoci prendere per mano da Lui. Sì, il Signore ci chiede di buttarci tra le Sue braccia, di avere fiducia in Lui, di lasciare che sia Lui a condurci, se vogliamo che la nostra vita sia diversa e al sicuro. Ci sono alcuni modi per fare un cammino con Gesù: alcuni camminano davanti a Gesù, dicendo a Lui ciò che deve fare; altri stanno dietro a Gesù lasciando che sia Lui a camminare e, così, vivono un cristianesimo "di routine" senza cambiare stile di vita; altri ancora camminano "spalla a spalla" e fanno un cammino vicino a Gesù, anziché "in Gesù". Il vivere in Gesù costituisce la scelta migliore per noi, perché ci consente di vivere i sentimenti e le esperienze di Gesù in tutta la nostra esistenza. Sapremo, allora, indossare la mente di Cristo, iniziare a ragionare con i Suoi valori e a pensare come Lui. Ogni momento sarà una nuova esperienza di Dio. La mattinata si è conclusa con alcuni canti di lode ed esultanza per esprimere l'accoglienza degli insegnamenti ascoltati e il fiducioso abbandono al Padre dei Cieli che, con infinito amore, ha cura dei Suoi figli e li conduce nei sentieri luminosi della Sua Grazia.
Nel pomeriggio ci si è ritrovati nella sala ancor più desiderosi di essere plasmati dalla potenza della Parola di Dio e i canti gioiosi proposti dalla corale hanno coinvolto tutti i presenti nell'esultanza e nella lode, che si è elevata armoniosa ed unanime al Cielo.
Dopo la benedizione dei Sacramentali, Padre Elias ha svolto un'altra relazione sul tema Io dunque corro, ma non come chi è senza meta
(1Cor 9,26), prendendo spunto da quel cammino che hanno compiuto i due discepoli di Emmaus dopo la Resurrezione di Gesù. Essi, dopo aver vissuto con Gesù, visto i Suoi miracoli e ascoltato i Suoi insegnamenti, Lo hanno seguito con entusiasmo e accompagnato sino all'offerta della Sua vita ma poi, trovatisi soli, delusi e frustrati, hanno rallentato la propria corsa per fare ritorno ad Emmaus.
E' la crisi nella quale anche noi, a volte, entriamo. E' la crisi di ogni cristiano. Quel correre iniziale si trasforma in un cammino lento verso la vita di prima. Così pensiamo che Dio ci abbia abbandonato... quello, invece, è il momento in cui Egli è più vicino a noi. Egli cammina con noi, infatti, anche quando noi non Lo vediamo. Ma non possiamo limitarci a camminare per tutta la vita soltanto "con" Gesù e "in" Gesù, c'è anche il tempo del "correre". Se avete da dare una bella notizia o consegnare qualcosa di meraviglioso, siete sospinti a correre. Il Vangelo è qualcosa di meraviglioso e possiamo prepararci a correre anche noi, perciò, verso i fratelli per testimoniare loro la trasformazione della nostra vita.
Il momento culminante della giornata è stato quello della Celebrazione Eucaristica, presieduta da Padre Elias Vella, il quale nella sua Omelia ha offerto una riflessione sul Vangelo della Domenica, quello delle Nozze di Cana. Al termine di questa giornata, il Signore ha continuato a riversare una pioggia di benedizioni sui presenti, soprattutto durante la preghiera di guarigione che Padre Elias ha condotto prendendo spunto dall'episodio del paralitico che da trentotto anni attendeva di essere calato nella piscina di Betesda per riacquistare la salute.
Come ha fatto nei confronti del paralitico, Gesù chiede oggi a ciascuno di noi: "Vuoi essere guarito?" ha domandato Padre Elias. Gesù non ci lascia soli dinanzi alle nostre difficoltà, siano esse psicologiche, morali o fisiche: ci chiede soltanto di avere fede in Lui e di alzarci dalla nostra apatia e dalla comodità di essere compatiti per le nostre sofferenze. Quelli dell'alzarci e del camminare sono due verbi densi di dinamismo e, pertanto, contrari alla staticità della consuetudine. Dopo questo iniziale movimento di fede potremo constatare la guarigione che Gesù ha operato in noi. Ed è avvenuto proprio così Domenica: diverse ferite interiori sono scomparse, come pure varie sofferenze fisiche. Gesù ha donato sollievo e consolazione e, soprattutto, ha rafforzato nei presenti lo slancio di testimoniare, dinanzi a ciascun fratello che il Signore porrà loro davanti, le premure amorevoli e la potenza di Dio.