Voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio
Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 24 Novembre 2019
Domenica 24 Novembre 2019, in occasione della Solennità di Cristo Re, la Comunità ha avuto la gioia di radunarsi per approfondire il tema “Voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio” (1Cor 3,9). Diverse centinaia di fratelli sono giunti puntuali all’appuntamento, tutti bisognosi di continuare a crescere nella fede e desiderosi di rafforzare i legami fraterni nell’amore di Cristo che, nei mesi precedenti, sono stati sostenuti e alimentati dalla preghiera gli uni per gli altri. Sin dai primi istanti della giornata di Convegno, i diversi canti di accoglienza eseguiti dalla corale hanno accompagnato gli abbracci dei convenuti e dato un forte slancio alla lode Comunitaria dinanzi alla regalità di Gesù, riconosciuto presente nell’assemblea.
Durante tale giornata Comunitaria di lode, formazione ed evangelizzazione sono stati docili strumenti della Parola di Dio i Relatori Padre Elias Vella di Malta, il Consigliere Spirituale Padre Ignazio Melis ed il Presidente della Comunità Giuliano Monaco. La prima relazione è stata svolta da Padre Ignazio Melis che, nel soffermarsi sul tema “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore” (Ger 31,33), ha esordito dicendo che l’amore di Dio non si limita a donare il perdono all’uomo peccatore lasciandolo solo a se stesso ma che, quando gli dona il perdono, gli promette anche una vera e propria creazione nuova del suo stesso cuore. Dalla bocca di Geremia scaturisce ancora una volta una buona notizia inaspettata e piena di speranza: Dio farà una nuova alleanza, non come quella che ha concluso con i nostri Padri. Egli profetizza infatti così: “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo”. Nel monte Sinai Dio aveva scritto le dieci parole sulla pietra ma, essendo leggi esterne, non avevano in sé la forza per coinvolgere e convincere il cuore dell’uomo.
Il Signore, attraverso l’annuncio del Profeta Geremia coinvolge il cuore dell’uomo ad aprirsi ad una giustizia diversa, non più fondata sulle opere della legge, ma sulla fiducia spontanea e gioiosa verso l’amore di Dio. In questo modo viene data all’uomo l’opportunità di sperimentare la comunione e l’amicizia con Dio, impossibile da raggiungere attraverso le opere della legge. La nuova legge non è più catapultata sull’uomo dall’esterno come un insieme di precetti, di divieti o di ingiunzioni, ma è scritta da Dio stesso nel cuore dell’uomo e consisterà essenzialmente in un dinamismo e in una spinta interiore. La condizione essenziale per mettere in atto questa nuova alleanza è anzitutto un perdono incondizionato da parte dell’amore di Dio, e non in virtù di qualche merito particolare acquistato dall’uomo. La nuova alleanza è il kerigma della morte e della resurrezione di Gesù posta nel cuore di ciascuno di noi, come un germe divino nel momento del nostro battesimo, che ci fa nascere da Dio rendendoci figli, ha asserito Padre Ignazio con molta enfasi. Esige un cammino lungo e progressivo di apertura, di docilità e ascolto della Parola, che deve vincere in noi mille ribellioni, mille paure. Ecco la domanda che voglio fare a ciascuno di noi: Siamo entrati nella nuova alleanza? Ci siamo con tutt’e due i piedi o con un piede solo? Nel tempo della nuova alleanza abbiamo la legge del Signore scritta nel cuore. Questo significa che se dobbiamo fare qualcosa, prima di farla la vogliamo fare. Il Signore non gradisce più l’offerta di animali, vuole l’offerta del cuore! Vuole il sì dei Suoi figli! Hai il maestro nel cuore? Fai allora quello che ti dice! Spesso per la fretta o la frenesia della vita non abbiamo il tempo di ascoltare e desiderare ciò che Dio vuole da noi. Cari fratelli, che non ci sia più contrasto tra quello che noi desideriamo e ciò che il Signore ci dice di fare! Ha esclamato Padre Ignazio. Apriamo perciò le porte del nostro cuore e del nostro spirito per accogliere, con un sì generoso, la parola e la volontà di Dio, affinché possiamo vivere nella pace e nella gioia. La nuova alleanza non è un mondo di cose da fare ma è un modo di essere. Quello che conta è essere, piuttosto che fare. E se dobbiamo fare e dire, questo fare e questo dire ci aiuti a essere, perché è solo questo che ci porta al Signore.
E’ seguito un interessante intervento di Padre Elias Vella sul tema della giornata “Voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio” (1 Cor 3,9-13). Padre Elias si è così espresso: Gesù oggi ci chiede di liberare il campo del nostro cuore dalle tante attività che noi facciamo anche se le riteniamo belle e fruttuose, perché vuole edificarvi un edificio. Cerchiamo ora di capire che cosa Dio ci propone di nuovo. Ricorderete le parole del canto che spesso facciamo per invocare lo Spirito Santo: fondimi, plasmami, riempimi, usami… La prima parola “fondimi” è molto forte. E’ come se chiedessimo al Signore di agire con noi come nei confronti di un cero che, a contatto con il calore, a poco a poco si scioglie e perde la sua forma. In questo modo Gli consegniamo la nostra mentalità, la nostra cultura, la nostra intelligenza, la nostra esperienza, il nostro passato, i nostri progetti. Certamente non è facile per noi rinunciare a tutto questo per offrirlo al Signore e consentirGli di fare di noi ciò che Lui desidera, anzi, è molto difficile. Ci rassicura, però, il pensiero che Dio ci abbia creati belli, innocenti, seppure noi, con il passare degli anni, abbiamo cambiato tutto. Di quella bella bozza che Dio ha fatto di noi ne abbiamo fatto una caricatura: vi abbiamo aggiunto la gelosia, l’orgoglio, l’ambizione, la superbia, la mancanza d’amore e di perdono e altri aspetti che non facevano parte del piano di Dio. Oggi, con la nostra scelta di offrire a Lui la caricatura che vi abbiamo costruito sopra, Gli consentiamo di realizzare in noi un nuovo progetto, un nuovo piano, una nuova mentalità che coincide con i Suoi desideri. Vi esorto, cari fratelli, con le parole di San Paolo nella Lettera ai Filippesi: “Indossate la mente di Dio!” La seconda parola che pronunciamo nel canto è “plasmami” e, con questa richiesta al Signore, diventiamo più docili e incominciamo a ragionare non più con la nostra mente, ma con la mente di Dio, iniziamo ad amare non più con il nostro cuore ma con il cuore di Gesù.
Il canto di invocazione dello Spirito Santo prosegue con la parola “Riempimi”. Soltanto dopo che abbiamo liberato e ripulito il vaso della nostra vita affinché possa essere riempito dalle cose belle di Dio, Gesù può riempirlo dei Suoi carismi, dei Suoi doni, ma non prima, perché sarebbe pericoloso. Infatti i carismi assomigliano al fuoco: se esso viene posto nel focolare dà luce e calore, ma se il focolare è rotto, il fuoco corre il rischio di bruciare la casa. “Usami” è l’ultima invocazione che rivolgiamo allo Spirito Santo, affinché Dio possa usarci a modo Suo. Noi molte volte lavoriamo per Dio, ma non con Dio, ha proseguito Padre Elias. Quando non abbiamo il cuore libero e pulito abbiamo la possibilità di lavorare per Dio ma non con Dio, come invece Lui desidera. Nella nostra vita e nel nostro itinerario spirituale possiamo procedere in diversi modi: possiamo camminare davanti a Gesù, dietro di Lui o con Lui. Quando camminiamo prima di Gesù, cioè lasciamo che Lui cammini dietro a noi, siamo noi ad indicare a Lui che cosa debba fare, dicendoGli ad esempio: “dammi questo, fammi quest’altro, proteggimi qui, aiutami là…”. Niente di male in queste richieste, però non è sufficiente, perché siamo noi a dettare a Dio quello che deve fare. Sì, è vero, siamo piccoli, e i bambini sono soliti dettare ai genitori quello che loro devono fare. Anche se Gesù ci accetta ugualmente, e Lui stesso ci ha esortato a chiedere con insistenza, non possiamo limitarci a basare tutta la nostra vita spirituale sulla richiesta. Bisogna fare qualche altra cosa. Ci sono poi coloro che camminano a distanza, stando dietro a Gesù come facevano i farisei, i quali si fermavano ad osservare la legge ma ignoravano Gesù quando diceva loro di camminare. E molte volte facciamo anche noi così: non camminiamo. Partecipiamo alla Messa, magari anche ogni giorno, ma non camminiamo, riceviamo l’Eucarestia ma restiamo fermi al punto di partenza. Qualcuno fa i pellegrinaggi e ritorna raccontando quanto sia stato bello, ma rimane dov’era, non cammina. Altri frequentano ogni settimana una Comunità di preghiera, lodano il Signore ma restano sempre dove erano, senza cambiare. Essi non ascoltano Dio che parla e non pensano neppure di dover perdonare i fratelli. Stanno indietro, sono buoni ma non santi. Gesù, invece, vuole che noi camminiamo mano nella mano con Lui, ha sottolineato Padre Vella.
Egli desidera che noi stiamo in ascolto mentre Lui parla attraverso la Bibbia, che è parola viva, attraverso un mio fratello o una mia sorella oppure mediante la bocca di un piccolo bambino. Dio coglie ogni circostanza per parlarci, ma noi dobbiamo essere aperti alla sua Parola camminando mano nella Sua mano, affinché Lui, dopo aver ripulito il nostro terreno, possa edificare in noi. E’ il Signore che può farci diventare santi, ma dobbiamo lasciare a Lui la possibilità di farlo con l’apertura del nostro cuore. Come il vento non può entrare in una stanza se teniamo chiusa la finestra, così se noi poniamo dei limiti e dei blocchi, come ad esempio la mancanza di perdono, la bestemmia o la mancanza dei Sacramenti, lo Spirito Santo non può operare in noi. Padre Elias ha poi posto questo interrogativo all’assemblea: In che cosa consiste l’edificio che Dio vuole costruire in noi dopo che il nostro terreno è pulito e pronto? E’ il Suo progetto d’amore, il Suo miglior piano su ciascuno dei Suoi figli, diverso per ciascuno di noi, come sono differenti i carismi che il Signore ci dà. Ma se noi non siamo continuamente in ascolto, non riusciamo mai a capire quello che Dio vuole da noi. Ecco perché dobbiamo ascoltare continuamente Dio attraverso la preghiera, soprattutto quella personale. Infatti possiamo comprendere ciò che ci dice attraverso la Bibbia soltanto se entriamo in intimità con Lui. E’ importante ricordare, inoltre, che costruire l’edificio comporta non soltanto mettere una pietra sull’altra, ma unirle insieme, diversamente l’intera struttura crolla. E’ inutile che Dio edifichi se poi le pietre non sono tenute insieme con il cemento dell’amore! E’ inutile fare tante attività, seppure buone, se poi non c’è il collante che le unisce insieme! Non è una cosa facile ciò che Dio ci chiede. Senza l’amore l’edificio non sta in piedi, e senza amore non siamo discepoli di Gesù, come Lui stesso ci ha detto: è dall’amore, dall’unione tra di voi che il mondo riconoscerà che voi siete miei discepoli e che io sono mandato dal Padre. Dandoci questa responsabilità Dio manifesta una grande fiducia in noi, più di quanta noi possiamo averne in Lui. Coraggio, lasciateGli edificare il Suo edificio, lasciateGli realizzare il progetto che Lui ha su ciascuno e ciascuna di voi. Che cosa ci offre in cambio il Signore? La pace, quella duratura, piena di gioia e di amore! Subito dopo, sulle note del canto “Non c’è nessuno che può amarmi più di Te”, Padre Elias ha guidato una preghiera di perdono e di guarigione interiore per gli ostacoli che ci hanno impedito di liberare il nostro terreno affinché la vigna potesse crescere. Queste le sue parole espresse a nome dei partecipanti: Ti offriamo la nostra debolezza e la nostra fragilità, Signore, il nostro peccato. Oggi Signore Gesù vogliamo chinare il capo davanti a Te, sei Tu il nostro Salvatore e il nostro liberatore… Riconosciamo la Tua tenerezza ma anche la Tua potenza che fa chinare ogni peccato e ogni malattia davanti a Te. Guarda il tuo popolo stanco, scoraggiato, confuso, pieno di paura, che si sente solo… Guariscilo! Abbiamo fiducia in Te, Signore.
Dopo una breve pausa durante la quale ciascuno dei presenti ha potuto consumare il suo pasto frugale e condividere con i fratelli la testimonianza del proprio incontro con Gesù, abbiamo vissuto un momento privilegiato di lode Comunitaria e di esultanza accompagnata dai canti gioiosi proposti dalla corale. E’ poi giunto il momento di ascoltare le interessanti riflessioni del nostro Responsabile Giuliano, che con rinnovato slancio, ha saputo coinvolgere l’assemblea con alcune domande dirette: Come vi sentite? Siete ancora tristi come ieri oppure sta cambiando qualcosa in voi? Avete più gioia?! E la risposta, accompagnata da uno scrosciante applauso, non si è fatta attendere: Sì, siamo ricolmi di gioia! Gloria a Dio! Con piacere Giuliano ha esclamato: Amen!La gioia è l’ossigeno del Signore! Quando Lui vede che stiamo cominciando a boccheggiare per l’arsura spirituale, ci dona nuovo coraggio e nuova vita!
Giuliano ha poi ribadito alcuni aspetti anticipati da Padre Ignazio e da Padre Elias durante il loro intervento. La nuova Alleanza che il Signore vuole stringere con ciascuno di noi è nominativa, perché Lui ci ha chiamato per nome come figli privilegiati, seppure peccatori. Egli non può lasciare i Suoi figli nel buio, nel loro peccato e, perciò, è spinto dall’amore e dall’umiltà a compiere qualcosa di nuovo per redimere e salvare ciascuno di essi. Sì, il Signore, pur di non lasciarci nel peccato, nell’errore e nella solitudine, è disposto a fare un’alleanza con l’uomo. Grande è la bonta del Signore ! Lui, fonte di bene e di misericordia, ci abbraccia, affinché anche noi diventiamo misericordia, amore e pace. E, poiché sa che non riusciamo a fare bene le cose, allora si fa avanti per darci le giuste istruzioni affinché non sbagliamo, non ci facciamo del male e non procuriamo del male agli altri. Questo è l’amore di Dio! La cosa straordinaria è che non ci dona il Suo insegnamento soltanto in modo esterno a noi, ma pone la Sua istruzione e la Sua guida direttamente nel nostro cuore per mezzo della sapienza e della saggezza. In questa nuova alleanza emerge anche tutta la tenerezza di Dio, proprio perché la Sua alleanza è il frutto del Suo Amore per noi! Si tratta di una particolare unione a noi, che ci permette di stare e camminare a fianco al Signore, come ci ha evidenziato Padre Elias. E se il Signore si unisce a noi, sentiamo certamente il Suo abbraccio e la Sua tenerezza, il Suo calore e il Suo affetto.
Nel camminare a fianco a Gesù possiamo ascoltare ciò che Lui ci dice e assaporare le Sue parole, mentre invece, se stiamo dietro di Lui o davanti a Lui, non possiamo sentirLo. “Voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio”, ci ha detto oggi il Signore! Quale privilegio! Il Signore ha posato il Suo sguardo su ciascuno di noi e ci ha identificato con il Suo campo preferito… Avrebbe potuto scegliere altri, ma ha scelto proprio noi. Che meraviglia! Nel frattempo Dio ci dona tutto il Suo aiuto per abbattere ciò che nel tempo abbiamo costruito in quel terreno: gli ideali e le aspettative non consone a ciò che Lui desiderava o qualche idolo … ma noi, da parte nostra, dobbiamo essere pronti a fare questa rinuncia di noi stessi per ottenere il meglio dal nostro Dio. Fratelli, questo campo è il nostro cuore! Ha esclamato Giuliano. Bisogna farvi spazio per lasciar lavorare il Signore, che intende realizzare un nuovo edificio spirituale nel nostro cuore. Chiediamo a Lui l’aiuto. Nella Sua scelta il Signore si è fidato di noi, ha creduto che ognuno di noi potesse produrre frutto. Quali sono i frutti che Dio si aspetta da questo campo che siamo noi? Attende la fede che quel seme piantato porti frutto, la santità e la disponibilità a collaborare con Gesù per testimoniare che Lui è risorto ed è il nostro unico salvatore. Mentre stiamo al Suo servizio e lavoriamo per il Suo Regno, diventiamo collaboratori di Dio! Amen! Al termine di queste edificanti parole, tutti i convenuti hanno voluto esprimere con un lungo applauso l’impegno di liberare il proprio cuore dai diversi ostacoli che impediscono al Signore di edificarvi un bell’edificio e di sigillare la Sua nuova alleanza d’amore.
La relazione successiva sul tema “Voi siete i miei testimoni” (Is 43,10-11) è stata svolta da Padre Elias Vella il quale ha inteso spiegare in che modo possiamo essere testimoni: Mentre Gesù ha riservato a Se stesso diversi attributi, come ad esempio “la via, la verità e la vita, l’acqua viva, il pane disceso dal Cielo, il buon pastore, la porta, la resurrezione e la vita, ha voluto riservare anche a noi quello della luce del mondo. Gesù, infatti, come dice “Io sono la luce del mondo” dice anche a noi “voi siete la luce del mondo”, attribuendoci quello che è Lui. La sua è una forte esortazione, soprattutto perché siamo peccatori, fragili e non siamo luce per nostra natura. Possiamo esserlo solo se siamo vicini a Gesù, che è la luce. L’incontro con Gesù, infatti, cambia la nostra vita e non può lasciarci dove e come siamo. L’incontro ci cambia, ci trasforma. Più siamo vicini a Gesù e di Lui facciamo esperienza, più la Sua luce risplende in noi e possiamo essere Suoi testimoni. Sì, siamo chiamati ad essere testimoni ed evangelizzatori! Ha proseguito con fermezza Padre Elias.
L’evangelizzazione, cioè il dare la buona notizia, avviene soprattutto attraverso la testimonianza. Molte volte riteniamo di non essere capaci ad evangelizzare perché non sappiamo predicare alla gente. In realtà, tutti siamo evangelizzatori, seppure non tutti allo stesso modo. Infatti il Signore non chiede la stessa cosa a tutti, ma ad ognuno chiede di essere testimone nella propria famiglia, nel luogo di lavoro, nella Parrocchia, dei principali valori, come ad esempio la pazienza, la gentilezza, la generosità, l’umiltà. Una tale testimonianza scaturisce dalla nostra esperienza con il Signore. Ma di quale notizia dobbiamo parlare agli altri? Ha chiesto Padre Elias. Dio ti ama, Dio perdona i peccati, Dio vuole guarirti e liberarti! Questa è la buona notizia che tutti aspettiamo in un mondo ove manca l’amore e l’unione! E ognuno di noi è chiamato a collaborare nel dare la buona novella ad ogni creatura! Questo è il ruolo di ciascuno di noi! Tutti noi siamo una piccola luce, piccola sì, ma luce! Se ognuno compisse un piccolo gesto di bene ogni giorno, senza provarne vergogna, insieme potremmo cambiare l’ambiente che ci circonda! Questa è testimonianza! A conclusione della sua relazione, Padre Elias ha rivolto un’accorata esortazione ai convenuti che lo hanno ascoltato con attenzione: Incontrate il Signore, fate esperienza di Dio nella vostra vita e poi date la buona notizia a tutti, la buona notizia che abbiamo un Dio che ci ama, ci vuol bene, ci perdona i nostri peccati, vuole guarirci, vuole darci pace, non però la pace che il mondo ci offre, ma quella che soltanto Gesù può donarci!
Padre Elias ha poi guidato la preghiera di guarigione, invocando con fiducia la Misericordia di Dio e la potenza dello Spirito Santo sui presenti mentre i chitarristi arpeggiavano dolcemente la loro chitarra: Spirito del Signore, soffia su tutti noi, affinché possiamo affrontare i difficili problemi della vita e continuare il nostro cammino, perché da soli crolliamo. Guariscici e liberaci, Signore, Tu lo puoi fare, noi siamo il Tuo popolo, i Tuoi figli e le Tue figlie che Tu hai riscattato sulla croce con lo spargimento del Tuo sangue.
L’assemblea si è unita alla preghiera di Padre Elias e, all’unisono, ha invocato il Nome di Gesù, cercando quasi di toccare il Suo mantello, affinché la stessa potenza e la stessa forza che uscì da Lui sulla donna Cananea del Vangelo, potesse lenire ogni ferita del cuore e, secondo la Sua volontà, risanare ogni malattia. Una grande commozione trapelava dal volto dei convenuti, certi che Gesù avrebbe operato meraviglie nella loro vita. Padre Elias ha continuato la preghiera effettuando la Benedizione dei Sacramentali e, in particolare dell’acqua, dell’olio e del sale e, successivamente, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’universo, a conclusione dell’anno liturgico.
Siamo invitati ad adorare Gesù come Re, ma non soltanto come re nostro, ma dell’universo, perché anche la natura china il capo davanti a Lui, ha asserito durante l'Omelia. Come l’acqua che diviene vino, il mare mosso che diviene mare calmo, così pure tutte le malattie chinano il capo alla Sua presenza. Ma se è re della natura, Egli è principalmente re nostro, perché noi siamo i prediletti fra le Sue creature. Lui è morto per noi, ci ha riscattati con il suo sangue! Il regno di Gesù, che è in mezzo a noi, è il regno dell’amore, è il regno della gioia, è il regno della pace, di cui noi siamo testimoni.
Durante questa giornata alla presenza del Signore e in comunione con i fratelli abbiamo accresciuto la consapevolezza di appartenere a Dio e di essere la realtà che Dio cura e nella quale impiega la Sua energia e il Suo amore. Da parte di tanti fratelli e sorelle, consapevoli di essere il campo privilegiato di Dio, è scaturito l’impegno di curare quel seme che Egli vi pianta e di produrre frutto in abbondanza, affinché il Signore possa gioire dell’edificio spirituale che sarà costruito nella nostra vita. In questo la nostra fiducia in Dio è completa.