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L'appartenenza

Incontro Comunitario del 12 Luglio 2009

Gianni C.

Ogni tanto Gesù chiamava i Suoi discepoli in disparte, perché si riposassero un po'. Non si trattava di giornate dedicate soltanto al riposo fisico, ma di un incontro personale e comunitario con Lui, che consentiva una nuova carica spirituale dei discepoli per lo svolgimento delle successive attività che Gesù avrebbe indicato. Con questo atteggiamento la nostra Comunità ha vissuto la giornata del 12 Luglio 2009.

Dopo un'intensa preghiera di lode, il Consigliere Spirituale della Comunità Padre Ignazio Melis ha presieduto la Celebrazione Eucaristica presieduta, durante la quale ha invitato i presenti a rendere sempre più sicura la propria vocazione e la propria elezione. Successivamente è intervenuto il Responsabile Giuliano Monaco, che ci ha voluto sensibilizzare meglio sull'importanza dell'appartenenza.

...Il Signore ci ha voluti, ci ha scelti, ci ha chiamati a donarci, al sacrificio, perché nel cammino c'è anche la sofferenza. Se pensassimo a San Paolo, lui è stato fedele a Dio, alla formazione da Lui ricevuta. Nel convertirsi ha costituito un esercito di servi di Dio. Quante Comunità indirizzava ed esortava con l'autorità che Dio gli aveva donato! Per questo ha potuto dire: Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me (Gal 2,20).

L'esperienza che oggi vogliamo fare in questa giornata comunitaria deve essere mirata ad un decentrarci da noi stessi, per ricentrarci su Cristo. Quando lo Spirito Santo è in noi, allora non siamo più carnali. Leggiamo, infatti, nella Lettera ai Romani 14,7-8: Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore: se noi moriamo, moriamo per il Signore.

Gesù ha chiesto a San Paolo di cambiare vita, così il Signore ci chiama a non vivere più per noi stessi, ma per Lui. Il Signore, nella Sua chiamata specifica, ha scelto te, me, noi..., ci ha voluti e chiamati. E' Lui che sceglie. Noi siamo abituati a uscire da casa e scegliere, vorremmo anche scegliere una fede a nostra misura, come se andassimo ad acquistarla in un negozio o ad ordinarla in sartoria. E' Dio che sceglie e vi è una sola fede! In questo viaggio di fede, tutto ha inizio nell'itinerario personale e individuale, per poi intraprendere il cammino in modo unitario e comunitario.

Se osserviamo i verbi utilizzati nel Vangelo riguardo alla vocazione (Mt 19,21; Mc 10,21; Lc 18,22; Mt 11,28; Gv 1,39; Mt 28,19; Mc 16,15), Dio ci rivolge tre chiamate. Il vieni appartiene alla prima chiamata; è la chiamata alla salvezza; è la chiamata della pecora smarrita perché sia liberata; è la chiamata del figlio prodigo, dove egli riceve l'amore di Dio, l'abbraccio e il perdono.

giuliano

La prima chiamata non è fine a se stessa, è premessa e proiezione per la seconda chiamata, che avviene quando Dio ti inserisce in un contesto di preghiera. Sei innestato nella Comunità: è là che ti forma, è là che ti nutre, ti plasma, è là che lo Spirito ti fa diminuire nella carnalità per crescere in Lui. Sei innestato nella palestra dello Spirito Santo che è la Comunità, dove cresciamo, ci confrontiamo e stimoliamo a vicenda.

La terza chiamata è quella in cui il Signore ci dice vai e andate. Perché quando hai ricevuto, sei cresciuto in Spirito Santo, allora sei pronto e Lui ti manda.

I discepoli andarono a due a due: questo significa che mentre uno parla, l'altro prega, ossia si vigila uno sull'altro e si intercede. Noi solitamente preghiamo per noi stessi, mentre dobbiamo pregare per tutelare coloro che annunciano il Vangelo, con la preghiera, notte e giorno, poi il Signore ci darà il resto... L'amore reciproco è pregare gli uni per gli altri.

Quando Dio chiama e dice Vieni, venite!, Andate!, utilizza dei verbi che non concedono riserve. Ma quando dice vai, andate, c'è da eseguire, non da discutere, né porre condizioni o fare compromessi. Oggi prevale la ribellione e, purtroppo, non si esegue l'invito di Dio.

Noi siamo al Suo servizio, come lo è stato San Paolo: siamo Suoi discepoli e, perciò, dobbiamo essere impregnati di tre elementi essenziali: la disponibilità, la fiducia, l'obbedienza che, a loro volta, hanno alla base la preghiera, l'ascolto e l'abbandono fiducioso. Questo significa stabilire delle equivalenze: disponibile = eccomi! Fiducia = sono in buone mani! Obbedienza = eseguo! Se mancano questi atteggiamenti, l'azione di Dio non si può manifestare.

Nel Movimento o nella Comunità quante persone possiedono questi requisiti?! Spesso, nelle Comunità ci sono tre tipologie di persone: gli ospiti, i turisti e gli appartenenti.

L'ospite è colui che viene invitato. Ma l'ospite se ne andrà, e tornerà se sarà di nuovo invitato e se si sarà trovato bene.

preghiera

Il turista viene quando gli fa comodo, quando ne ha il tempo, se è libero da tutti i suoi impegni. Egli guarda, osserva, fa qualche complimento o qualche critica: è il turista.

Gli appartenenti sono coloro che ci sono sempre, fanno parte di quella struttura, sono la roccia del tempio di Dio, sono la parete, dell'edificio comunitario. L'appartenente è colui che resta in ogni condizione di tempo, soprattutto quando si svolge un ministero, un ruolo. Ma anche se quel ministero non ci fosse più, o venisse attribuito ad un'altra persona, lui resterebbe ancora, perché si sente appartenente alla Comunità, appartenente all'amore di Dio. Questa è l'appartenenza del cuore. L'esserci è l'essere cellula di quella Comunità.

La Comunità navigherà a gonfie vele nella misura in cui ognuno darà il proprio massimo, continuamente. E cos'è il nostro massimo? La preghiera innanzitutto, la lode, l'ascolto, il rispetto, la verità, l'incoraggiamento, l'esortazione, la puntualità. Ma, affinché noi possiamo andare, dobbiamo prima essere capaci di amare, capaci di appartenere.

Per passare da ospiti o da turisti, ad appartenenti, ci vuole un atto di volontà, di conversione, di coraggio... un tuffo nello Spirito Santo, l'abbandono del proprio io...Per fare questo serve un atto di rinuncia agli interessi della propria vita, mettendo Gesù al primo posto e, di conseguenza, mettendo la Comunità al primo posto, perché essa è la mangiatoia che ci nutre. Gesù ci nutre nella Comunità.

Noi apparteniamo innanzitutto a Gesù nostro Signore e Salvatore e, di conseguenza, possiamo appartenere alla Comunità che è al servizio Suo e della Chiesa.L'aver impegnato il nostro tempo per Gesù e per la Comunità significa aver investito un qualcosa che ci permette di ricevere l'eredità eterna. E' l'aver ipotecato una garanzia per accedere al regno dei cieli, come ha fatto San Paolo. Rendiamo più sicura la nostra vocazione alla santità e la nostra elezione vivendo nella Comunità e per la Comunità, sorreggendola, pregando per essa oltre che per se stessi.

Gesù ci mette davanti alla possibilità di essere dei carboni oppure dei diamanti. Sia il carbone che il diamante hanno la stessa composizione chimica, ma c'è una differenza tra i due: il carbone è nero, non fa passare la luce, sporca, si consuma; il diamante ha più valore, è più prezioso, fa passare la luce, dona la luce, è solido e dura per sempre.

Cosa vogliamo fare della nostra vita? Vogliamo essere come i diamanti, ricevere e poter dare la luce di Cristo? O vivere per sempre una vita scura, opaca, triste, monotona, che non vuole trasformarsi, che non vuole ricevere la luce dell'Altissimo? Siamo chiamati a fare questa scelta, diversamente vivremo sempre la prima chiamata, non passeremo mai alla seconda e neppure alla terza.

La Comunità è una benedizione di Dio, una realtà santa, meravigliosa, preziosa. E' il nostro personale e collettivo che fa navigare la Comunità, come una barca a remi: ognuno al suo posto, che voga il suo remo, sempre dritti, con lo stesso ritmo e la stessa direzione. E' il nostro SI che fa cambiare la nostra Comunità e non la fa stagnare. Dobbiamo avere l'audacia di dire al Signore: Eccomi, manda me!, senza lamentarci, sino a che il Signore dice venite e riposatevi un po'. E' Lui che dà un tempo di riposo, non dobbiamo darcelo noi.

gioia

La Comunità non si può fare a casa da soli, non si riduce ad una stretta di mano una volta la settimana, o ad un abbraccio o ad un bacio: è un lavoro continuo, è un servizio, è un vivere insieme, un impegnarsi insieme, un sacrificarsi insieme, è uno sporcarsi le mani. Per la comunità ci si compromette, non si rimane anonimi... La Comunità è un lavorare e stare insieme, sebbene la società ci proponga uno stile di vita piuttosto individualista. La Comunità è il luogo dove si perde se stessi, il proprio ego, i propri pensieri per ritrovare il fratello e la sorella.

Al termine della sua Relazione, Giuliano, con l'ausilio della Corale, ha condotto una preghiera di guarigione che ha trasformato i cuori dei convenuti ed ognuno ha potuto assaporare la sua appartenenza a Dio, come un progetto che dura tutta la vita e ci tiene uniti gli uni agli altri. Veramente ci siamo sentiti toccati e riempiti dallo Spirito Santo, e l''impegno assunto da ciascuno è stato quello di rendere più stabile la propria fedeltà a Dio nella Comunità. Grazie di cuore al nostro Responsabile.

L'Incontro di Preghiera Settimanale