Il Signore è il tuo custode
Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 28 Ottobre 2018
Domenica 28 Ottobre 2018 la Comunità si è radunata per trascorrere insieme una giornata di lode, di formazione ed evangelizzazione sul tema “Il Signore è il tuo custode” (Sal 121,5). Le diverse centinaia di partecipanti hanno atteso con trepidazione questo giorno per potersi riunire nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio, lampada per i loro passi, e attingere un nuovo slancio dall’Alto per proseguire il proprio itinerario di fede tenendo sempre fisso lo sguardo verso il Signore. Tale cammino della vita, infatti, deve essere interamente orientato all’Unico Dio dal quale proviene la benedizione e la pace. I canti di accoglienza e le lodi gioiose che si sono elevate al Signore, hanno preparato i cuori dei convenuti ad accogliere il dono dello Spirito Santo che con il Suo fuoco d’amore, ha rinnovato l’ardore della fede e rafforzato la comunione reciproca.
Sono intervenuti, quali Relatori della giornata, Don César Alejandro Pluchinotta, Sacerdote di origine Argentina che, oltre a prodigarsi per l’Evangelizzazione, riveste un ruolo di riguardo verso i malati e coloro che hanno bisogno di guarigione interiore o fisica e, inoltre, Padre Ignazio Melis, Consigliere Spirituale della Comunità.
La prima Relazione sul tema della giornata è stata svolta da Padre Ignazio Melis, il quale ha esordito con queste parole: E’ quando si attraversa la tempesta che al credente viene messa a dura prova la fede in Dio. Anche il nostro cammino, come quello che affronta il pellegrino Davide, non è privo di difficoltà, pericoli, incertezze e paure nell’affrontare le incognite del viaggio. Ma quando ci troviamo ad affrontare qualsiasi cammino pericoloso, non siamo mai lasciati soli a noi stessi. In tali momenti di difficoltà, infatti, il Signore è il vero aiuto alla nostra vita, perché nulla sfugge alla Sua mano. Colui che ci protegge non sonnecchia e non dorme, Egli è Colui che ci aiuta e ci sostiene. In che cosa consiste tale aiuto? Ha chiesto Padre Ignazio.
Non consiste in altro se non nella prossimità stessa del Signore, e soprattutto nella Sua custodia. Come la nostra ombra non si separa mai da noi, allo stesso modo il Signore ci rimane fedelmente vicino, oserei dire che il Signore rimane incollato alla nostra esistenza! E questa è la risposta a quanti, nella prova, chiedono “Signore, dove sei?”. Quanti momenti di sfiducia attraversiamo nella nostra vita, quanta mancanza di fedeltà al Signore che, invece, è accanto a noi, incollato alla nostra esistenza! La nostra vita è al centro della cura premurosa e provvidente del Signore. La custodia di Dio nei nostri confronti si presenta come una custodia personalissima, Egli è, infatti, il “tuo” custode! Questo “tuo” esprime un’attenzione e una premura tutta personale.
La custodia di Dio abbraccia tutta la vita dell’uomo, ne abbraccia la corporeità e l’intero essere. Il Signore custodisce tutto il tempo della vita dell’uomo, di giorno e di notte. Tutto il passato, il presente e il futuro sono nelle mani di Dio. Non c’è istante dell’esistenza che non sia abbracciato dalla custodia e dalla sollecitudine di Dio. Dio è sempre pronto a manifestare le Sue cure verso di noi, anche quando ci sembra di essere soli. Lui non consentirà, se ci sarà la prova, che essa ci abbatta. Lui è il nostro rifugio, la nostra forza, il nostro soccorso, il nostro custode. Cari fratelli, affidiamo con fiducia al Signore Gesù i nostri pesi, gli affanni e le preoccupazioni che ci affliggono, perché se il Signore veglia su di noi, possiamo davvero riposare al sicuro.
Dopo un lungo applauso e alcuni canti di lode e riconoscenza al Signore, è intervenuto Don César Pluchinotta sul tema “Benedetto l’uomo che confida nel Signore” (Ger 17,7) il quale, nel commentare la Parola di Dio ha affermato che Geremia contrappone due tipi di persone: una che vive lontana da Dio, confida nell’uomo e conduce una vita spirituale “light” e l’altra che affonda le sue radici nel Signore e possiede una vita spirituale forte e solida. Ci sono molte persone, infatti, che stanno bene nel deserto e ogni tanto vanno ad attingere un po’ d’acqua in un gruppo di preghiera o ad un incontro, e poi ritornano alla vita di prima vivendo secondo i propri desideri e riponendo la propria fiducia nelle cose che hanno deciso di compiere. Una cosa ben diversa è costituita dall'essere piantati e radicati in Dio, dal nutrirsi di Lui, dal porre la propria fiducia solo in Dio. Tale esistenza sarà benedetta e produrrà benedizione. Coloro che sono piantati e radicati in Dio, infatti, producono cose buone. Le loro azioni, i loro gesti, sono come medicine perché anche al termine della loro faticosa giornata sanno strapparti un sorriso, darti luce e pace, contagiarti l’allegria. Proprio così gioiosi ci vuole il Signore!
Quando siamo radicati in Dio e affondiamo le nostre radici nell’acqua viva, siamo luminosi, splendenti e contagiamo la gioia. Prendendo poi spunto dall’episodio del Vangelo che riporta l’incontro di Gesù con la donna di Samaria al pozzo di Giacobbe, Don César ha invitato i convenuti ad immedesimarsi nella Samaritana e a permettere che Gesù possa accostarsi a ciascuno di loro. Ha poi proseguito pronunciando queste parole: Pensate, oggi Gesù viene da noi e ci dice “ho sete, voglio vivere con te. Sono venuto da te perché ho sete di te e voglio donarti l’acqua viva. Voglio incontrarti per vivere vicino a te e donarti la vita vera che non hai e la mia gioia piena. Se sarai piantato e radicato in me, qualunque sia la tua situazione, fiorirai. Vuoi trapiantarti e venire a radicarti in me senza fidarti di altri? Da questa esortazione di Don César è scaturito un momento di preghiera, durante il quale ciascuno dei convenuti ha potuto vivere appieno il proprio incontro con Gesù. Sono stati attimi particolari, personali, individuali e intimi, accompagnati dal canto “Apri i miei occhi del cuore”. Don César ha concluso il suo intervento evidenziando come il Signore stesse invitando ciascuno a deporre per terra, dinanzi a Lui, la propria brocca ricolma di tristezze, afflizioni, delusioni, fallimenti, ansie, paure, per poter ricevere il Suo immenso Amore. Una grande commozione trapelava dagli occhi dei presenti e palesava l’azione trasformante di Gesù nei confronti di chi Gli ha spalancato il proprio cuore.
La pausa per il pranzo è stata l’occasione per condividere, con gli altri fratelli e sorelle, la gioia profonda provata dinanzi alla presenza di Gesù, che è stata fonte di consolazione e di incoraggiamento per quanti hanno confidato pienamente in Lui. Sono seguiti la recita comunitaria del Santo Rosario e diversi canti di lode guidati dalla Corale per esprimere la gratitudine dell’assemblea al Signore.
Successivamente ha preso la parola il Presidente della Comunità, Giuliano Monaco, il quale ha voluto esprimere alcune brevi ma profonde riflessioni sul tema della giornata comunitaria. All’inizio del suo intervento, nell’osservare la gioia contagiosa dei presenti, ha evidenziato che proprio dalla lucentezza e dalla trasparenza del nostro volto e dei nostri occhi, si capisce ciò che abbiamo nel cuore, se è in sintonia o meno con il Signore. Certo, ha affermato Giuliano, possiamo avere tanti problemi, tante croci, però la gioia dello Spirito, quella sana e non quella terrena, è ciò che noi possiamo contagiare ai nostri fratelli. Si tratta della sana ebrezza dello Spirito Santo! E noi, seppure possiamo trovare diverse difficoltà in quanto la società odierna ha messo da parte Dio, siamo chiamati ad essere testimoni nei nostri ambienti, Oggi il Signore ci sta assicurando che Lui è il nostro custode. Stupendo!
Essere custode significa avere cura, sorvegliare per proteggerti. L’affermazione biblica “Il Signore è il tuo custode” (Sal 121,5) racchiude la bontà, la Misericordia, la grandezza del Signore. Dinanzi a tali parole dovremmo sentirci confortati e privilegiati, anche perché il termine “tuo” vuole indicare che Dio ci appartiene in modo personale. Il Signore, come Buon Pastore, ci custodisce affinché non veniamo rapiti e divorati dal mondo o dal maligno. Non basta però che il Signore ci custodisca, occorre anche un nostro atto di volontà nell’essere attenti custodi della nostra vita e della nostra anima e nel consentire al Signore sia di manifestarci il Suo Amore, sia di aiutarci a percorrere bene questa vita nella prospettiva di quella che ci attende nel Regno dei Cieli. E’ necessaria da parte nostra una scelta chiara e determinata se intendiamo camminare da soli o insieme al Signore, per essere da Lui custoditi. Beati saremo noi, quando sapremo dire: “Signore, tu sei il nostro custode”! Solo allora la nostra vita e la nostra anima saranno al sicuro!
A differenza dei custodi di una fabbrica o dei migliori sistemi di antifurto, il nostro Dio vigila su di noi in modo ininterrotto e non si guasta mai, è sempre in funzione, è un allarme continuo, un suggerimento assiduo, un’indicazione incessante! E, tra l’altro, scoraggia il male ad avvicinarsi a noi, ci protegge e ci difende dai mali e dai pericoli di qualsiasi genere. Questa è una grande benedizione! E’ fantastico! E, come ci ha ricordato Don César, confidare nel Signore è una benedizione! Noi confidiamo nel Suo ascolto e ci fidiamo della Sua compassione! Il Signore ha cura di noi tutto il giorno, questa è la nostra speranza e la nostra certezza! Possiamo confidare nella Sua Misericordia, nelle Sue grazie, perché le meraviglie del Signore non sono finite!
La successiva Relazione è stata svolta da Don Pluchinotta sul tema “Ti guarirò dalle tue piaghe” (Ger 30,17) che, in modo coinvolgente, ha affermato che il Battesimo nello Spirito ci conduce ad una esperienza Trinitaria portandoci ad una nuova e profonda esperienza di figliolanza con il Padre e facendoci immergere nel Figlio che si rivolge a Dio riconoscendolo Papà, ad opera dello Spirito Santo. E il Padre Celeste, nel Suo amore per noi, ci libera da tutti quegli ostacoli che impediscono la nostra crescita, il nostro sviluppo, la nostra santità.
Non ha bisogno che noi gli diamo istruzioni su come agire, ma dobbiamo affidarci piuttosto alla Sua volontà. Sa il Signore che cosa modificare in noi, quando e come agire. Lui conosce anche i nostri problemi e le nostre malattie e sa come operare per il meglio. Il Signore ci trasforma perché desidera la versione migliore di noi, ci ama e vuole il nostro bene. Infatti Egli ha per noi un progetto più alto e più bello di quello che noi siamo in grado di concepire. A volte ci guarisce attraverso i medici e le medicine che Lui ha creato, a volte interviene subito o in un tempo più lungo, oppure attraverso la conversione e il Sacramento della Confessione o, altrimenti, attraverso i fratelli della Comunità che si rendono Suoi strumenti di consolazione e misericordia.
Riferendosi all’episodio del Vangelo che riporta la guarigione dell’uomo paralitico calato dal tetto, Don César ha evidenziato che Gesù, vedendo la fede degli amici e il bisogno più profondo che quell’uomo aveva di essere perdonato, perché il peccato costituiva un grande ostacolo per la guarigione fisica, prima lo perdona e poi lo guarisce. Beato è chi ha dei buoni amici che lo portano davanti a Gesù quando lui, con le sue forze, non può farcela. Benedetta la Comunità! Ha esclamato Don Cesar. Ha poi esortato l’assemblea a costituire dei piccoli gruppetti di persone e di pregare gli uni per gli altri, presentando a Gesù ciascun fratello. Davanti a Gesù, infatti, tutto è possibile, se Lo lasciamo agire, ha affermato. Bisogna rompere il tetto, abbattere i limiti che noi poniamo davanti alla potenza e alla misericordia di Dio e vedremo le meraviglie che Lui compie!
Durante questo profondo momento di preghiera di guarigione, accompagnato da un sottofondo musicale, abbiamo sperimentato l’importanza dell’intercessione da parte degli amici e dei fratelli della Comunità che sono stati capaci di sfondare il tetto e le barriere causate dalle nostre resistenze sino a condurci dinanzi a Gesù. Un gioioso inno di lode ha voluto esprimere al Signore tutta la gratitudine e la riconoscenza a Gesù perché ha operato diverse guarigioni interiori e fisiche tra i presenti.
La Celebrazione Eucaristica è stata officiata da Don César Pluchinotta il quale, nella sua Omelia, si è soffermato a riflettere sul Vangelo proposto dalla Liturgia, relativo alla guarigione del cieco Bartimeo alle porte di Gerico. Come ha fatto il cieco, anche noi dovremmo riconoscere in Gesù il Messia, il Salvatore e, con un passo di grande fede verso Gesù, gridare con tutto il cuore: “Gesù, abbi pietà di me!”.
Gesù si mostrerà sicuramente attento alla nostra richiesta di aiuto e ripeterà a noi le stesse parole rivolte al cieco Bartimeo: “La tua fede ti ha salvato!”. Molte guarigioni, infatti, avvengono per la fede, soprattutto quando siamo capaci di camminare verso Gesù anche senza vedere. Dovremmo chiedere al Signore di aumentare la nostra fede per poter vedere, con la certezza che, mentre noi non vediamo ancora, il Signore veda in noi la sua opera già realizzata.
Al termine della Santa Messa ogni fratello e ciascuna sorella aveva un volto raggiante che esprimeva la serenità e la sicurezza di essere custodito da Dio e contagiava la gioia traboccante e il sorriso di chi ha potuto incontrare Gesù ed ammirare le Sue meraviglie. Durante tutta questa giornata il Signore ha certamente operato grandi cose e continuerà a portare avanti la Sua opera di Grazia tra i familiari e gli amici dei convenuti.