La Fraternità Cattolica delle Comunità
e Associazioni Carismatiche di Alleanza
Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships
Il Rinnovamento Carismatico Cattolico diffuso nel mondo tra oltre 125 milioni di cattolici romani è la più grande corrente spirituale nella Chiesa Cattolica. Esso è presente anche nella maggior parte delle altre Chiese Cristiane e Comunità Ecclesiali fra circa 600 milioni di fedeli che hanno sperimentato la grazia del Battesimo nello Spirito Santo
.
Il RCC è diffuso nei più diversi ambienti della Chiesa Cattolica, ed assume diverse forme di apostolato e denominazioni, come: Gruppi di Preghiera; Comunità di Alleanza; Comunità di vita con laici e/o chierici e/o consacrati; Associazioni di fedeli; Comunità ed Associazioni Ecumeniche; Congregazioni Religiose e Monastiche; Università; Ministeri di Guarigione; Istituti e Scuole di Evangelizzazione; Servizi di promozione umana e sociale; Ministeri per i Giovani; Ministeri di Musica e di Arte Cristiana; Ministeri di Evangelizzazione attraverso i Mass Media (Editoria, Stampa, Radio e Televisione)... La varietà di queste espressioni carismatiche costituiscono una vera ricchezza per la Chiesa.
Ciascuna di queste realtà condivide al suo interno le grazie specifiche del Rinnovamento, tuttavia, pur avendo un comune denominatore - come il Battesimo nello Spirito - esse sono totalmente autonome le une dalle altre. Ogni realtà del Rinnovamento, secondo l'ecclesiologia cattolica, agisce sotto l'autorità e la vigilanza dell'Ordinario locale o della Sede Apostolica secondo il diritto proprio.
Fra le realtà del RCC, la Santa Sede ha riconosciuto ufficialmente la Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships, formata da oltre una novantina di Comunità di Alleanza, unite da un impegno formale, provenienti da ogni parte del mondo. Con il Decreto del Pontificio Consiglio per i Laici, datato il 30 novembre del 1990, la Catholic Fraternity è stata eretta canonicamente in Associazione Privata Internazionale di Fedeli della Chiesa Cattolica dotata di personalità giuridica ecclesiastica. Essa è la storica istituzione delle principali Comunità del RCC mondiale.
Il primo Presidente che ebbe l'impulso dallo Spirito d'ideare questa Fraternità Internazionale fu l'australiano Brian Smith con l'aiuto e il saggio consiglio del texano Bobbie Cavnar ambedue recentemente scomparsi. Senza di loro la Catholic Fraternity non sarebbe nata. Questi due fratelli e padri nella fede sono stati per noi tutti di grande esempio per la loro fedeltà, il loro impegno profuso con i frutti dello Spirito. A loro vada il nostro ricordo affettuoso nella certezza consolante che continueranno ad intercedere per la Catholic Fraternity che hanno tanto amato e servito, mentre noi proseguiamo immeritatamente la loro opera.
Il Pontificio Consiglio per i Laici, nel decreto di riconoscimento, auspicò che la Catholic Fraternity potesse contribuire a consolidare l'espressione cattolica del movimento carismatico. La Catholic Fraternity non ha potere di governo né responsabilità giuridica sulle Comunità membro; ha una responsabilità morale e spirituale d'incoraggiare lo sviluppo delle Comunità membro nella loro identità cattolica e nella crescita verso la maturità ecclesiale.
Perché l'ecclesialità cattolica è una via importante per le nostre comunità?
Nel suo messaggio del 7 novembre 2002 al Xº Meeting Internazionale della Fraternità Cattolica delle Associazione e Comunità Carismatiche di Alleanza, Papa Giovanni Paolo II ha ribadito con vigore una valutazione positiva dei frutti suscitati dalle nostre Comunità e formulata già nei suoi Messaggi autografi precedenti.
Egli ha affermato che:
Il vostro contributo alla vita della Chiesa, attraverso la vostra fedele testimonianza delle presenza e dell'azione dello Spirito Santo, ha aiutato molte persone a riscoprire nella propria vita la bellezza della grazia donata loro col Battesimo, la porta per la vita nello Spirito (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1212). Le aiutate a conoscere la forza della piena effusione dello Spirito Santo concessa con la Confermazione (cfr; ibid., n. 1302)... La fedeltà alla natura ecclesiale delle vostre comunità farà sì che le loro preghiere e attività siano strumenti del profondo mistero della Chiesa, donatore di vita. E' proprio questo che determinerà la loro capacità di attirare nuovi membri.
Naturalmente, questo autorevole riconoscimento comporta un impegno ed una responsabilità da parte nostra perché questi frutti spirituali che lo Spirito Santo ha generato nella Chiesa e nel Rinnovamento Carismatico Cattolico siano secondo i disegni di Dio e non secondo le attese umane. Per dirla col Santo Padre le nostre Comunità si trovano davanti ad una nuova e decisiva tappa della nostra storia quella della maturità ecclesiale
.
Pertanto, vorrei condividere con voi alcuni pensieri sulla nostra natura ecclesiale. Essi possono ricondursi a tre semplici aspetti:
- La dimensione ecclesiale e culturale della Fraternità Cattolica;
- il diritto riconosciutole di libertà di associazione nella Chiesa;
- i criteri di ecclesialità richiesti dalla Santa Sede.
1. La dimensione ecclesiale e culturale della Fraternità Cattolica
Il Santo Padre dopo aver rilevato i preziosi frutti spirituali che la Catholic Fraternity ha generato nella vita della Chiesa e di tante persone, egli afferma che tutto ciò deve tradursi nella comune finalità dell'intera missione della Chiesa che si esprime in un duplice aspetto di: comunione e missione.
Egli ha affermato:
La grande sfida che dobbiamo affrontare in questo nuovo millennio è quella di rendere la Chiesa la casa e la scuola della comunione (cfr Novo Millennio ineunte, n. 43). Questa che è una sfida per tutta la Chiesa lo è certamente anche per la Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships... Vi incoraggio a rendere le vostre comunità segni viventi della speranza, fari della Buona Novella di Cristo per gli uomini e le donne del nostro tempo.
Secondo il sentire spirituale delle nostre Comunità di Alleanza, ciò si traduce in due aspetti molto pratici:
- Vieni e vedi, conosci, fai comunione, sperimenti Gesù, la salvezza il perdono dei peccati, ricevi lo Spirito Santo, i sacramenti, la preghiera, le scritture; dopo
- Vai e annuncia chi è Gesù per te e per la tua Comunità...
La genesi della ecclesialità riposa inevitabilmente sull'incontro personale e vivo con Gesù Signore e Salvatore nel quale ci si riconosce conquistati ed afferrati da Lui, come recita il celebre inizio della prima Lettera di San Giovanni (1Giovanni 1,1-4) e dalla quale scaturisce la Koinonia, la comunione con i fratelli stessi della Comunità.
Da questa intima unione con Cristo scaturisce l'annuncio: quello che abbiamo visto e udito lo annunciamo a voi, affinché siate in comunione con noi (1Giovanni 1,1-3).
La Chiesa mostra in sé questo duplice aspetto di comunione e di missione come il movimento muscolare cardiaco di sistole e diastole (ad intra prima e ad extra dopo, centripeto e centrifugo), e quindi possiamo affermare senza equivoci che le nostre comunità possono conferire una maggiore comprensione di questa natura intima della Chiesa.
Questo, semplicemente, è l'aspetto ecclesiologico di fondo delle nostre comunità: comunicare al mondo le ragioni della nostra conversione a Gesù Cristo Signore e Salvatore e il nostro desiderio di santificarci!
Ma c'è anche un dimensione culturale della Catholic Fraternity che contribuisce alla nostra crescita verso la maturità ecclesiale.
L'esperienza del Rinnovamento Carismatico e la stessa Chiesa Cattolica uscita dal Concilio Vaticano II hanno dimostrato un fatto che il mondo è divenuto un piccolo villaggio
in cui i cattolici sono stimolati a valorizzare la dimensione particolare e la dimensione universale presenti nell'una, santa, cattolica e apostolica Chiesa di Cristo.
Da una parte abbiamo la dimensione particolare: la comunità che vive ed opera in una determinata area geografica, culturale e sociale, con tradizioni ed abitudini proprie e che risponde alla esigenza vitale di una chiesa particolare la diocesi
di appartenenza, perché annunci più capillarmente Cristo all'uomo la dove egli vive. Dall'altra parte, grazie alla Fraternità Cattolica, abbiamo come Comunità delle istanze missionarie che ci mettono in contatto di scambio e partecipazione universale con altre Comunità di differenti culture, estrazioni geografiche, che pur mantenendo ciascuno la propria coscienza originaria, si fanno carico delle sfide ecclesiali comuni come la nuova evangelizzazione, l'ecumenismo, la formazione spirituale e dottrinale, ecc...
Ciò è stato facilitato se non addirittura stimolato dal riconoscimento Pontificio alla Fraternità nel 1990 e dalle continue esortazioni, parole di stima ed incoraggiamento del Santo Padre alla Fraternità stessa. Ciò è anche frutto della dimensione cattolica e planetaria
della missione della chiesa che ha facilitato l'interscambio tra persone e comunità di aree culturali assai diverse.
Quindi, provvidenzialmente gli aspetti universale e particolare divengono più che mai nelle Comunità di Alleanza espressione comune dell'autentico respiro ecclesiale, segno del sentire cum ecclesiæ
. La natura internazionale della Catholic Fraternity viene dunque a richiamare l'urgenza che le diverse Comunità di Alleanza, pur impegnandosi nelle chiese particolari (parrocchia, diocesi...), in piena comunione e in obbedienza ai Vescovi locali, vivano anche il senso della dimensione universale della Chiesa Cattolica in comunione con Pietro, in un modo concreto, impensabile fino a qualche decennio fa. Non poche Comunità della Catholic Fraternity, poi, hanno una diffusione internazionale ed alcune hanno ottenuto il riconoscimento di Diritto Pontificio.
Per tale ragione ogni Comunità di Alleanza che chiede di far parte della Catholic Fraternity deve essere prima eretta canonicamente e ricevere l'approvazione dei suoi statuti da parte del Vescovo diocesano. In tal modo ogni Comunità mantiene la propria identità ed autonomia giuridica e di governo ma è parte di una federazione universale di fedeli di Diritto Pontificio.
La Catholic Fraternity, come del resto anche tutto il RCC, non è un movimento ecclesiale gerarchicamente strutturato
, ma una Federazione di Comunità ed Associazioni che nel rispetto dei diversi carismi, ognuna di esse contribuisce all'edificazione dell'unica Chiesa di Cristo, così come afferma San Paolo nella sua lettera ai Corinti: Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito, vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore, vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti (1Corinti 12,4-6)... Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo (1Corinti 12,12).
Vita Comunitaria:
All'interno delle Comunità di Alleanza si vive un impegno stabile e formale mediante l'osservanza di statuti e regole approvate dai Vescovi e dalla Santa Sede. Questo tipo d'impegno comunitario varia tra i diversi stati di vita: laici consacrati, religiosi, sacerdoti, diaconi permanenti, famiglie, celibi. Ogni realtà vive due modalità comunitarie: di vita comune (con la condivisione dei beni) e di alleanza. Ogni membro s'impegna a vivere con fedeltà la vocazione comunitaria con la sottoscrizione e un giuramento o promessa espressi nelle mani del Vescovo e/o del moderatore della Comunità.
Alcune di queste Comunità hanno una spiritualità di tipo monastico-contemplativo con case per la formazione dei loro candidati al sacerdozio e alla vita consacrata. Questa formazione si accompagna agli studi teologici presso gli Atenei e le Facoltà di Teologia delle Università Pontificie.
Anche le Comunità di Alleanza non mancano di vocazioni alla vita consacrata e al sacro ministero sotto la cura dei vescovi locali e le istituzioni diocesane e regionali preposte alla formazione.
Alcune di esse hanno espresso al loro interno vocazioni al diaconato permanente e alla consacrazione celibataria. La consacrazione avviene in due distinte forme: nel foro interno o nell'Ordine delle Vergini.
Tutte queste vocazioni sono al servizio delle opere proprie delle Comunità secondo un accordo stabilito tra il Vescovo e i Moderatori delle Comunità.
Carismi comunitari:
Ogni Comunità sviluppa una chiamata particolare in diversi settori della pastorale ordinaria:
Fra i diversi carismi ricordiamo l'impegno nell'adorazione e nella vita liturgico-sacramentale, l'impegno ecumenico, la promozione sociale ed umana, la cura pastorale degli infermi e il ministero delle guarigioni, l'evangelizzazione e la missione ad gentes
, la pastorale familiare e giovanile.
Attività missionaria nelle chiese particolari e all'estero:
Nell'ambito dell'impegno per la nuova evangelizzazione
si segnalano numerose iniziative comunitarie:
- Missioni, ritiri e Meetings nei paesi dell'Est Europeo e in Russia;
- Meeting Internazionali Ecumenici volti alla riscoperta delle radici cristiane dell'Europa;
- Dialoghi e Studi teologici;
- Ritiri per Sacerdoti e Diaconi;
- Diffusione della spiritualità della
Divina Misericordia
di Suor Faustina Kowalska; - Solidarietà internazionale con progetti umanitari per la promozione sociale;
- Scuole di Evangelizzazione ed Istituti Missionari;
- Centri ed incontri di spiritualità, formazione e case di preghiera;
- Diffusione mediante la stampa, la musica e la televisione.
Sono state proprie le Nuove Comunità con la loro caratteristica peculiare di realtà che nascono dal basso e con il loro metodo di diffusione per contagio a mostrare la necessità e l'urgenza per la missione di vivere il duplice respiro universale e particolare della Chiesa.
Per questa stessa logica e ragione, le diocesi, punto di stabilità per la vita ecclesiale di ciascuna comunità, debbono restare aperte in ogni direzione, anche per meglio rispondere alle grandi sfide culturali del nostro tempo specie quelle delle nuove comunità.
D'altra parte il cattolico contemporaneo stesso nella nostra società non vive più tutta la sua vita sotto il campanile come nella società contadina, ma piuttosto si muove quasi quotidianamente in più ambienti e in situazioni culturali differenti, dove spesso è invitato con la sua testimonianza evangelica a sfidare il secolarismo della società e l'invasione di una cultura edonistica, materialistica e spesso seguace di una religione sincretistica tipo new age.
Quindi le Nuove Comunità hanno da svolgere un compito importante nella storia della Chiesa contemporanea, raggiungere quanti non vanno in più in chiesa permeando tutti gli ambienti scristianizzati del Vangelo di Gesù Cristo Vivente.
Pertanto, sbagliano quanti riconducono il senso del costante interessamento di Giovanni Paolo II per le nostre comunità ad una semplice questione di simpatia
. Noi sappiamo con assoluta certezza che tali realtà costituiscono una grande speranza per la Chiesa del futuro, essi sono la punta di diamante della nuova evangelizzazione oggi, proprio dove le strutture tradizionali della Chiesa non approdano.
Le conversioni sono numerose, i giovani sono trasformati dall'incontro con Cristo, le famiglie sono riunite e rinnovate, le vocazioni sacerdotali e religiose vengono suscitate, un respiro cattolico ed ecumenico sono un ricorrente let-motiv. Per citare solo alcune espressioni apostoliche delle nostre Comunità.
2. La libertà di Associazione nella Chiesa
Il punto culminante per fondare il diritto alla libertà associativa delle nostre Comunità è l'affermarla come un diritto che deriva primariamente dal battesimo, dice la Christifideles laici, e non come una specie di concessione dell'autorità ecclesiale
(Christifideles laici, n. 29).
Tuttavia, la prospettiva del diritto di libertà associativa, per altro riconosciuto alla Catholic Fraternity in maniera formale e canonica dalla Santa Sede, è insita con un altro criterio intrinseco della vita cristiana: la necessità e l'urgenza che essa sia cattolica nella sua stessa radice
.
Ciò significa che la Catholic Fraternity è in docile obbedienza e in piena comunione con i Vescovi diocesani e col Santo Padre Giovanni Paolo II, che per Diritto Divino sono stati costituiti dallo Spirito Santo i legittimi Pastori delle nostre Comunità. Infatti, nei nostri Statuti approvati dall'autorità ecclesiastica preposta, non viene riconosciuta altra forme di autorità o di governo sulle nostre Comunità se non quella della Gerarchia della Chiesa Cattolica.
3. I criteri di ecclesialità richiesti dalla Santa Sede
In vista della maturità ecclesiale
e quindi dell'effettiva cattolicità delle nostre comunità, è richiesta ai Pastori una opera di incoraggiamento e di discernimento degli spiriti (Christifideles laici, n. 31).
Essi la compiono in forza dell'Autorità e per il bene della Chiesa, che non può non essere anche per il bene delle nostre stesse Comunità. Quindi la responsabilità di ogni comunità è quella di rapportarsi direttamente ed unicamente al solo discernimento del Vescovo Diocesano, e non ad altri riferimenti, di consultarlo e di riferirgli tutto ciò che è d'importanza vitale per la stessa Comunità. Egli è il solo ed unico responsabile della vigilanza pastorale e di governo di noi cattolici. La Chiesa oltre che Cattolica è anche Apostolica, fondata sugli Apostoli e sui loro successori i Vescovi.
Per una valutazione così delicata la Christefideles laici propone 5 criteri oggettivi di discernimento e di riconoscimento. Li citiamo sinteticamente:
- Primato della vocazione del cristiano alla santità: Cristo conosciuto, amato, vissuto e contemplato;
- Responsabilità di confessare la fede cattolica (Cristo si, Chiesa si! Valga per noi non solo il celebre adagio: extra Christus nulla salus, ma anche extra ecclesiae nulla salus!);
- Testimonianza di una comunione salda e continua. Obbedienza ed ossequio all'Autorità del Vescovo e del Sommo Pontefice. Non solo relazioni di buon vicinato. I pastori sono stati chiamati dal nostro Signore Gesù Cristo all'imprescindibile compito del discernimento ed hanno il dovere di
non estinguere lo Spirito ma di ritenere ciò che è buono e di non disprezzare le profezie
. Poiché i membri delle nostre Comunità sono anzitutto pecore appartenenti al Vescovo che ha ricevuto il mandato da Cristo di pascerle; - Conformità al fine apostolico della Chiesa;
- Impegno di una presenza nella società contemporanea (Christifideles laici, n. 30).
Tali criteri di riconoscimento trovano una importante verifica nei frutti concreti che accompagnano la vita delle nostre Comunità secondo il detto evangelico dai frutti li riconoscerete (Matteo 7,16)
Esso ha un'importanza capitale, perché si tratta di sottrarre i criteri di ecclesialità, in sé oggettivi, al rischio di una interpretazione soggettiva o di ideologie di potere e di strutture di controllo, tutte umane. Talvolta, magari senza accorgersene pregiudicando il carattere ecclesiale e cattolico, portandole in una sterilità spirituale con attitudini di tipo settario.
Questi criteri di ecclesialità voluti dall'Esortazione Apostolica della Christifideles laici danno alle nostre Comunità un'ulteriore conferma del genuino cammino ecclesiale intrapreso.
Al termine vorrei suggerire un pensiero che penso potrà contribuire alla nostra crescita nella maturità ecclesiale. Abbiamo sentito spesso parlare dell'importanza della formazione. Tale formazione sarà necessaria per ogni attività che svolgiamo così che le nostre Comunità della Fraternità, effettivamente potranno svolgere un importante servizio alla Chiesa e motivare sempre più la loro adesione all'unica missione della Chiesa.
Le nostre Comunità possiedono delle forti potenzialità perché la Chiesa raggiunga alcune mete fondamentali. Fra questi vorrei semplicemente citare tre direzioni della formazione nel campo liturgico, nell'ecumenismo e nella formazione umana e antropologica.
Così facendo il nostro umile servizio aiuterà a far crescere tutta la comunità cristiana e lo Spirito Santo verrà ad inondare di grazie e benedizioni la Chiesa e il mondo.
fonte:
Estratto della relazione Fraternità Cattolica in Italia: attualità e prospettive
svolta dal Prof. Matteo Calisi Presidente della Fraternità Cattolica