Costituito il Tribunale Diocesano per la Beatificazione di Simona Tronci
Simona sarà senz'altro un modello esemplare per tutta la Chiesa
M. Antonella Fois, NuovOrientamenti, numero 36, 12 ottobre 2003
L'istituzione del Tribunale Diocesano per la Causa di Beatificazione di Simonetta Tronci è stato una delle ultime e significative decisioni di mons. Ottorino Pietro Alberti, avvenuta in Episcopio la mattina del 18 Agosto 2003. Il Tribunale è così composto: il Promotore di Giustizia mons. G. Spiga (Vicario Generale della Diocesi di Cagliari); Giudice Delegato Episcopale mons. G. Prost e aggiunti don F. Locci e don Gf. Zuncheddu; il Notaio attuale mons. D. Usai e aggiunto don L. Venturelli.
Hanno partecipato all'evento il Postulatore P. P. Rossi e i Vice-Postulatori: il Cappuccino P. B. Pireddu, subentrato a P. C. Pilloni, e mons. Giovanni Delogu, parroco di San Giuseppe in Nuoro; Ignazio Agabbio, Ministro Provinciale del Terz'Ordine Francescano, Attore
della causa di Beatificazione ed il Pastorale di Servizio della Comunità Primavera R.C.C., della quale Simona è stata co-fondatrice nel 1977.
Simona (così voleva essere chiamata), nata a Cagliari il 13 ottobre 1960, ha vissuto bene la propria giovinezza, senza sprecarla in cose futili, ma proiettandosi continuamente verso la meta, verso il Signore. Viveva il quotidiano evangelico, perché aveva trovato la perla più preziosa: Cristo. Dopo la Maturità Classica, conclusa brillantemente, si è iscritta in Giurisprudenza. I primi risultati dei suoi studi sono stati ottimi ma lei desiderava, al di sopra di tutto, conoscere Dio, per cui intraprese, nel 1980, gli studi nella Facoltà Teologica di Cagliari. I suoi studi sono proseguiti con successo sino al gennaio 1983, inizio della sua malattia, che l'ha provata fisicamente ma anche attirata ancora più profondamente al Padre.
Simona amava profondamente Dio per il dono della vita e, a Lui, rendeva continuamente grazie per tutto quello che lei aveva, dalle cose materiali agli affetti, dai familiari agli amici. Tutto è dono di Dio e lei sentiva il bisogno, quasi sacro, di non sciupare niente di tutto quello che le apparteneva, di tutto ciò che lei era. Simona sentiva il desiderio di rendere grazie a Dio per ogni alito di vita che era in lei, lo ringraziava perché camminava, vedeva, saltava, correva, cantava, suonava, studiava. Aveva un rapporto tenero e confidenziale con Dio, come testimoniano i suoi numerosi scritti, e voleva renderLo felice in tutto ciò che lei faceva. Col suo modo di fare e di essere, Simona fa capire che, per amare Dio e i fratelli non è necessario isolarsi dal mondo, vivere in un convento o in un eremo, ma basta ascoltarLo e compiere la Sua volontà ogni giorno, là dove siamo nati, cresciuti e viviamo. Era una giovane frizzante, piena di vita, simpatica, che amava stare con i suoi amici, con il suo fidanzato, ma animata da una fede profonda che sapeva tradurre in gesti concreti di carità: consolare gli ammalati e portare, insieme a vestiti e cibo, il sorriso e la speranza ai più poveri della strada.
L'amicizia nel Signore
era per Simona la sorgente di elevazione spirituale, era gioia di vivere, di pregare e cantare insieme, che sfociava nella composizione di diverse canzoni per la Comunità che frequentava e coinvolgeva, con il suo modo di parlare, di pregare e di cantare, quanti le si accostavano. Nel momento in cui la vita le sorrideva, sempre più intensi si manifestavano i sintomi della gravissima malattia che, progredendo, la costringevano dapprima ad una semiparalisi, all'uso della sedia a rotelle e poi, successivamente, paralizzata sul letto, ad essere sorda, cieca e muta, immobile, nell'attesa del grande incontro col suo Amore, che avvenne il 18 aprile 1984, Mercoledì Santo.
E, come ha dichiarato l'Arcivescovo mons. Alberti, Simona sarà senz'altro un modello esemplare per tantissimi giovani e per tutta la Chiesa, soprattutto in questi tempi difficili che procurano un forte disorientamento alla fede.